di Paolo Balduzzi
Mercoledì 8 Luglio 2020, 00:28
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L’economia è la “scienza triste”, si sa. E in Italia sembra esserlo ancora di più. Le buone notizie già scarseggiano quando le condizioni economiche sono generalmente positive; e in un contesto di pandemia e recessione mondiale è inutile attendersi qualcosa di meglio. Lo certificano i numeri diffusi ieri, con sadica coincidenza, da Ocse, Istat, Banca d’Italia e Commissione europea. 

Cominciamo con l’istituto di statistica che, dopo aver rilevato una ripresa della fiducia nell’ultimo bimestre, sottolinea tuttavia come la situazione delle imprese, soprattutto quelle più piccole, sia drammatica: sono ancora a rischio chiusura il 40% delle micro, oltre il 30% delle medie e una su cinque tra quelle più grandi. Non a caso, proprio l’Ocse stima che, anche dopo la ripresa del 2021, i posti di lavoro cancellati saranno oltre 500 mila, 700 mila se la pandemia riprenderà la sua forza in autunno. 

Per quanto riguarda le famiglie, è Banca d’Italia a quantificarne le difficoltà: il reddito disponibile è calato nell’80% dei casi, addirittura oltre la metà per il 36% del campione. Preoccupanti anche le prospettive: l’entità dei risparmi, cioè le disponibilità liquide accumulate, in molti casi non sarà sufficiente per onorare i mutui o il credito al consumo, con conseguenze facilmente intuibili a cascata sul sistema economico. 

 
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