"Charlie se n'è andato in 12 minuti": lo straziante racconto di mamma Connie

"Charlie se n'è andato in 12 minuti": lo straziante racconto di mamma Connie
"Charlie se n'è andato in 12 minuti": lo straziante racconto di mamma Connie
Sabato 5 Agosto 2017, 20:48
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Il piccolo Charlie «se n'è andato in 12 minuti». È drammatico e struggente il racconto degli ultimi momenti di vita del piccolo, affetto da una rara malattia inguaribile, fatto dalla mamma Connie Yates al Daily Mail: «Ha aperto gli occhi e ci ha guardato per l'ultima volta. Poi li ha chiusi e se n'è andato. Ci avevano detto che che sarebbe morto in 5 o 6 minuti dopo aver staccato le macchine, ma il suo cuore ha smesso di battere dopo 12 minuti».

Subito dopo la morte i genitori l'hanno portato a casa. «Una volta arrivati è stato bellissimo sedersi e vederlo, lì, disteso come un bambino qualunque - aggiunge la donna - Non più circondato dai macchinari e nulla che oscurasse il suo bellissimo faccino. Vedere il nostro Charlie, a casa, dormire nella sua culla, proprio dove doveva essere».



Il bimbo è morto lo scorso 28 luglio dopo essere stato trasferito in un centro assistito per malati terminali su ordine del giudice dell'Alta Corte di Londra. La decisione era stata presa al termine di una lunga battaglia legale fra l'ospedale dove era ricoverato, il Great Ormond Street Hospital, e i genitori. La coppia in un primo momento voleva portarlo negli Stati Uniti per una terapia sperimentale ma dopo che anche questa possibilità era svanita, avevano richiesto di trasferirlo a casa, per passare con lui gli ultimi giorni. Ma l'Alta Corte ha ordinato il trasferimento nell'hospice dove in mancanza della respirazione artificiale, si è spento.



Un drammatico epilogo per il piccolo di 11 mesi, affetto dalla sindrome mitocondriale degenerativa. Una lunga odissea fra etica e legge, che ha colpito l'opinione pubblica mondiale e che ha fatto scendere in campo il Papa, Donald Trump e tra gli altri anche l'ospedale Bambino Gesù di Roma che si era offerto di accoglierlo. E oggi uno degli operatori sanitari dell'ospedale londinese in un articolo sul Guardian, scritto in forma anonima, prende le distanze dalle polemiche che hanno accompagnato la vicenda e difende lo staff medico che ha assistito il piccolo, definendo i commenti comparsi in rete una sorta di «soap opera».



Il personale dell'ospedale - scrive - «ha amato questo bambino», ma si è anche reso conto che si era arrivati al punto che non si poteva fare altro per aiutare Charlie. Nell'articolo si sostiene che il bambino ha sofferto molto più di quanto avrebbe dovuto anche a causa del polverone che il caso ha suscitato. Parole dure anche contro i social media ed il web: «Avete contribuito al dolore della famiglia, avete combattuto una battaglia di cui non sapete nulla, e non è stata di aiuto a nessuno».
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