Era sicuro che accadesse. Di fronte ai divieti del governo che impongono il prolungamento della chiusura delle discoteche ecco che si fanno avanti i furbetti della trasgressione. Sono quei gestori che “truccano” le serate: promettono di trasformare, da una certa ora in poi, la cucina, i camerieri e i piatti in tavola in baldoria danzante, con tanto di disc jockey. A un certo punto della serata il ristorante, come negli avanspettacoli d’un tempo, offre il caffè chantant del dopo pandemia. Ora, si sa che il divieto di riaprire i locali dove si balla, non è stato deciso dal governo per un uzzolo del Comitato Tecnico Scientifico.
La norma si è imposta perché questi luoghi sono fonte di altissimo rischio di contagio. Eppure, c’è chi pratica la scorciatoia della serata danzante mascherata in cena d’ordinanza.
Il rischio della trasgressione non deve pagare, affinchè non diventi un messaggio fuorviante per chi, i divieti, li rispetta. Non è una buona politica evitare di impiegare i mezzi dovuti per far rispettare la legge, così come accade per le manifestazioni di piazza non autorizzate dalla Questura. Chi gioca col fuoco della pandemia deve sapere che può scottarsi: se c’è un divieto è come di fronte al semaforo rosso. Si rispetta, non è un suggerimento.
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