Coronavirus, Trump vuole che lo sport riparta: «Sono stanco di rivedere vecchie repliche in tv»

Coronavirus, Trump vuole che lo sport riparta: «Sono stanco di rivedere vecchie repliche in tv»
Coronavirus, Trump vuole che lo sport riparta: «Sono stanco di rivedere vecchie repliche in tv»
Mercoledì 15 Aprile 2020, 16:11
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Donald Trump vuole che lo sport negli Stati Uniti riparta, nonostante i dati terrificanti sul contagio di coronavirus, perché «stufo delle repliche tv»: a 78 anni di distanza da quando il presidente Franklin Delano Roosevelt, un mese dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor, disse che «in tutta sincerità sento che per gli Stati Uniti sarebbe meglio se si continuasse a giocare a baseball», Trump ne segue l'esempio.

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Roosevelt rispose così alla lettera indirizzatagli solo il giorno prima dal 'commissioner' Kenesaw Mountain Landis, che, pressato dai proprietari dei club, gli chiedeva se l'entrata in guerra avrebbe fermato tutto. Oggi, mentre il mondo combatte una guerra diversa ma dagli effetti comunque devastanti, Trump proprio quello sport ad esempio di ciò che deve ripartire perché cementa e risolleva il morale del Paese, flagellato dal coronavirus. «Dobbiamo riprenderci i nostri sport - ha detto Trump dalla Casa Bianca, durante una conferenza stampa sull'emergenza Covid - Sono stanco di guardare repliche di partite di baseball vecchie di 14 anni».
Il presidente americano vuole un rapido rientro in campo dei giocatori, convinto che la ripresa delle gare potrebbe contribuire anche a spingere l'economia degli Usa. Un concetto che il presidente aveva espresso già lo scorso 4 aprile, in videoconferenza con i responsabili delle leghe e di varie federazioni. Tale è l'importanza attribuita all'aspetto sportivo, che Trump ha annunciato la creazione di una 'task force' dedicata, di cui fanno parte i responsabili delle leghe professionistiche - dall'NBA (basket) alla NFL (football), dalla NHL (hockey) alla MLB (baseball) - oltre ai proprietari di alcuni importanti club.



«Lo sport non è stato progettato per vivere in questa situazione, l'intero concetto della nostra nazione non è stato progettato per questo - ha detto ancora Trump - Si deve tornare a giocare e rapidamente, molto rapidamente». È ormai un mese che i vari campionati sono fermi in Nord America, come nel resto del mondo, a causa della pandemia.
L'NBA è stata la prima a interrompersi, l'11 marzo. I tornei di hockey su ghiaccio (NHL), calcio (MLS) e golf (PGA Tour) hanno seguito rapidamente l'esempio. La Major League Baseball (MLB) ha rinviato sine die l'inizio della stagione che doveva partire il 26 marzo, mentre la Professional League of American Football (NFL) spera di poter iniziare la stagione come previsto, a settembre.

Non tutti gli interessati, però, condividono la fretta del presidente, nello sport come negli altri settori della società. I 'commissioner' di NBA e NHL, Adam Silver e Gary Bettman, hanno ribadito che l'incertezza sulla diffusione del coronavirus continua a rendere impossibile formulare programmi certi ed ancor meno programmare date. Tutti concordano, poi, sulla necessità di riprendere a porte chiuse, mentre Trump vorrebbe «persone sedute una accanto all'altra» negli stadi.

Nemmeno tra le autorità locali c'è identità di vedute. Il governatore democratico della California, Gavin Newsom, ha definito «improbabile» la ripresa dello sport in presenza di spettatori quest'estate nel suo stato, affermando che l'ipotesi di raduni di massa è «minima fino al raggiungiamo dell'immunità collettiva o allo sviluppiamo di un vaccino». Al contrario, in Florida, il governatore Ron DeSantis, fedele alleato di Trump, ha di recente ha decretato che gli sport professionistici sono tra i «servizi essenziali» per il suo stato. 
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