Omicidio del piccolo Gabriel, la madre in aula: «Così ho ucciso mio figlio». Il racconto choc inchioda anche il padre

Donatella Di Bona, il figlio Gabriel e il padre Nicola Feroleto
Donatella Di Bona, il figlio Gabriel e il padre Nicola Feroleto
di Vincenzo Caramadre
Sabato 10 Ottobre 2020, 13:10 - Ultimo agg. 13:37
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E' caduto il gelo in aula quando sul banco dei testimoni è salita Donatella Di Bona, la madre rea confessa dell’omicidio del  figlio, il piccolo Gabriel. La donna ha cominciato a raccontare i particolari, atroci, di quel maledetto pomeriggio del 17 aprile 2019. E niente è stato come prima. 

Ieri, venerdì 9 ottobre, l’udienza più attesa del processo, dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Cassino, per l’omicidio del piccolo Gabriel Feroleto, dov’è imputato il padre Nicola. 

 Anche  Donatella Di Bona  è a processo, ma con rito abbreviato dinanzi al Gip. La ragazza ha parlato in aula protetta da un paravento di legno chiesta dai pm Roberto Bulgarini Nomi e Valentina Maisto per evitare coinvolgimenti emotivi e dare massima serenità di esposizione alla teste. A pochi metri c’era Nicola


Jeans e maglietta scura, capelli tinti di rosso e visibilmente ingrassata, la madre di Gabriel non si è sottratta alle domande e ha risposto con fredda lucidità. 
«L’ho ammazzato io, Nicola era presente», ha detto la donna confermando quindi, anche davanti alla Corte del Tribunale di Cassino, la presenza dell’uomo, sulla scena del crimine. 
Il piccolo, come confermato da Donatella, sarebbe stato assassinato perché, mentre si erano appartati in una stradina in località Volla a Piedimonte San Germano, lui faceva i capricci.

Un gesto d’ira della donna, fino all’omicidio e all’iniziale messinscena del doppio investimento da parte di un’auto pirata.

Ricostruzione agghiacciante

«Eravamo in auto - ha spiegato Donatella - Lui voleva avere un rapporto sessuale io gli ho detto che non potevo, che ero indisposta. Siamo scesi e abbiamo iniziato a litigare. Ha dato due schiaffi e un cazzotto sulla fronte a Gabriel perché piangeva. Lui mi dice di farlo stare zitto. Eravamo accanto. Mentre discutevamo diceva che ero pazza, e di farlo stare zitto a quel punto ho messo una mano sulla bocca per un bel po’, non so quanti minuti: 20 o 40, non lo so. Gabriel si difendeva con le mani e i piedi. Mi metteva la mano sulla bocca per liberarsi. Lui non è intervenuto. Gabriel era in braccio a me e lui non dice nulla. L’ho soffocato con le mani sulla bocca e sul naso e poi mi sono aiutato con un calzino che portavo sempre con me. Mi sono fermata quando lui non si muoveva più».

In aula piomba il gelo, poi la donna ha proseguito con altri particolari agghiaccianti: «Dopo che il bimbo era morto, lui lo ha buttato in mezzo ai rovi, l’ho ripreso tra le mie braccia. Mi ha detto: dici che è stato un incidente o che sei stata tu o ti faccio fuori. Lui ha detto io me ne vado, si è messo in auto e se ne è andato. Poi ho preso il bambino e sono andata a casa».
E ieri ad inizio udienza la Corte d’Assise ha sciolto la riserva sulla richieste della Procura di ascoltare Anna Vacca, l’ex compagna di Nicola Feroleto che si era avvalsa della facoltà di non testimoniare. La Corte le ha dato ragione: non ci sarà alcuna testimonianza. La prossima udienza ci sarà venerdì prossimo: verrà ascoltato Nicola Feroleto. 

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