Letta scongiura le dimissioni di Fassina
ma ora si apre il problema montiani

Letta scongiura le dimissioni di Fassina ma ora si apre il problema montiani
Domenica 20 Ottobre 2013, 09:34 - Ultimo agg. 16:28
3 Minuti di Lettura
ROMA - Sciolto un nodo, se ne aggroviglia un altro. Il ritmo di marcia dell’esecutivo Letta non cambiato neanche dopo la fiducia e la presentazione della manovra.

E così, ieri pomeriggio, da una parte è rientrata la ”contestazione” del viceministro all’Economia Stefano Fassina cui, dopo un faccia a faccia in territorio neutro, il premier Enrico Letta ha affidato la complessa missione di seguire le modifiche della manovra in Parlamento ma dall’altra parte si è aperta una breccia sul fronte centrista dove i montiani chiedono che il non più montiano ministro della Difesa Mario Mauro faccia i bagagli.



Il tutto senza contare le fibrillazioni in area Pdl-Forza Italia con le voci (deboli) che si rincorrono su una possibile scelta di ritorno esclusivo alla vita di partito da parte del ministro dell’Interno e leader delle colombe Angelino Alfano.



Ce n’è abbastanza perché il ministro dei Rapporti per il Parlamento, Dario Franceschini, ribadisca in una intervista televisiva che «di rimpasto non se parla proprio».



ACQUE AGITATE

Un quadro frastagliato, dunque. Nel quale comunque spicca la buona notizia del ritrovato accordo con Fassina che nei giorni scorsi aveva posto a Letta il «problema politico» della propria mancata partecipazione alla definizione della manovra. Il premier e il viceministro si sono visti a quattr’occhi e poi Letta ha fatto sapere di «non voler assolutamente rinunciare» al contributo di Fassina e gli ha affidato la missione - d’intesa con il ministro dell’Economia - si seguire la manovra in Parlamento. Missione sempre molto delicata ma quest’anno spinosissima perché per volontà dello stesso governo - fatto salvi i saldi finali - i contenuti della Legge di Stabilità (la ex Finanziaria) potranno essere rivisti a fondo durante il passaggio presso Camera e Senato. «Vedremo, dovremo lavorarci molto», si è limitato a dichiarare ieri al Messaggero un Fassina evidentemente soddisfatto ma prudentissimo perché consapevole che i margini di manovra sono limitati e che le modifiche in Parlamento potrebbero far franare i precari equilibri interni dei partiti.



EQUILIBRI

Il viceministro comunque esce da questa partita forte della solidarietà del suo partito cui ieri si è aggiunta quella del ministro centrista Mauro («Tifo per la soluzione del caso») e del suo ”dirimpettaio”, il viceministro all’Economia del Pdl Luigi Casero («Ho sempre detto che con Fassina si lavora bene»).

Tutt’altra musica sul fronte montiano o ex montiano dove siamo al lancio degli stracci. Se il deputato dell’Udc Angelo Cera chiede a Monti di dimettersi da senatore a vita, il deputato di Scelta Civica Gianfranco Librandi replica chiedendo le dimissioni del ministro Mauro («Immagino che non ci tenga più a fare il ministro indicato da Scelta Civica»). Mauro ha speso tutto il pomeriggio di ieri a spegnere i tizzoni ardenti piazzati sulla passerella dell’esecutivo, prima - come detto - solidarizzando con Fassina e poi ribadendo «appoggio incondizionato» a Letta. Un modo anche per tentare di smorzare le contestazioni che Mario Monti ha fatto alla manovra giudicata «troppo poco incisiva». Ma aldilà del ”gioco” delle poltrone e dei pesi politici dei singoli personaggi e delle rispettive linee politiche, a determinare direzione e stato di salute dell’esecutivo saranno i contenuti della Legge di Stabilità, per definire i quali il Parlamento è chiamato ad un ruolo, per certi versi inedito, da protagonista. Sempre ammesso che il giudizio di Bruxelles, atteso per metà novembre, sia positivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA