L'intervento/ Dire sì al siero per tornare alla vita sociale

L'intervento/ Dire sì al siero per tornare alla vita sociale

di Luigi Sbarra
Martedì 28 Dicembre 2021, 23:59 - Ultimo agg. 29 Dicembre, 12:26
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Il 2021 si chiude con una impennata dei contagi in tutte le aree geografiche che mette a rischio non solo la tenuta del nostro sistema sanitario ma la stessa ripartenza economica. L’andamento della curva pandemica, rispetto a un anno fa, è mitigata negli effetti da una campagna vaccinale che ora deve ulteriormente consolidarsi. Va sostenuta di più la diffusione delle somministrazioni nei luoghi di lavoro e va considerata, come la Cisl chiede da mesi, anche l’opportunità di introdurre l’obbligo alle immunizzazioni.


Dire sì al vaccino è dire sì alla vita, proteggere la salute propria e del prossimo, tornare alla vita sociale, accelerare la ripresa. Il percorso fatto nell’anno che abbiamo alle spalle non può interrompersi.
Sono stati mesi intensi, scanditi dall’impegno della Cisl a costruire le condizioni di un dialogo sociale indispensabile per arginare gli effetti del virus e aprire una stagione di riforme. Con questo spirito abbiamo tagliato molti traguardi fondamentali: dal Patto per il pubblico impiego a quello sulla scuola, dai nuovi protocolli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro all’intesa sulla vaccinazione nelle aziende, dagli accordi sull’uscita dal blocco dei licenziamenti fino all’ultimo e determinante accordo quadro sullo smart working. 


È stato un percorso tutt’altro che semplice. Ma alla fine siamo riusciti a costruire insieme le basi di una prima risposta alla crisi, senza mai spezzare i fili del confronto con le istituzioni e le associazioni imprenditoriali.
Culmine di questo cammino è stato l’iter della legge di bilancio: un provvedimento nato a ottobre con rilevanti profili di inadeguatezza e che, grazie all’azione responsabile degli ultimi due mesi, presenta oggi fondamentali elementi espansivi, coesivi e di giustizia sociale.

Gli avanzamenti sono il frutto di una scelta precisa: un’azione sindacale costruttiva, che ha puntato a rafforzare l’interlocuzione senza incendiare il conflitto in un momento cruciale della storia nazionale. I risultati sono arrivati su questa via, e su questa via dobbiamo proseguire anche nel 2022.


La lacerazione di queste settimane sullo sciopero generale lascia segni profondi, che per essere ricuciti richiedono la massima chiarezza su obiettivi, contenuti e, soprattutto, sul modello sindacale che si intende adottare d’ora in poi. Per la Cisl la via maestra è quella della responsabilità, del pragmatismo, del riformismo, della partecipazione sociale e non quella di un antagonismo secco e di un radicalismo di stampo novecentesco che logora la rappresentanza sociale.
Lo abbiamo detto con chiarezza lo scorso 18 dicembre a piazza Santi Apostoli, a Roma, nella nostra manifestazione nazionale “Per lo sviluppo, il lavoro, la coesione: la responsabilità scende in piazza”. Un importante momento di mobilitazione e di orgoglio cislino, in cui abbiamo indicato anche le stringenti priorità economico-sociali.
L’azione della Cisl andrà avanti nel solco della corresponsabilità, chiedendo di dare velocità e concretezza alla riforma fiscale e previdenziale, con innovazioni che mettano in priorità i bisogni delle fasce più fragili, che hanno pagato più di altri gli effetti della crisi. 


Il 2022 si apre poi con una serie di questioni inderogabili, a cui dobbiamo dare risposte di sistema. L’agenda sociale è ben profilata nei temi del contrasto all’inflazione e di una nuova politica dei redditi, del rilancio dei salari e delle pensioni, della stabilità e la qualità del lavoro, dell’occupazione giovanile e femminile, della crescita del Mezzogiorno, dell’avvio delle politiche attive e di un grande piano sulla formazione, delle nuove strategie industriali, della coesione sociale e territoriale, della partecipazione e della democrazia economica.
Sullo sfondo, indispensabile, c’è il grande tema della governance partecipata degli investimenti e dei progetti del Pnrr, su cui abbiamo firmato proprio nei giorni scorsi un importante accordo con il Governo che prevede l’attivazione di tavoli nazionali e regionali per monitorare le ricadute sociali, economiche ed occupazionali degli investimenti. Una road map da realizzare attraverso unità d’intenti e d’azione: solo così saremo in grado di cogliere le enormi sfide delle transizioni digitali, energetiche, industriali e demografiche che abbiamo di fronte. Trasformazioni che devono essere orientate dalla bussola della sostenibilità sociale. Per farlo, e superare in positivo la peggiore crisi del dopoguerra, bisogna costruire le condizioni di un’intesa concertata su lavoro, sviluppo, coesione, innovazione.


Oggi più che mai è necessario realizzare un grande patto sociale, con affidamenti solidi che diano profondità alle innovazioni oltre le contingenze politiche, come avvenne nei primi anni Novanta. Occorre un clima di cooperazione su obiettivi strategici condivisi per cogliere risultati positivi e duraturi. Bisogna far tesoro dei preziosi suggerimenti e richiami che sono giunti in questi anni dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui va il riconoscimento di tutto il mondo del lavoro per la costante sensibilità sociale e vicinanza ai più deboli.
C’è da edificare un cantiere riformista autenticamente partecipativo, che sappia conciliare capitale e lavoro, solidarietà e competitività, crescita ed equità, progresso e lotte ai divari. Un “new deal” che rinnovi le basi del nostro modello di sviluppo per ridare speranza al futuro.

*Segretario Generale della Cis

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