C’era da aspettarselo. Il Ferragosto romano pagherà debito alla pandemia planetaria targata Covid 19.
Qualche anno dopo, Dino Risi portò alla ribalta i suoi “Poveri ma belli”, i quali s’inventavano un’altra estate, anche quella non al mare ma sul Tevere, in un piccolo stabilimento in legno, un barcone ancorato sotto i bastioni di Castel Sant’Angelo. Che tenerezza, oggi, ripensare a Maurizio Arena, Renato Salvatori, fusti in costume per conquistare Marisa Allasio e Lorella De Luca, sulle sponde del nostro fiume ancora biondo, non fetido come quello di oggi. Ricordo, nei primi anni ‘60, quando insieme al mio amico Andrea, traversammo a nuoto il Tevere da parte a parte sotto ponte Cavour. Allora tutto era veramente più pulito, anche il Tevere. E che tenerezza quel mondo sparito di una Roma più spiritosa, più autentica soprattutto nei suoi sentimenti e nelle sue abitudini. L’estate dei quartieri popolari, con la gente che usciva verso sera fino a tarda notte, per riprendere fiato, affollando con nonni e pupi i baracchini dei cocomeri e della “grattachecca”. Si attendeva l’arrivo puntuale del ponentino e si succhiava con delle lunghe cannucce il ghiaccio colorato dallo sciroppo di menta. Ma anche l’estate dei quartieri alti, con gli appartamenti dei ricchi sprangati e fuori, a montare la guardia, un piccolo esercito di portieri seduti su delle sedie da cucina, a parlarsi a voce alta da palazzo a palazzo.

Enrico Vanzina
L’estate di una volta/ Quando il Tevere era il nostro mare

di Enrico Vanzina
Domenica 9 Agosto 2020, 00:31
3 Minuti di Lettura
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout