di Francesco Manfredi*
Domenica 7 Gennaio 2024, 00:46
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La sfida lanciata dai nuovi modelli di produzione e di consumo non può non essere raccolta anche dai sistemi di formazione nazionali e locali, pena la desertificazione economica e sociale e la marginalizzazione di interi pezzi del nostro Paese. A non evitare questo rischio portano i riflessi condizionati di chi, con la visione e la cultura del precedente millennio, ancora si attarda a speculare se tali sistemi, e in particolare quello tecnico-professionale, debbano preoccuparsi più di un’istruzione generalista che di una formazione che guardi con concretezza anche alla sfida dell’occupazione e delle nuove forme d’imprenditorialità. In direzione diametralmente opposta a questa stanno fortunatamente andando le riforme e i progetti voluti e realizzati dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che puntano a innovare e modernizzare i nostri percorsi d’istruzione ponendoli al livello di una sfida globale e a supporto dello sviluppo sostenibile delle nostre comunità.

Al lavoro svolto per valorizzare il personale scolastico, per personalizzare i percorsi formativi anche con l’introduzione dei docenti tutor e orientatori, per ridurre la dispersione scolastica e i divari di apprendimento, per migliorare le strutture materiali e immateriali, si sta per aggiungere l’attesa riforma della filiera formativa tecnologico-professionale. È opportuno soffermarsi su di essa perché, coerentemente con gli altri provvedimenti, appare finalmente idonea a stimolare e guidare i giovani verso un orizzonte professionale che sia gratificante, motivante e coerente con la propria esperienza umana e con il futuro auspicato. 
Sottolineo tre obiettivi chiave della riforma del Ministro Valditara. Il primo è quello di rimettere al centro del concetto di sviluppo sostenibile i sistemi della formazione, il personale scolastico e gli studenti, che sono non un accessorio ma una potente leva da integrare sinergicamente con tutte le risorse culturali e socio-economiche della comunità, a iniziare da quelle imprenditoriali e della società civile. 

A questo mirano strumenti quali i progetti formativi territoriali condivisi e integrati, i nuovi campus, i percorsi personalizzati, i docenti provenienti dal mondo delle professioni. Il secondo obiettivo è quello di colmare il gap di professionalità denunciato dalle aziende, formando tecnici competenti in grado di agire con consapevolezza e responsabilità e permettendo così agli imprenditori di avviare nuovi processi d’innovazione e di sviluppo.
A questo mirano gli accordi per sviluppare i laboratori di approfondimento e sviluppo degli apprendimenti, la didattica digitale, gli accompagnamenti orientativi specifici, le esperienze sul campo anche attraverso scambi in contesti nazionali e internazionali.

Il terzo obiettivo ambisce a incidere ancora più in profondità, soprattutto nei contesti territoriali più deboli, là dove il tessuto imprenditoriale appare in grave difficoltà se non in dissoluzione.
In tali contesti la risposta finalmente concretizzata della filiera integrata e, in particolare, delle ITS Academy, può portare nei giovani una nuova tensione a fare impresa, a riattivare processi di micro imprenditorialità, a rilanciare l’azienda di famiglia, ad accettare di giocare in prima persona la sfida della ricostruzione del tessuto economico, e quindi sociale, delle proprie comunità, a essere protagonisti, come i loro nonni negli anni del boom economico, di una nuova stagione di sviluppo e di benessere. 
Quando si parla della riforma Valditara, si parla di tutto questo.

*Pro Rettore Università Lum 
Consigliere di Amministrazione Indire

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