Libia, lo sconfitto è Macron, il vincitore Erdogan: un punto per l’Italia, ma c’è poco da gioire

Libia, lo sconfitto è Macron, il vincitore Erdogan: un punto per l’Italia, ma c’è poco da gioire

di Alessandro Orsini
Sabato 22 Agosto 2020, 00:05 - Ultimo agg. 11:22
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Il cessate il fuoco concordato dai due governi della Libia rappresenta una vittoria per Erdogan, che si trasforma in una fortuna per l’Italia. Il 4 aprile 2019, il generale Haftar aveva attaccato la città di Tripoli, che, ritenuta prossima a cadere, aveva chiesto aiuto militare al governo Conte, il quale aveva rifiutato per ragioni costituzionali e di opportunità politica.

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Se l’Italia avesse sostenuto Tripoli con le armi, la Francia avrebbe fatto altrettanto con Haftar, di cui è la protettrice in Europa. Conte e Macron hanno operato in modo illuminato, evitando uno scontro potenziale tra Italia e Francia. Non ricevendo armi dall’Italia, Tripoli ha chiesto protezione a Erdogan che, in poche settimane, ha rovesciato la situazione: non soltanto i suoi uomini hanno messo in fuga Haftar, ma lo hanno addirittura assediato a Sirte. 
Per scongiurare quella battaglia, i Paesi che avevano sostenuto l’attacco di Haftar – Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Francia – hanno pregato la Turchia di accettare un compromesso. I vertici della diplomazia mondiale, inclusi Trump e Putin, hanno investito le loro energie e il cessate il fuoco è, in misura significativa, frutto della loro mediazione. 
Le lezioni principali che l’Italia può ricavare dal cessate il fuoco sono due. La prima è positiva e la seconda è negativa. Quanto alla notizia positiva, l’Italia raccoglie il frutto di un lavoro non suo. Non potendo intervenire militarmente, ha lasciato che Erdogan facesse il lavoro per lei. In tal modo, Conte ha ottenuto il massimo risultato, ovvero la tenuta del governo di Tripoli, con il minimo sforzo. La notizia negativa è che la crisi in Libia, andando oltre le apparenze, è stata risolta con le armi e non con la diplomazia.
IL RUOLO DELLE ARMI
Questo rappresenta un fallimento per l’Europa e, più in particolare, per l’asse Francia-Italia, ammesso che un simile asse sia mai esistito. Detto più chiaramente, la crisi in Libia è stata risolta, almeno per oggi, in Medio Oriente e non in Europa perché a parlare sono state le armi di Turchia ed Egitto. La ragione per cui il blocco che sostiene Haftar è passato dalla guerra a oltranza, alla richiesta del cessate il fuoco, è esclusivamente militare. Quando avanzava, il blocco di Haftar era guerrafondaio; quando ha iniziato a indietreggiare, è diventato pacifista.
Questo significa che la Libia si è abituata a pensare militarmente e non diplomaticamente. In queste ore, tutti si attribuiscono qualche merito. Tuttavia, il cessate il fuoco sancisce una situazione di fatto negativa per la Francia. Macron, invece di allearsi con Conte in favore della pace, ha preferito allearsi con Haftar, in favore della guerra. Questo gesto di inimicizia nei confronti dell’Italia si è concluso con un danno per gli interessi dei francesi.
La guerra di Haftar ha infatti spalancato alla Turchia le porte della Libia, che sarebbero rimaste chiuse con la pace. La conseguenza è che la Turchia è diventata un temibile avversario della Francia nell’Africa del nord e nel Mediterraneo, tanto in quello centrale, quanto in quello orientale, dove Macron sta creando un’alleanza contro la Turchia, composta da Grecia, Egitto, Cipro e Israele. Nei prossimi mesi, Macron avrà un bel da fare per contenere la Turchia, alla cui espansione ha contribuito con le sue mani. La politica internazionale non è fatta soltanto di forze materiali, ma anche di forze immateriali, come le strategie e le alleanze. 
Macron ha sbagliato entrambe: si è alleato con Haftar, che è stato respinto, e ha scelto la guerra, che ha perso per mano di Erdogan. Vi è però qualcosa per cui Macron può ritenersi soddisfatto. Il cessate il fuoco si conclude mentre Sirte e la base di al Jufra si trovano ancora nelle mani di Haftar. Prima della sua avanzata, erano sotto il controllo di Tripoli. Il blocco di Haftar non è riuscito a conquistare tutta la Libia, ma ha comunque ottenuto un guadagno rilevante. 
Provando a riassumere una situazione fluida, potremmo dire che il blocco di Haftar è uscito sconfitto militarmente e politicamente, ma non territorialmente. L’unico capo di Stato a ottenere soltanto vantaggi è Erdogan.
 

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