Incendi boschivi, in dieci anni bruciata un'area grande tre volte quella del Comune di Frosinone

Incendi boschivi, in dieci anni bruciata un'area grande tre volte quella del Comune di Frosinone
di Pierfederico Pernarella
Lunedì 8 Giugno 2020, 09:20
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La provincia di Frosinone, per numero di incendi boschivi ed estensione dell'area interessata dagli stessi, nel Lazio è seconda solo a quella di Latina. Come in quest'ultima l'origine, anche in Ciociaria, è quasi sempre dolosa e nasconde motivazioni economiche.

Però un dato rincuora: se i prende un lasso di tempo più lungo, diciamo l'ultimo trentennio, il fenomeno registra una evidente diminuzione. Segno che che le azioni di contrasto e prevenzione, unite forse a una maggiore sensibilità ambientale, stanno dando i loro frutti. 


La Regione Lazio nei giorni scorsi ha approvato il piano di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi per gli anni 2020-2022. Il documento, oltre a definire tutti gli interventi da mettere in atto nell'imminente stagione estiva, passa ai raggi X il fenomeno dei roghi in base ai dati relativi agli ultimi anni.  

Intanto si può partire con una buona notizia. Se si prende in considerazione l'ultimo trentennio, emerge che nel Lazio, sia in riferimento alla frequenza degli eventi che per quanto riguarda la superficie percorsa dal fuoco, «il fenomeno degli incendi boschivi sia nella Regione comunque in diminuzione».



Restando agli anni più recenti e nello specifico delle province, quella di Frosinone, per numero di eventi e superficie percorsa dal fuoco, nel decennio 2006-2016, è seconda solo a quella di Latina.  Sono stati oltre un migliaio gli eventi in cui sono andati a fuoco a quasi 13mila ettari. Un'area grande quasi tre volte quella in cui si estende il Comune di Frosinone (circa 4.700 ettari). Qui sotto i numeri: 

 

Nella provincia di Frosinone i comuni in cui nello stesso periodo c'è stato un numero di incendi superiore o uguale a 30 sono Cervaro, EsperiaPastena, Pico e Vallecorsa; quelli con una superficie totale per singolo incendio maggiore di 100 ettari sono Coreno Ausonio, Serrone, Vallecorsa, Ausonia, Villa Santa LuciaSantopadre, Colle San Magno, Arpino. Dei 91 comuni presenti nella provincia, 79 comuni sono stati interessati almeno da un evento.

In media, ogni incendio, distrugge dai 9 ai 10 ettari di boschi. Ed è stato osservato che il fuoco spesso ritorna sugli stessi territori, «sia perché le aree già percorse presentano una loro intrinseca fragilità, sia per il perdurare delle condizioni esterne che hanno già indotto l’insorgenza di incendi e che il tempo di ritorno del fuoco può essere più o meno lungo, il parametro della ripetitività assume una importanza non da poco».

In base ai dati finora raccolti è stato osservato che almeno un incendio su due, nell'arco di 5 anni, torna ad essere la stessa zona o quella limitrofa. 

Ma da dove partono gli incendi? Individuare il punto di inizio di un rogo è di fondamentale importanza per scoprire la causa e la motivazione, oltre che per le attività di prevenzione. In base ai dati la metà dei roghi ha origine nelle aree boscate, quasi uno su tre parte dalle strade carrabili, il 13%  da terreni  incolti, probabilmente con finalità di ripulitura o di creazione di superfici pascolabili, il 5% da colture agrarie, presumibilmente con le stesse finalità di ripulitura. Solo il 2,2% si è originato da pascoli, mentre è esiguo il numero di eventi che si è innescato in discariche o lungo le linee ferroviarie.

Sul fatto che nella stragrande maggioranza dei casi dietro ci sia la mano dell'uomo non ci sono dubbi. Gli incendi dolosi rappresentano ben oltre la metà (72,83%) del totale, quelli colposi per il 5,38%, gli incendi naturali (riconducibili prevalentemente ai fulmini) in totale contribuiscono con lo 0,28%, mentre sono attribuzione ignota o accidentale il 21,51%. 

Le province in cui si registra la massima incidenza percentuale degli incendi di natura dolosa sul totale provinciale siano quelle di Latina e Frosinone, rispettivamente con il 76% ed l’ 81%.

Ma perché dare fuoco a un bosco? Le ragioni possono essere le più diverse e aggregabili in quattro gruppi:

  • ricerca di un profitto (apertura e rinnovazione del pascolo, pulizia di aree ai fini della coltivazione agricola, speculazione edilizia, interessi nell’attività di spegnimento, bracconaggio, raccolta di prodotti spontanei, criminalità organizzata)
  • proteste e risentimenti (vendette e conflitti tra privati o proteste nei confronti di Enti e Istituzioni, dissenso sociale o politico)
  • turbe comportamentali e piromania
  • cause dolose con motivazioni dubbie


«Considerando quanto avviene in ogni provincia - si legge nel dossier della Regione - si può osservare come le province di Latina e di Frosinone siano quelle maggiormente interessate da motivazioni collegate alla ricerca di un profitto, soprattutto in relazione al diverso uso del suolo a fini agricoli e di allevamento». 

Per quanto riguarda invece gli eventi colposi, oltre la metà dei casi è riconducibile all’espletamento di pratiche agricole e forestali, che incidono per il 73,08% degli incendi colposi e che costituisce la motivazione preponderante per gli incendi colposi di tutte le province. Gli eventi causati dai famigerati mozziconi di sigaretta e fiammiferi sono l’ 1,92%, mentre quelli riconducibili ad attività turistiche, elettrodotti e discariche sono il 5,77%.



Per gli interventi di prevenzione e lotta attiva agli incendi la Regione Lazio, per il 2020, ha stanziato circa 6,6 milioni di euro. Oltre la metà - 3,9 milioni di euro - sono destinati al servizio aereo, il resto al noleggio di altri veicoli operativ, alla convenzione con i vigili del fuoco e con i carabinieri forestali.

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