Come sarà la vita quando usciremo dalle nostre case? Dieci idee per il dopo coronavirus

Come sarà la vita quando usciremo dalle nostre case? Dieci idee per il dopo coronavirus
di Pierfederico Pernarella
Martedì 7 Aprile 2020, 06:00
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Niente sarà come prima. È la frase che ci ripetiamo e sentiamo ripetere più spesso in queste settimane. Già, ma come sarà quando finirà tutto? Il Messaggero lo ha chiesto a dieci personalità che rappresentano alcuni dei principali settori della vita pubblica della provincia di Frosinone.

La chiesa
Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone
: «Forse la lezione più vera è che ci scopriamo fragili, come direbbe la Bibbia, “polvere” della terra, quindi impauriti davanti a un virus che si diffonde ovunque, colpisce tutti indistintamente, e che non riusciamo a sconfiggere. È il momento di scoprire che siamo connessi e siamo tutti parte di una grande famiglia umana. Gli altri ci mancano e nessuno si salva da solo. Quindi forse dovremmo ripensare la nostra idea di confini ed esclusioni, perché ci sia una vera globalizzazione spirituale e umana e non solo quella del mercato, che crea grandi ingiustizie».

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La scuola
Monica Fontana, dirigente scolastico dell'ISS Brunelleschi-Da Vinci Frosinone
: «Dovremmo abituarci, per un lungo periodo, all’uso delle mascherine e al distanziamento sociale. La didattica a distanza, alla quale oggi le scuole sono chiamate, non potrà mai sostituire la relazione didattica in presenza. Ma abbiano solo questo canale che dobbiamo ripensare a livello didattico e pedagogico poiché non eravamo preparati alla sfida. Ora la priorità è mantenere viva la comunità di scuola, evitare nuove esclusioni sociali. Che in verità intravedo all’orizzonte sostenute da vecchie e nuove povertà. Mi piace immaginare che la didattica a distanza possa rappresentare quello che ha fatto il Maestro Manzi negli anno ’60 del secolo scorso. Attraverso la tv e il suo “Non è mai troppo tardi” insegnò a leggere e a scrivere chi era analfabeta. Il metodo Manzi è l’occasione oggi per intervenire sul digital divide».

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L’università 
Giovanni Betta, rettore dell'Ateneo di Cassino
: «Non saremo più gli stessi. Tocca a noi essere diversi in maniera positiva. Non solo per ripartire dopo la crisi che necessariamente seguirà, ma per far sì che la nostra struttura economica e sociale sia più robusta rispetto a scenari imprevisti».

La sanità
Stefano Lorusso, manager Asl Frosinone
: «Per il futuro della sanità penso a una rete nazionale per la gestione delle malattie infettive e auspico che tutto ciò che è stato messo in piedi in questi mesi, in termini di procedure e percorsi sanitari, continui a restare in funzione. Credo che ci sarà un forte impulso alla sanità digitale, dalla telemedicina al telelavoro, e ciò consentirà di rafforzare le prestazioni territoriali. Negli utenti ci sarà maggiore consapevolezza sull’importanza dell’igiene pubblica, ma anche su quel bene irrinunciabile che è il sistema sanitario pubblico».

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Gli enti locali
Nicola Ottaviani, sindaco di Frosinone
: «Da questa emergenza bisogna trarre da necessità virtù. Prima di tutto occorrerà ridisegnare la rete ospedaliera tenendo conto dell’incognita infettiva: la lotta ai virus dovrà essere una priorità. Come è indispensabile eliminare buona parte della burocrazia, statale e locale, per dare alle aziende e alla pubblica amministrazione, la possibilità di ripartire, evitando di affamare le comunità. In questi giorni abbiamo conosciuto una tipologia particolar di virus, che ha come nome il Covid-19 e come cognome quella della burocrazia, molto più endemica e letale di altri, nel medio e lungo termine».

L’industria
Giovanni Turriziani, presidente Unindustria Frosinone
: «Il Covid-19 ha orientato i comportamenti adottati dalle imprese negli ambienti di lavoro. Le funzioni salute e sicurezza delle aziende stanno svolgendo un ruolo determinante nell’applicazione delle direttive, affinché l’impresa sia un luogo sicuro e protettivo, come una casa. Tutto ciò dovremmo protrarlo anche nelle fasi successive dell’emergenza, con un “Patto per l’Innovazione” che metta al centro le persone: confido nella professionalità che stanno dimostrando tutti i corpi intermedi, dall’associazione al sindacato. Senza sarebbe la deriva».

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Il sindacato
Enrico Coppotelli, segretario generale Cisl Lazio: «Smart working, distanziamento, dispositivi di sicurezza, sanificazione. Serviranno investimenti su infrastrutture, dispositivi, ecosistemi tecnologici, formazione e nuove competenze. Un impulso dovrà anche riguardare il sostegno alla contrattazione, in particolare quella aziendale e territoriale. Se vogliamo uscire da questa crisi dobbiamo farlo uniti, cogliendo l’opportunità di costruire modelli capaci di incrementare flessibilità e produttività, innalzando anche la partecipazione dei lavoratori alle decisioni d’azienda. Ogni crisi, anche la più tragica, ha in sé l’occasione della ripartenza. Per coglierla, oggi, dobbiamo lavorare insieme».

L’arte
Loredana Rea, direttore Accademia Belle Arti di Frosinone: «In un momento come questo, in cui il superamento dell’emergenza sanitaria è obiettivo primario, l’arte ha il dovere indifferibile di tracciare prospettive per il futuro, suggerendo una chiave di lettura per interpretare la realtà. Un futuro sostenibile non è soltanto una speranza. Etica ed estetica possono allora rappresentare una risorsa per una società che ormai deve ripensare se stessa, preoccupandosi non solo di sviluppo economico. È necessario disegnare differenti prospettive di quotidianità, capaci di sfidare le consuetudini del pensiero e dell’esistere nel mondo».

La solidarietà
Marco Toti, direttore Caritas Frosinone
: «I rapporti tra le persone risentiranno della distanza cui ci stiamo abituando, con il rischio di diminuire la fiducia interpersonale. Saremo più poveri ma più attenti a ciò che conta davvero nella vita. Riprendo le parole del Papa nella Domenica delle Palme: la vita non serve se non si serve. I piccoli e i poveri soprattutto»

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La musica
Alberto Giraldi, direttore Conservatorio "Refice" di Frosinone
: «Con l’emergenza sanitaria la musica subisce un grave colpo.

E così l’istruzione musicale. Ma il settore è in fermento, sperimenta nuovi metodi, modalità fino a ieri impensate per poter surrogare ciò che da sempre si fa in presenza: la lezione di musica. Dunque, l’auspicio che sento di esprimere è di comprendere veramente fino in fondo, che ogni crisi porta con se’ i semi del cambiamento e che possiamo e dobbiamo cercare opportunità nuove anche quando la strada sembra buia, perché in fondo una luce c’è sempre. La musica in questa avventura sta facendo e farà la sua parte».

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