Marte, c’era una volta la vita: trovate nuove tracce d'acqua nel cratere di Gale

Marte, c’era una volta la vita: trovate nuove tracce d'acqua nel cratere di Gale
di Flavio Pompetti
Martedì 10 Dicembre 2013, 09:14 - Ultimo agg. 13 Dicembre, 10:34
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In un certo momento della sua storia passata, il pianeta Marte ha ospitato un ambiente favorevole alla vita. L'acqua in forma liquida era abbondante e la concentrazione di elementi biologici chiave, quali carbonio, idrogeno, ossigeno, zolfo, azoto e fosforo era sufficientemente alta da alimentare microrganismi simili a quelli che hanno aiutato a concentrare l'ossigeno sulla Terra; poi a creare la protezione dell'atmosfera, e infine la colonizzazione delle terre emerse. Peccato che il Rover Curiosity sia arrivato tardi per documentare questo scenario dal vivo: la probabile datazione di tali eventi risale a 3,6 miliardi di anni fa.



Gli studi Quattro diversi gruppi di studio che analizzano i dati trasmessi dalla missione Nasa, avevano anticipato le loro conclusioni la scorsa estate sulla rivista Scienze. Ieri per la prima volta le hanno presentate in forma ufficiale alla conferenza dell'Unione dei Geofisici Americani in corso a San Francisco. Gli scritti concordano nel codificare una volta per tutte la nozione, che per molti anni è stata poco più di un'ipotesi fantastica, ma che iniziò a prendere consistenza nel 1997 con il successo della missione Pathfinder e l'atterraggio del primo Rover Sojourner.



Il modulo di esplorazione Curiosity ha continuato negli ultimi sedici mesi a spostarsi intorno al cratere Gale, un cono rovesciato dal diametro di 1500 km. Gli scienziati dell'ente spaziale sospettavano che fosse il luogo ideale per trovare tracce d' acqua, e la loro scommessa si è rivelata vincente. Già dai primi rilevamenti nella prima parte dell'anno nella zona di Glenelg era emersa l'evidenza di un ambiente umido. A luglio il veicolo ha raggiunto il Monte Sharp, che si trova a 5,5 chilometri di distanza dal centro del cratere. Qui ha trovato una depressione di cinque metri di profondità, già identificata con il nome di Yellowknife Bay , e al suo interno una roccia sedimentaria che suggerisce la presenza passata di un intero lago a bassa salinità e dal pH relativamente neutro, simile per conformazione al Trasimeno secondo gli studi italiani.



Dalla parte opposta dello spettro ambientale, un pezzo di roccia trapanato dallo stesso Rover denuncia di essersi formato in condizioni di gelo e di assoluta aridità. Resta da scoprire quindi come si è arrivati da un opposto all'altro, e che tipo di trasformazioni sono intervenute nell'atmosfera marziana per ridurre la superficie alla distesa di sabbia e di rocce che conosciamo oggi.



Le altre spedizioni Tra cinque anni dovrebbe partire il progetto europeo Exomars, alla quale collabora la nostra agenzia spaziale, e che prevede il posizionamento di due veicoli di superficie. Dieci giorni fa l'India ha fatto lanciato la sua prima missione orbitale Mars Orbiter verso il pianeta rosso, mentre la navicella cinese Chang'e, partita il primo di dicembre farà scendere sulla Luna tra quattro giorni quello che già definisce un “Rover marziano”. La corsa minaccia comunque di essere vinta dai privati: il miliardario ingegnere americano Dennis Tito ha appena chiesto alla Nasa un finanziamento di 700 milioni di dollari da affiancare a fondi privati. Intende portare nel 2007 passeggeri a 150 km di distanza dal pianeta.
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