di Mario Ajello
Sabato 11 Giugno 2022, 00:04
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Domani si vota e si deve votare. Perché sono in ballo, al di là di destra e sinistra, questioni cittadine e quindi nazionali troppo importanti per essere snobbate, o sottovalutate, o considerate l’ennesimo rito stagionale e il solito gioco auto-referenziale della cattiva politica. Guai a distrarsi insomma perché queste sono Comunali molto speciali. Riguardano la nuova vita, dopo la pandemia e in piena necessità di ricostruzione e di rilancio, di quasi mille città grandi, piccole e medie, che tutte insieme e ognuna per sé sono motore di sviluppo.


Non accendere, finalmente, questo motore con piena consapevolezza del momento storico e ampia partecipazione alle sfide che abbiamo davanti? Significherebbe non capire l’importanza di questo passaggio elettorale. E sarebbe un dispetto alla Patria.  Le città ben amministrate, affidate a chi ha già mostrato capacità e a chi ha progetti e proposte credibili, sono la nostra vetrina nel mondo, tra turismo, industria, bellezza, qualità della vita e tutto il resto. Anche se non si vota a Roma, si vota in luoghi di eccellenza - da Genova a Palermo passando per tanti municipi del Lazio - e il buon governo delle città fa la forza della nazione. Ed è inutile dire quanto l’Italia, a partire dal suo tessuto urbano, dalla vitalità, dalla creatività e dalla produttività delle sue istituzioni locali, sia amministrative sia economiche, abbia bisogno di posizionarsi al vertice della competizione mondiale del post-Covid e, si spera, del post-guerra quando il conflitto finirà ma resteranno le grandi gare geo-politiche. 


E ancora. Bisogna votare, e votare bene, anche perché arrivano ai Comuni, dal Pnrr, più di 40 miliardi (oltre ai fondi nazionali e a quelli, ci si augura, dei privati anche stranieri che investono se il contesto è attrattivo) e guai a vanificare questo flusso di denaro a causa della mala amministrazione e dell’assenza di progetti. Per la prima volta i soldi europei arrivano direttamente alle città e i nuovi sindaci (esempio: a Genova arrivano 800 milioni) gestiranno il Pnrr con le loro mani, per la mobilità, l’illuminazione (che significa pure sicurezza), la scuola, i piani urbanistici, la digitalizzazione, le infrastrutture. E per tutto ciò, insomma, che serve alla modernizzazione, alla semplificazione e al miglioramento della vita di noi stessi. Non a caso, tre giorni dopo il ballottaggio del 26 giugno, si terrà alla Nuvola dell’Eur il mega evento Missione Italia, promosso dall’Anci, in cui oltre al commissario europeo Gentiloni, quasi l’intero governo e migliaia di sindaci e amministratori locali cercheranno di capire nero su bianco come il Pnrr da qui al 2026 cambierà radicalmente e virtuosamente il Sistema Italia. 
Questo voto va dunque maneggiato con massima coscienza, lucidità e lungimiranza.

Fare questioni di schieramento, attardarsi in anti-storiche posizioni ideologiche, sarebbe sprecare l’occasione. La bussola in cabina non potrà che essere quella del premiare chi ha cose da dire e mostra l’attitudine a saperle realizzare. Quella che serve è una scelta pragmatica sulle cosa da fare, sui problemi quotidiani e materiali dei cittadini da risolvere, cercando di individuare chi è più attrezzato a cimentarsi in questa prova.


La preziosità dell’appuntamento di domani si arricchisce poi di un altro particolare. Votare in tanti in questa fase di aggressione ai principi occidentali in Europa, con la guerra scatenata in Ucraina, ha valore simbolico non trascurabile: è prova di adesione alla democrazia, ai suoi riti e ai suoi metodi proprio mentre a poca distanza da noi vengono calpestati. C’è di più. Votare con ponderazione e responsabilità è un modo per dare ai partiti una lezione di aderenza alla realtà. Ovvero: noi non solo votiamo ma votiamo per chi ha una concezione della politica come servizio e non condizionata dagli interessi di bottega; votiamo per chi allarga e non per chi restringe il campo perché nella gestione dell’Italia, a cominciare dal più piccolo borgo, occorre inclusione e collaborazione e non l’impeto della contrapposizione di solito slegata dal merito dei problemi d’interesse generale. La logica dello scontro dell’io contro te, non centrata su progetti ma su slogan, è quella che a partire dal voto comunale può diventare egemone a tutti i livelli.


Queste elezioni possono in sostanza essere il trionfo del civismo politico. Ossia far contare molto meno l’appartenenza a questo o a quel partito, e pretendere - nelle contrade del Nord e in quelle assai bisognose del Mezzogiorno - fatti chiari e urgentissimi.

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