Europee, forum al Mattino con i candidati. «Così il Sud si risolleva in Europa»

Europee, forum al Mattino con i candidati. «Così il Sud si risolleva in Europa»
Giovedì 15 Maggio 2014, 12:25 - Ultimo agg. 17 Maggio, 08:31
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Soluzioni concrete per risollevare il Sud in Europa. Se ne discusso oggi nella sede del Mattino, dove si svolto un Forum con alcuni candidati alle elezioni europee nella circoscrizione meridionale. Come utilizzare i fondi, cosa fare per i giovani, il futuro dell'Euro: sono solo alcuni dei tanti punti trattati nel corso del dibattito.

Erano presenti Lorenzo Cesa (Udc) Gianni Pittella (Pd), Vega Colonnese (M5s), Gianni Alemanno (FdI-An), Raffaele Fitto (Forza Italia), Bruno Tabacci (Scelta europea) e Dino Di Palma (Tsipras).

Il forum è stato introdotto dal direttore del Mattino, Alessandro Barbano. «Il Mattino si propone come punto di riferimento del dibattito del Mezzogiorno nel Paese e nell'Europa - ha spiegato il direttore -. Il Mezzogiorno paga la crisi di un federalismo che ha avvantaggiato soprattutto il Nord. Le elezioni europee possono essere un'occasione per elaborare soluzioni concrete per il Sud». Altro punto «caldo» è la fuga dei cervelli dal nostro Paese.

Ecco i punti salienti degli interventi dei singoli candidati:

Pittella (Pd). «Per risollevare il Sud, il Pd si propone di sottrarre dal calcolo del 3% il cofinanziamento dei fondi strutturali ed eliminare così la vera causa del disagio sociale dell'economia italiana. Bisogna utilizzare meglio i fondi europei, 40 miliardi di euro di nuova programmazione. Non si dovrà finanziare sagre o squadre di rugby ma infrastrutture fisiche e immateriali, Erasmus, sanità, agroindustria, imprese. Più che fare una Cassa del Mezzogiorno bisogna programmare sulla base di una Macroregione. Far sì che la Campania e le altre programmino insieme. Per creare lavoro bisogna far riprendere gli investimenti pubblici in settori chiave come la ricerca, il turismo, l'ambiente, l'istruzione. L'Erasmus è il miglior programma della Ue: ogni giovane del Sud dovrebbe farlo. Il fiscal compact e il pareggio di bilancio non sono appannaggio del parlamento europeo. Sono un problema dell'Italia».

Bruno Tabacci (Scelta europea). «L'utilizzo dei fondi europei negli ultimi anni è stato scandaloso. Le proproste sono state strumentali e hanno coperto solo spese correnti. Adesso occorre eliminare le antiche signorie. Ai giovani bisogna dire che l'Europa è la loro più grande opportunità. E qui c'è in ballo il tema della riqualificazione della scuola italiana. Ci siamo spesso chiusi in corporazioni paternalistiche; occorre uscirne. L'agricoltura di qualità è un nostro punto forte e bisogna rivalorizzarla. Al Sud c'è forte distanza tra passione politica e l'interpretazione della classe dirigente».

Colonnese (M5s). «Per il Sud in Europa abbiamo sette punti in programma, dal fiscal compact al pareggio di bilancio, infine proporremo un referendum sull'Euro. Progetti e bandi europei spesso sono inattuabili perché non s'investono sui progettisti in Italia. Nella gestione dei fondi, cultura e ricerca non sono per nulla affrontati e questo comporta l'allontanamento dei giovani. In Italia non si trovano i primi impieghi, nel resto dell'Europa sì. C'è inoltre un punto, per noi, fondamentale: la sovranità in Europa è anche la possibilità di negoziazione, come Paesi, dei trattati. Non vogliamo più vedere Paesi come la Grecia che sono soffocati dai trattati. In Italia come in Europa noi del M5s portiamo un modello di partecipazione diverso, anche attraverso la Rete e gli incontri sul territorio. Tutto è basato sulla meritocrazia».

Cesa (Udc). «Siamo il maggior contribuente d'Europa, dobbiamo ricordarlo. Bisogna evitare di mandare indietro i fondi e puntare tutto sulla capacità di spesa cogliendo ogni opportunità possibile. Le parole stanno a zero: c'è molto da fare. E noi sappiamo come operare. Se abbiamo, ad esempio, 3 miliardi da utilizzare per le scuole, bisogna utilizzarli subito. Le risorse vanno spese con grande velocità».

Di Palma (Tsipras). «Il fiscal compact, ovvero il pareggio di bilancio per il Paese, ha determinato per noi un grosso danno. In Europa c'è un'unione economica ma non politica. Non bisognava inserire il fiscal compact in costituzione. L'Europa dei prossimi 5 anni deve diventare un Costituente comune. C'è bisogno di una vera carta costituzionale europea. Che possa, ad esempio, intervenire sul tema immigrazione. La diseguaglianza economica penalizza molti giovani che non hanno possibilità di competere. Inoltre, c'è troppa rigidità sul cofinanziamento dei fondi europei. Uno dei punti più importanti per il Sud è la messa in sicurezza del territorio; un grande progetto per eliminare, ad esempio, il dissesto idrogeologico. Qui al Sud non c'è classe dirigente efficace perché non ci sono i partiti».

Fitto (Fi). «Abbiamo molti problemi strutturali e organizzativi in Italia e dobbiamo intervenire. Cofinanziamenti e patto di stabilità non devono essere annunci ma concretezze. Non è vero che le risorse si perdono, il problema è la modalità con cui le utilizziamo. Facciamo un confronto su come i fondi vengono utilizzati negli altri Paesi. Non condivido le critiche sul federalismo, perché non si è mai davvero attuato e non si sono responsabilizzate le classi dirigenti. Sono molto rigido sulla critica alle regioni: sui fondi europei il 40% è appannaggio delle regioni e il 60% del governo. La formazione professionale è un nodo fondamentale. Facciamo in modo di mettere in campo le imprese: destiniamo a loro le risorse per il passaggio dall'istruzione alle aziende. Le Università sono state finora simili a ospedali; devono invece avere un collegamento diretto con le opportunità lavorative del territorio. Infine, il problema delle classi dirigenti del Mezzogiorno è forte: dovranno assumere un alto livello di capacità e competenze da mettere in campo».

Alemanno (FdI). «I fondi strutturali preesistono all'Euro. C'è bisogno di una struttura ad hoc che gestisca i fondi europei. La modalità di spesa delle regioni è un problema e senza una struttura centrale forte si va allo sbaraglio. C'è una gestione troppo rigida da parte dell'Europa e c'è un problema strutturale in Italia. La fiscalità di vantaggio non deve essere cancellata: fa pagare meno tasse alle imprese del Sud. Non c'è, inoltre, compatibilità tra l'Euro e politiche di sviluppo. Abbiamo infatti preparato una mozione per l'Ue nella quale chiediamo la rinegoziazione della moneta unica in alcuni Paesi per farli uscire dalla crisi. Inoltre, per i giovani, occorre recuperare capacità di investimento e possibilità di acesso da parte di piccole e medie imprese: ecco la strada fondamentale. Bisogna specializzare le Università e creare forti incentivi per le imprese che accolgono laureati. Occorre poi integrare mondo del lavoro e no profit. L'Europa ha sbagliato strada mettendo l'economia davanti alla cultura».

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