Si spacciava cancelliere del tribunale e prometteva posti di lavoro, ma era una truffa

Un 53enne condannato a tre anni e 4 mesi

Si spacciava cancelliere del tribunale e prometteva posti di lavoro, ma era una truffa
di Vincenzo Caramadre
Domenica 5 Febbraio 2023, 08:09
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Forse si è ispirato al celebre film Totòtruffa 62. Forse, per ragioni più pratiche, ha semplicemente messo in piedi un presunto sistema truffaldino per racimolare soldi facili. Forse c'è dell'altro. La genesi dei fatti contestati è ignota, certa è la sentenza a 3 anni e 4 mesi di reclusione che ha pronunciato qualche giorno fa il tribunale di Frosinone (giudice Doglietti in composizione monocratica) nei confronti di N.M. 53enne del posto, il quale è stato condannato per truffa. Una serie di fatti e di circostanze contestati all'uomo dopo le denunce presentate contro di lui dalle vittime.

Alcune di esse si sono rivolte alle forze dell'ordine altre direttamente in procura, dopo che il 53enne gli avrebbe promesso un posto di lavoro, dietro pagamento di somme, ma quel posto non è mai arrivato. Ad altra vittima avrebbe promesso l'acquisto, a prezzo vantaggioso, di auto di grossa cilindrata, non in autosalone, ma all'asta del tribunale. Per rendere credibile la sua offerta, dietro pagamento di somme, avrebbe portato la vittima sotto al palazzo di giustizia del capoluogo e si sarebbe spacciato per cancelliere. In un altro caso avrebbe promesso di poter aggiustare un provvedimento giudiziario tramite un magistrato siciliano. Non sarebbe mancato l'appoggio presso la Santa Sede per fare degli investimenti mirati presso la banca vaticana, anche in questo, caso, però, avrebbe intascato soldi senza concludere alcun affare.
 

Le vittime, per un totale di diciotto, parti civili (tutte rappresentate dall'avvocato Nicola Ottaviani) si sono rivolte alla procura del capoluogo che ha portato a processo l'uomo.
Giudizio terminato, come accennato, qualche giorno fa con la condanna in primo grado a 3 anni e 4 mesi e una provvisionale totale di ventimila euro, mentre i danni morali e materiali dovranno essere valutati in sede civile. Lui il 53enne è a piede libero e con ogni probabilità, lette le motivazioni della sentenza di condanna in primo grado, tramite il difensore si rivolgerà alla corte d'appello per fare valere le proprie ragioni.
 

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