Al museo archeologico virtuale di Ercolano è stata inaugurata la mostra fotografica “Il formidabil monte”

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La mostra, a cura di Rita Scartoni e Vittorio Ragone, è prodotta dalla fondazione Cives/Mav di Ercolano con la fondazione Alinari per la fotografia e in collaborazione con la web-rivista Foglieviaggi, con il contributo della regione Campania e il supporto di Scabec. È il racconto del Vesuvio, “Il formidabil monte”, e del suo territorio circostante attraverso gli scatti fotografici d’autore, attinti dal grande giacimento di immagini e di storie che sono oggi l’archivio Alinari.

Un percorso straordinario articolato in due sezioni di ben 58 opere. La prima, Il Vesuvio, tra fotografia del Grand Tour e sperimentazione, esplora per sintesi il panorama culturale di un'epoca, l'elaborazione di modelli iconografici in un periodo di grande interesse e richiesta di fotografie come souvenir di viaggio. La seconda, Eruzioni, racconta l'altra faccia del Vesuvio, quella minacciosa e distruttiva, con gli effetti devastanti della sua collera su cose e persone, attraverso un tipo di fotografia che, sempre più alla portata di tutti, si pone obiettivi di racconto, di documentazione di fatti e di emozioni.

Il progetto fa parte di Campania cultura, il primo ecosistema digitale, realizzato in Italia dalla regione Campania, con la collaborazione della Scabec di cui una delle linee d’azione è il programma Arcca – Architettura della conoscenza campana, con l’obiettivo di riunire in una sola piattaforma digitale tutto il patrimonio culturale regionale.

«Il Vesuvio rappresenta per la nostra regione il simbolo di un'area con la concentrazione più alta al mondo di beni archeologici nell’arco di una decina di chilometri tra Pompei, Ercolano, Stabia, Boscoreale, Torre Annunziata, Portici, un patrimonio inestimabile che racconta la storia del nostro territorio e di un'intera civiltà. E il Mav di Ercolano, in questo contesto, con il suo spazio museale unico e straordinario, che utilizza sapientemente la tecnologia virtuale e digitale, si colloca perfettamente nel piano di digitalizzazione dell'ecosistema della cultura in Campania su cui questa amministrazione è fortemente impegnata, con un investimento di oltre 40 milioni di euro, per garantire la conservazione e fruibilità del nostro immenso patrimonio attraverso strumentazioni digitali d'avanguardia. L’investimento sulla catalogazione e la fruizione multimediale dell’enorme tesoro di beni culturali e ambientali della Campania è stata una scelta assunta con determinazione e slancio con straordinari risultati già raggiunti. Continuiamo così: eventi come questo rappresentano una ulteriore conferma che il percorso è quello giusto» ha ribadito, nell’introduzione al catalogo della mostra fotografica, Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania.

«Raccontare il Vesuvio è forse il modo migliore per unire memoria e futuro. Il destino di una città, di una comunità si fonda anche sulle suggestioni. Questa mostra me ne fa immaginare una che potrebbe intestarsi il nome di “Vesuvio valley”. La nostra California. Cultura umanistica e innovazione tecnologica fuse insieme per creare nuovi saperi e per trasformare l’area metropolitana in un luogo di ricerca avanzata, con la speranza e l’ambizione di sanare grossi divari. Nonostante gli effetti devastanti provocati dalla pandemia di Covid 19, la produzione culturale partenopea sta attraversando un momento particolarmente felice. Il successo dei film e delle fiction ci fanno sognare Napoliwood. Ma è forse solo l’aspetto più evidente dello stato di grazia di una ri-nascente industria del sapere.  La contaminazione tra intelligenza artificiale e intelligenza umana in chiave napoletana è in grado di accompagnarci nella rivoluzione digitale con spiccata originalità. La regione Campania, grazie al suo presidente Vincenzo De Luca, ha investito nel programma di digitalizzazione dei beni culturali. È un impegno forse unico in Italia. La Fondazione Cives e il Mav di Ercolano sono dentro questo percorso di costruzione di nuovi linguaggi. Il Museo archeologico virtuale è oggi tra le strutture espositive più innovative nel panorama nazionale. Dove la tecnologia ha un volto umano. E dove si sviluppano continue forme di collaborazione con altre istituzioni culturali, in questo caso con la prestigiosa fondazione Alinari. Il futuro del passato. All’ombra di quel Vesuvio dove tutto ha avuto inizio», ha affermato Luigi Vicinanza, presidente della fondazione Cives/Mav di Ercolano.

Il Vesuvio nelle fotografie dell’Archivio Alinari

Quando nel 1852 i Fratelli Alinari aprirono il loro laboratorio fotografico a Firenze, allora capitale del Granducato di Toscana, non avrebbero certo immaginato che, a distanza di quasi 170 anni, sotto il loro nome si sarebbe raccolta la memoria visiva di un Paese, allora ancora in via di costituzione.  Il loro contributo alla formazione della nostra cultura visuale, al nostro modo di guardare ancora oggi il paesaggio e l'arte italiani è stato importantissimo. Così come l'opera di diffusione al di fuori dell’Italia del nostro patrimonio culturale, non solo attraverso la vendita di soggetti a turisti e studiosi stranieri in visita alle nostre città ma anche tramite una strutturata rete di agenti e corrispondenti all’estero. Nel catalogo generale di vendita dello stabilimento Alinari degli anni 1873-1887, la Campania e le città vesuviane compaiono con un considerevole numero di soggetti, incrementati ampiamente sotto la guida di Vittorio Alinari a partire dalla fine dell’ottocento (con un servizio fotografico alla sommità del Vesuvio proposto nel catalogo del 1907, completamente dedicato alla Campania o napoletano) e ancora con campagne fotografiche sul sito archeologico di Pompei negli anni trenta del Novecento. Nel secolo scorso sono poi confluiti in Alinari gli archivi di altri importanti fotografi attivi a Napoli come Chauffourier e Brogi (quest’ultimo con una produzione particolarmente ampia di soggetti campani, corrispondenti, alla fine dell’Ottocento, a quasi il 30 % dell’intero catalogo generale) ai quali si sono via via aggiunte collezioni fotografiche, le opere di atelier che contribuirono ad animare il clima culturale di Napoli come quelli di Robert Rive, Alphonse Bernoud, Giorgio Sommer, o album di fotografi amatoriali, spesso anonimi, che hanno documentato le eruzioni e i loro effetti devastanti su cose e persone, arrivando fino all'ultima eruzione del 1944. Un caso di particolare interesse è poi offerto dall’archivio Giorgio Roster, fotografo scienziato fiorentino che applicò la fotografia a vari campi di indagine scientifica.

Gli Alinari nel corso della loro imponente e strutturata attività di riprese, affidata con la gestione di Vittorio ad una qualificata schiera di operatori, hanno dato un’interpretazione professionale altissima del mezzo fotografico, intendendolo sempre come strumento per diffondere e far conoscere soggetti e contenuti che, replicabili, potevano viaggiare il mondo e attraverso strade impreviste servire a sostanziare studi, ricordi, storie, genesi creative. A questa ‘regola aurea’ ci si è ispirati nel tratteggiare il racconto sul Formidabil monte. L’Archivio Alinari da sempre è riletto e interpretato grazie al dialogo con il contemporaneo. Per questo abbiamo scelto di chiudere il percorso con lo sguardo di Massimo Sestini che, con i suoi servizi realizzati nel 2016 dagli elicotteri della polizia di stato, ha creato un nuovo modo di raccontare i maestosi orizzonti italiani.