Delitto di Emanuele Morganti, il procuratore generale: «Fu omicidio volontario»

Omicidio di Emanuele Morganti, il procuratore generale: «Fu omicidio volontario»
Omicidio di Emanuele Morganti, il procuratore generale: «Fu omicidio volontario»
di Marina Mingarelli
Martedì 19 Gennaio 2021, 15:01 - Ultimo agg. 20 Gennaio, 10:44
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Volge alle battute finali il processo di secondo grado per l’omicidio di Emanuele Morganti. I procuratore generale della Corte di Appello di Roma, Franco Mattioli, dopo una arringa durata oltre due ore, ha chiesto per tutti e quattro gli imputati la condanna per omicidio volontario per la morte de ventenne di Tecchiena ucciso il 24 marzo del 2017 davanti ad un locale notturno di Alatri.

L’accusa di secondo grado ha quindi riproposto la tesi di quella di primo grado. Tesi che però non venne accolta dalla Corte d’Assise presieduta da giudice Giuseppe Farinella che ha condannato a sedici anni di pena Michel Fortuna, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani per il reato di omicidio preterintenzionale. Franco Castagnacci, padre di Mario, difeso dall’avvocato Marilena Colagiacomo, invece è stato assolto per non aver commesso il fatto.

I pubblici ministeri Giuseppe De Falco e Vittorio Misiti, e la parte civile rappresentata dall’avvocato Enrico Pavia a presentare ricorso in Appello.

L’accusa di primo grado, ravvisando l’omicidio volontario, aveva richiesto l’ergastolo per Michel Fortuna, 24 anni per Franco Castagnacci, 26 anni per Paolo Palmisani e 28 anni per Mario Castagnacci.

Nel processo in Corte di Appello sono stati ascoltati nuovamente i testimoni della procura. E proprio a seguito della testimonianza di Giammarco Ceccani ( il ragazzo avrebbe dichiarato di essere stato trattenuto per un braccio da Franco Castagnacci impedendogli di soccorrere il suo amico Emanuele), Anna Puka (la teste avrebbe riferito di aver sentito dire da Franco Castagnacci la parola “uccidetelo” mentre il branco massacrava di botte Emanuele), Marco Morganti, Riccardo Milani e Francesco Dell’Uomo, anche loro presenti quella sera in via dei Vineri ad Alatri dove è avvenuta la tragedia, il procuratore Generale si è allineato con pubblica accusa chiedendo la condanna per tutti e quattro gli imputati per omicidio volontario e non preterintenzionale.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’avvocato di parte civile Enrico Pavia il quale ha sottolineato soprattutto la ferocia, aggravata dai futili motivi, con la quale il “branco” aveva consumato questo delitto. A detta del legale sono tutti e quattro colpevoli della morte di Emanuele, un ragazzo che aveva soltanto venti anni e che quella sera maledetta era uscito per trascorrere in allegria qualche ora con la sua fidanzata al pub “Mirò”. Per la cronaca va comunque detto che ieri per la prima volta è crollato quel muro di solidarietà che avevano innalzato gli imputati fra di loro.

Secondo l’avvocato Tony Ceccarelli, che difende Mario Castagnacci, la condotta del suo assistito è stata ininfluente, sulla base di quanto concluso dal medico legale Saverio Potenza secondo cui l’evento morte è esclusiva dell’ultimo colpo inferto che certo non era stato sferrato dal suo cliente ma così come risulta dagli atti da Michel Fortuna. Pungo del quale, ha detto Ceccarelli, si era vanta anche la sorella di Fortuna. «Senza quel pugno- ha dichiarato il legale - la questione si sarebbe conclusa con una scazzottata».

Al momento sia Fortuna che Paolo Palmisani (quest’ultimo è difeso dagli avvocati Angelo Bucci e Massimiliano Carbone) stanno scontando la pena ai domiciliari. L’unico che è rimasto in carcere a causa di condanne pregresse è Mario Castagnacci. Domani ultima udienza durante la quale discuteranno gli avvocati Bruno Giosuè Naso e Christian Alviani difensori di Michel Fortuna. Subito dopo i giudici della corte di Appello di Roma dovranno pronunciare la sentenza.

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