di Massimo Martinelli
Mercoledì 24 Luglio 2019, 07:09 - Ultimo agg. 07:15
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Se mai ce ne fosse bisogno, è la prova della deroga al principio la legalità prima di tutto. Ciò che su queste colonne abbiamo definito la morte dello Stato di diritto. Il documento pronto per essere approvato dal prossimo Consiglio comunale di Roma addirittura smonta quello che è il già allarmante piano-lumaca sugli sgomberi nella Capitale.

Come se l'arco dei sette anni indicato da prefettura-Campidoglio-Regione non fosse già un tempo talmente estenuante da costituire di fatto un rinvio sine die, e quindi una insopportabile legittimazione alla piaga delle occupazioni. La novità è che quel documento è stato annunciato ieri come figlio dell'inedita alleanza M5S-Pd. Ma non si tratta di ingegneria politica o laboratorio di nuove alleanze, almeno per ora. Rappresenta piuttosto l'amara certificazione che alla ferita delle decine e decine di edifici (almeno 88) occupati abusivamente non si vuol mettere mano per il timore di perdere consensi presso ben precisi settori di elettorato. Pur di salvare questi interessi si è pronti a tutti anche all'inedito inciucio.

Continua insomma la protezione di quegli ambienti che da decenni commettono un reato assai spesso non punito nella nostra città. Una cinghia di trasmissione che ha consentito con giunte di ogni colore il lassismo che oggi abbiamo sotto gli occhi. Una resa dello Stato davanti a chi delinque, calpestando un diritto fondamentale. Che si tratti di edifici pubblici o privati. È questo il cambiamento promesso alla Capitale?
 
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