Altro che guru, l'ex-campione di kick boxing, Andrew Tate, dopo le schermaglie su Twitter con Greta Thunberg, è finito agli arresti, per due tra i reati più odiosi: traffico di essere umani e stupro. Tate, che sui social aveva creato il suo piccolo impero di seguaci - che «istruiva» con consigli per combattere il sistema, fare soldi ed essere liberi - è stato arrestato in Romania, insieme al fratello Tristan, perché ritenuti membri di un'associazione criminale che attirava le donne con l'intenzione di una relazione sentimentale, per poi violentarle e venderi i filmati porno all'estero.
La disputa social con Greta
Il 35enne, che su Twitter si vantava con l'ambientalista svedese Greta, di avere un parco di 33 bolidi sportivi, dalle enormi emissioni inquinanti, è stato rintracciato a Bucarest, dalla polizia romena, perché sospettato di aver creato o fatto parte di un gruppo criminale, che avrebbe sfruttato sei donne per realizzare film e foto con contenuti pornografici da pubblicare online.
Cacciato dalla tv
Nel 2016 l'atleta fu cacciato dal reality show inglese, Big Brother, dopo un video in cui frustava una donna, che si diceva consensuale; ma le sue posizioni nei confronti delle donne sono sempre state controverse, ed in più di un'occasione avrebbe sostenuto che le donne vittime di aggressione sessuale fossero responsabili delle violenze subite. Eppure Tate, era un influencer molto noto sulle piattaforme come TikTok dove i suoi video sono stati visti 11 miliardi di volte.
Secondo il comunicato diffuso dalla Direzione per le indagini sulla criminalità organizzata e il terrorismo della Romania, i fratelli Tate, insieme a due cittadini rumeni, avrebbero costituito «un gruppo criminale organizzato per commettere sul territorio della Romania, ma anche di altri paesi, come il Stati Uniti d'America e Gran Bretagna, il reato di tratta di esseri umani», attirando le vittime con la promessa di una seria relazione sentimentale, per poi abusarne con atti di violenza fisica e coercizione mentale, al solo fine di sfruttamento sessuale da pubblicare sul web, come hanno già confermato sei donne.