India, falso allarme e al tempio Hindu
scoppia la ressa: è strage, 115 morti

India, falso allarme e al tempio Hindu scoppia la ressa: è strage, 115 morti
Domenica 13 Ottobre 2013, 11:36 - Ultimo agg. 14 Ottobre, 11:59
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Il falso allarme lanciato da alcuni sconsiderati sul possibile crollo del ponte su cui si trovavano 25.000 pellegrini in attesa di entrare nel tempio hindu di Ratangarh nello Stato indiano del Madya Pradesh ha causato oggi una gigantesca ressa in cui sono morte almeno 115 persone, fra cui decine di donne e almeno 30 bambini, secondo l'ultimo bilancio ancora drammaticamente provvisorio.

L'incidente, che ha causato anche 100 feriti, è avvenuto in mattinata durante le celebrazioni della Durga Puja nel distretto di Datia allorchè, ha riferito la polizia, circa 500.000 pellegrini si erano riuniti per pregare presso il tempio dedicato al Dio Shiva che si trova all'interno di una densa foresta sul monte Vindhyacha. Secondo una ricostruzione attendibile dell'accaduto, mentre la gente aspettava in fila sul ponte la possibilità di avvicinarsi al luogo di culto, è sopraggiunto un gruppo di persone originarie dell'Uttar Pradesh, che per cercare di accorciare i tempi di attesa, ha fatto circolare la voce che la struttura sul fiume Sindh «era pericolante» e che poteva «crollare da un momento all'altro». In pochi istanti la massa umana ha cominciato ad ondeggiare e a muoversi in modo sconsiderato, fenomeno aggravato secondo alcuni testimoni dal fatto che la polizia ha utilizzato bastoni per calmare gli animi, non capendo forse da cosa fosse causato l'improvviso tumulto. Il risultato di questo è stato una ressa ed un fuggi fuggi generale di gente che ha spietatamente calpestato, uccidendole, moltissime persone, fra cui 40 donne e 30 bambini. Molti pellegrini, fra l'altro, sono caduti nelle acque del fiume sottostante, o perchè spinti o nel tentativo di salvarsi in qualche modo. Giunti sul posto con ritardo da Gwalior per un ingorgo lungo dieci chilometri, i soccorritori hanno trovato uno spettacolo raccapricciante, con decine e decine di corpi riversi a terra, tra morti schiacciati e feriti svenuti ma ancora in vita. Di fronte alla mancanza di soccorsi più rapidi, alcuni pellegrini inferociti hanno cominciato a tirare pietre contro la polizia presente sul posto, assaltando anche due agenti. Da parte sua il vice-ispettore generale D.K. Arya ha detto ai giornalisti che il «bilancio delle vittime potrebbe crescere una volta che saranno stati recuperati i cadaveri di quanti sono stati trascinati via dalla corrente del Sindh». I media hanno ricordato che nel 2006 vicino allo stesso tempio 50 pellegrini affogarono nelle acque del fiume Sindh. Quasi ogni anno peraltro le cronache indiane registrano incidenti di questo genere.

Nel 2008, ad esempio, 300 persone hanno perso la vita in due tragedie avvenute a meno di due mesi di distanza fra agosto e settembre in due templi dell'Himalaya e del Rajasthan. Il 'chief minister' (governatore) del Madhya Pradesh, Shivraj Singh Chouhan, ha ordinato l'apertura di una inchiesta per verificare il comportamento delle forze di polizia - a presidio del ponte apparentemente c'erano solo un commissario e nove agenti - e disposto indennizzi per le famiglie delle vittime. Da parte sua la leader del partito del Congresso, l'italo-indiana Sonia Gandhi, ha espresso «shock e profonda angoscia» per l'accaduto, inviando le proprie condoglianze ai familiari delle persone decedute.

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