Se riuscissimo a distogliere lo sguardo, almeno qualche ora al giorno, dall’ombelico di polemiche di casa nostra, a volte inventate a volte un po' fondate, sempre comunque surreali, per alzare gli occhi verso il mondo, avremmo tutti una sorpresa. Scopriremmo che il mondo non fa altro che guardare a noi.
Dovremmo avere più attenzione vera alla politica estera che, a sua volta, in un momento complicato della storia come questo, deve diventare per noi italiani la vera politica di coesione nazionale. Non ci sono differenze così grandi o, comunque, insuperabili su Ucraina e Medio Oriente tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Pd. Così come sono maturi i tempi per una scelta europea convinta a favore del Mediterraneo, imperniata sulle nuove direttrici globali che riguardano l’asse Sud-Nord e pongono in evidenza l’Africa, la regione mediorientale e l’Asia.
Questa nuova situazione internazionale ci obbliga, da un lato, a fare i conti con la realtà terribile di tanti conflitti regionali a loro volta intrecciati pericolosamente tra di loro, e, dall’altro, ci fornisce l'opportunità di essere parte della nuova frontiera del mondo che significa risorse umane, materie prime energetiche e del futuro, che significa speranza in mezzo a una polveriera a cielo aperto.
Il mondo internazionale politico e degli investitori ci guarda per questo. Perché della politica estera mondiale il Sud italiano è diventato uno snodo molto importante in quanto è il dirimpettaio della articolata compagine mediorientale, in genere, del Mediterraneo allargato e, allo stesso tempo, il punto di arrivo dei rifornimenti energetici che è uno dei veri asset rimessi in gioco dalle conseguenze economiche della guerra di Putin in Ucraina e dalla riconfigurazione delle catene della logistica e portuali post pandemica.
La recente frenata americana è frutto dell'atterraggio dalla lunga stagione drogata dei sussidi post covid e dalla riduzione degli stimoli fiscali, il nervosismo dei mercati trae alimento dal taglio dei tassi annunciato dalla Fed in misura più rilevante perché si è arrivati tardi, ma di certo sono gli Stati federali del Sud degli Usa, penso al Texas e alla Georgia, che hanno fatto e fanno meglio sfruttando i mega sostegni americani agli investimenti e le condizioni favorevoli naturali, con parchi eolici e fotovoltaici di energia pulita e con shale gas, massima libertà regolamentare che favorisce gli animal spirits di un tessuto imprenditoriale che non ha pari al mondo e attrae capitali internazionali. Puntando, allo stesso tempo, sui data center favoriti dal basso costo energetico e sul capitale umano assicurato dalla risorsa di valore dell'immigrazione, non senza forti polemiche, e dalla qualità della ricerca di grandi università.
Al di là del fatto che abbiamo in casa molto di più di quello che pensiamo di avere, se solo lo cercassimo, ciò che tutto il mondo sa e non se lo si dimentica mai è che il Sud italiano rappresenta oggi un passaggio obbligato perché i Sud del mondo continuino ad alimentare l'industria dei Nord del mondo con l'energia e le materie prime del futuro di cui la manifattura ha vitale bisogno per sopravvivere.
Se ce lo ricordassimo anche noi e facessimo la politica estera di coesione nazionale che il mondo ci chiede, avremmo meno tempo per litigare sul poco o nulla che ci divide ogni giorno e assicureremmo alla comunità europea intera e ai nostri figli, in particolare, la qualità di vita e di lavoro che solo le grandi democrazie e le grandi economie moderne possono garantire. Non dipende tutto ovviamente solo da noi, ma molto di certo lo possiamo e dobbiamo fare noi.