di Paolo Graldi
Domenica 10 Ottobre 2021, 00:00
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Il centro della Capitale sotto assedio, per ore, in un drammatico crescendo fino a sera, dopo il calare del buio.
Roma tenuta in ostaggio per un intero sabato pomeriggio da alcune migliaia di No Vax e di No Green Pass, con manipoli organizzati, addestrati e determinati a invadere Piazza del Parlamento e Piazza Colonna, davanti a Palazzo Chigi. Bombe carta contro la polizia schierata a plotoni per contenere la pressione dei manifestanti, con agenti in assetto antisommossa messi a durissima prova nel respingere provocazioni di ogni genere. Poi sono esplosi anche i lacrimogeni quando la situazione volgeva al peggio verso le 19 insieme con il risuonare secco e squassante delle bombe carta. Anche l’idrante dell’autobotte della polizia ha lanciato frequenti getti d’acqua, con scarsi risultati di dissuasione.

A tarda sera il bilancio di ore drammatiche: una vastissima area del centro storico, da Piazza del Popolo (dove si era tenuta la prima parte del raduno) paralizzata, le attività commerciali interrotte, i turisti in fuga, danni alle vetrine, ai negozi, alle cose. 

Uno spettacolo indecoroso, indecente dove la libertà di manifestare (“Libertà, libertà”, lo slogan trainante) è stata piegata alla pretesa di fare della trasgressione la propria legge. 

Il corteo non era autorizzato, anzi vietato. Eppure questa folla si è scagliata contro la sede della Cgil e poi, un’altra tranche, giù per via Veneto, via del Tritone fino a Largo Chigi dove la barriera della polizia si è fatta muro invalicabile ma anche dove si è avuta la dimostrazione plastica che il corteo, le sue componenti più facinorose, cercavano lo scontro, il corpo a corpo pur lanciando slogan verso gli agenti per coinvolgerli nella protesta e accattivarne la comprensione, la simpatia. 

Accanto a manifestanti esagitati ecco la significativa presenza dei militanti di Forza Nuova con a capo il leader romano Giuliano Castellino, arringa -popolo poi rimasto leggermente ferito in uno scontro con la polizia.

Forse non è improprio intravvedere nei fatti di ieri, nel sabato nero della Capitale, scintille insurrezionali che tentano di organizzarsi, i cui componenti che hanno origini e motivazioni diverse si riconoscono in atti di aperta sfida allo Stato. 

C’era anche del folklore: gente inginocchiata che invoca la Libertà, braccia alzate in segno di resa, mani giunte in atto di preghiera in mezzo allo sventolio di bandiere tricolori.

Il tutto bagnato dagli idranti. 

Decine di telecamere e le dirette di alcune emittenti forniranno materiale per una visione, anzi una rivisitazione dei mille episodi di queste ore per configurare un quadro che delinei esattamente, anche dal punto di vista penale, a quale punto sono giunti comportamenti che paiono come una sfida preordinata alla legalità. 

E’ evidente che il danno per la città, per i romani ed i turisti che speravano di godersi una bella giornata d’autunno in centro, a fare shopping, a lasciarsi inghiottire dalle nostre bellezze, è incalcolabile. 

Non si può consentire, attraverso un’opera di prevenzione all’altezza dei rischi che si sono visti, che si inauguri una stagione di guerriglie settimanali, in lungo e in largo scorrazzando per la Capitale. 

Non ci sono e non possono esserci ragioni utilizzabili per rovesciare sulla città una rabbia insensata e devastatrice. Occorrerà svolgere un’azione attenta e severa per individuare i focolai da cui prendono le mosse quei gruppi che utilizzano la protesta di gente, anche in parte in buona fede, per alzare i toni e i gesti dello scontro. 

Abbiamo già vissuto stagioni nelle quali la città è stata chiamata, suo malgrado, a contenere conflitti e spesso ne ha pagato prezzi altissimi, anche in termini economici. 

A maggior ragione, proprio mentre anche la Capitale tenta di risollevarsi dai sacrifici imposti dalla pandemia, non si può consentire di scambiare la libertà di manifestare con la pretesa di calpestare gli obblighi imposti dall’ordine pubblico. 

C’è, nel bilancio di questa orribile giornata di guerriglia, un fondo di profonda amarezza: si calpestano i protocolli che la scienza pone al servizio della collettività per esercitare posizioni antagoniste, antagoniste su tutto. Il loro è un No che pretende di prevalere anche sulla salute di ciascuno e perciò stesso di tutti. 
Ecco, quello è un No a cui dire No.
 

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