Edy Ongaro, morto miliziano veneziano in Ucraina. Ucciso nel Donbass in trincea da una bomba a mano Video

Era un combattente con le forze separatiste del Donbass. Nome di battaglia "Bozambo", era origianario di Portogruaro, in provincia di Venezia

Edy Ongaro, morto miliziano italiano in Ucraina. Ucciso nel Donbass in trincea da una bomba a mano
Edy Ongaro, morto miliziano italiano in Ucraina. Ucciso nel Donbass in trincea da una bomba a mano
Giovedì 31 Marzo 2022, 23:11 - Ultimo agg. 2 Aprile, 16:50
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In Donbass è stato ucciso Edy Ongaro, 46enne miliziano italiano che combatteva con le forze separatiste in Ucraina. E così l'Italia entra tragicamente nel bilancio delle vittime della guerra con il nome del 46enne veneziano, rimasto ucciso ieri da una bomba a mano mentre combatteva con le milizie separatiste del Donbass. Il fatto è stato riferito in serata dal Collettivo Stella Rossa Nordest, con un post sul proprio Profilo Facebook, poi è stato confermato da Massimo Pin, amico fraterno di Edy, al quale è toccato il compito di avvisare la famiglia.

Edy Ongaro, dall'Italia al Donbass

Ongaro, una vita non priva di problemi, era nel Donbass dal 2015. In Donbass, già all'epoca, si era arruolato con i separatisti della brigata Prizrak, composta soprattutto da foreign fighter. Per i filo-russi era diventato una specie di eroe, incurante di rischiare la vita sotto le bombe per combattere contro il governo di Kiev, e fianco «di tutti i civili neo-russi che hanno visto l'inferno in terra».

«Questo è il nostro giorno» aveva scritto quando Vladimir Putin aveva firmato in diretta tv il decreto col cui la Russia riconosceva l'indipendenza dall'Ucraina delle repubbliche del Donbass.

Il suo nome di battaglia era «Bozambo», in ricordo di un partigiano della seconda guerra mondiale, e sosteneva che a spingerlo alla lotta con i ribelli filo russi delle repubbliche di Donetsk e Luhansk sarebbe stato il ricordo delle violenze inferte dai fascisti alla sua famiglia. Edy Ongaro ha perso la vita ieri nel villaggio di Adveevka, nella regione allargata di Donetsk, al confine nord. Secondo le prime informazioni, l'italiano si trovava in una trincea assieme ad altri soldati, quando è caduta una bomba a mano lanciata dalle forze nemiche. Ongaro si sarebbe lanciato con il corpo sull'ordigno, a protezione dei compagni, morendo all'istante. «Era un compagno puro e coraggioso, ma fragile - hanno scritto i suoi amici del Collettivo Stella Rossa - In Italia aveva commesso degli errori. In Donbass aveva trovato il suo riscatto».

La famiglia: speriamo di riavere la salma

«Speriamo che la salma possa rientrare in Italia e che i funerali si possano svolgere qui in paese». Sono le parole di Rino Ongaro, zio paterno di Edy. «Non abbiamo avuto altre notizie - ha fatto sapere l'anziano parente - ho sentito mio fratello Sergio questa mattina e anche lui sta attendendo qualche informazione ulteriore. Ci hanno soltanto confermato le tragiche circostanze in cui mio nipote ha trovato la morte. Non sentivamo Edy da parecchio tempo, ma le sue condizioni ci venivano puntualmente riferite dal fratello Mirko, che manteneva un costante contatto telefonico. Non ho giudizi da esprimere su questa sua scelta: si trovava lì da sette anni - ha concluso - e dunque aveva maturato sue convinzioni sulle quali non entro». 

Edy Ongaro, in battaglia già dal 2015

Il post di addio del Collettivo Stella Rossa Nordest 

«Con immenso dolore comunichiamo che Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo, è caduto da combattente per difendere il popolo libero di Novorossia - si legge nella nota diffusa dal gruppo di separatisti di cui faceva parte -. Dalle prime informazioni ricevute sappiamo che si trovava in trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull'ordigno facendo una barriera con il suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni. Edy era nato 46 anni fa a Portogruaro, Venezia, raggiunto il Donbass nel 2015 non lo aveva più lasciato. Era un compagno puro e coraggioso ma fragile ed in Italia aveva commesso degli errori. In Donbass ha trovato il suo riscatto, dedicando tutta la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori. Ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni».

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