Sora, compra libri di Pavese in un mercatino e trova lettera autografa dello scrittore piemontese

Mike Di Ruscio mentre mostra la lettera scritta da Cesare Pavese nel 1935
Mike Di Ruscio mentre mostra la lettera scritta da Cesare Pavese nel 1935
di Roberta Pugliesi
Venerdì 5 Giugno 2020, 08:47 - Ultimo agg. 6 Giugno, 15:33
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Compra ad una bancarella un cofanetto con le opere di Cesare Pavese e scopre, incollata sul fondo, una lettera inedita ed autografa del grandissimo scrittore e poeta piemontese. Doveva essere una giornata come tante altre,  un caffè al bar ed una passeggiata in un mercatino dell’antiquariato e dell’usato tra le strade di Roma per comprare qualche libro e trovare - nella migliore delle ipotesi - una prima edizione. Invece, una gelida mattina di metà febbraio riserva a Mike Di Ruscio una emozione che si fa fatica anche a descrivere. 

Da otto anni per motivi lavorativi Di Ruscio vive a Roma, nel caratteristico quartiere del Pigneto, e nonostante si occupi prevalente di politica le sue più grandi passioni restano la letteratura e la scrittura. Ha una buona biblioteca che arricchisce continuamente con libri nuovi ed usati. È così che una mattina decide di fare una passeggiata in un mercatino dell’usato sperando di fare qualche buon affare. La sua attenzione viene catturata da un cofanetto Einaudi in Supercoralli, una raccolta degli anni ‘70 curata in parte anche da Italo Calvino che racchiude, per l’appunto, in tre volumi le opere di Cesare Pavese.

Acquista il cofanetto e torna casa e la sera decide di aprirlo: «Mi siedo al tavolo e tiro fuori i libri - racconta Mike - ma la mia attenzione viene catturata immediatamente da una busta bianca attaccata sul fondo del cofanetto. La strappo delicatamente di lato e mi accorgo che all’interno vi è un’altra busta di colore verde con su scritto “Cesare Pavese”. In un primo momento rimango interdetto ed immobile ed attendo un’ora per aprire anche la busta verde».

È in quel momento che  si accorge che all’interno vi è un foglio ingiallito, una lettera manoscritta  autografa dello scrittore piemontese. «Resto senza fiato e la prima cosa che faccio è quella di chiamare il mio amico Alessandro Minore che ha una grande esperienza nel campo in quanto ha lavorato in diverse librerie antiquarie. Così gli invio una fotografia della lettera e dopo circa 20 minuti ricevo la sua risposta: si tratta di una lettera inedita mai partita in quanto censurata. Era stata scritta nel 1935 dal carcere di Regina Coeli ed era indirizzata alla sorella».

Da quel momento per i due studiosi Mike ed Alessandro inizia un’avventura, un viaggio nella storia, uno studio ed una ricerca faticosa sulla lettera, sul suo possessore e sulla sua storia. In breve tempo riescono a rintracciare, andando a ritroso, il possessore del documento che si scopre essere un partigiano morto qualche anno fa e che faceva parte della 78ª brigata Garibaldi.

Gli studi proseguono e sono tuttora in corso finalizzati alla pubblicazione di un’opera dedicata per l’appunto a Pavese ma anche alla figura del partigiano che ha raccolto numerosi documenti sull’autore di La luna e i faló ma anche di "Lavorare Stanca e Verrà" la morte e avrà i tuoi occhi. Lo stesso partigiano ha una storia di vita straordinaria, ricca di contorni storici di grande importanza. 

La ricerca non si è rivelata affatto facile dividendosi tra archivio di Stato, librerie e biblioteche e persino carceri alla ricerca di documenti sull’arresto di Pavese avvenuto il 15 maggio del 1935. È una storia che si intreccia, quella di Pavese e del partigiano, ma anche del padre di quest’ultimo che ha lavorato al ministero dell’interno e che ha conosciuto Petrolini e Fenoglio e che ha frequentato l’ambiente e piemontese e delle Langhe.

Si tratta davvero di una scoperta straordinaria destinata a fare luce anche su numerosi aspetti storico politici e che nel 70º anniversario della morte di Cesare Pavese, avvenuta a Torino nel 1950, si carica ancor di più di significato e di valenza.

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