Mose, il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio: «Questa inchiesta non finisce qui, altri filoni stanno andando avanti»

Carlo Nordio
Carlo Nordio
di Silvia Barocci
Domenica 8 Giugno 2014, 10:03 - Ultimo agg. 10:04
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L’inchiesta sul Mose non finita con gli arresti dei giorni scorsi ma prosegue su altri filoni. Quali siano e, soprattutto, se vi sia un ”livello superiore” su cui gli inquirenti stiano puntando, il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio intende dirlo. Piuttosto, il vaso di Pandora, ora scoperchiato, un effetto positivo l’ha già prodotto: «ho trovato straordinariamente importante che il presidente del Consiglio Renzi abbia parlato per la prima volta di semplificazione normativa, e non solo di quello che si attende l’opinione pubblica».



E cosa si aspetta la gente, dottor Nordio, dopo uno scandalo di così vaste proporzioni?

«Come vent’anni fa, l’opinione pubblica invoca pene sanguinose. Ma questo è sbagliatissimo, diseducativo e, soprattutto, inutile. Nuove pene e nuovi reati non servono assolutamente a nulla».



Neanche il falso in bilancio e l’autoriciclaggio, che dovrebbero far parte delle nuove misure anticorruzione?

«Non sarà certo una nuova versione del reato di falso in bilancio, attualmente mal scritto, a ridurre la corruzione. Prova ne è il fatto che ai tempi di Tangentopoli il falso in bilancio era quello che si vorrebbe reintrodurre ora. Crediamo poi che lo scandalo Mose non ci sarebbe stato se fosse stato in vigore il reato di autoriciclaggio? Questo è ”enfantillage” (infantilismo, ndr). Non esiste una norma penale che possa intimidire chi vuole delinquere».



E allora perché è così entusiasta dell’annuncio di Renzi?

«Perché per la prima volta, pur cedendo all’emotività di chi vuole l’introduzione di nuovi reati, il presidente del consiglio ha parlato della necessità di un disegno organico di semplificazione normativa».



Quale dovrebbe essere?

«Se devo bussare a cento porte invocando cento leggi complicate per ottenere un provvedimento è probabile che una di queste porte rimanga chiusa finché qualcuno non mi dice che va ”oliata” per aprirla. Se potessi invocare una norma chiara, bussando a una porta sola, le occasioni e le tentazioni di corruzione sarebbero di molto ridotte».

E il Daspo ai politici e agli imprenditori corrotti?

«Sorrido con indulgenza benevola quando sento parlare di sanzioni. Preferisco parlare di prevenzione».



Torniamo all’inchiesta sul Mose. Il progetto è ultraventennale: la magistratura è arrivata in ritardo o sono saltati alcuni schemi che hanno disvelato il malaffare?

«La magistratura è arrivata quando sono pervenute le notizie di reato qualificate. Alcuni dicono che le voci a Venezia circolavano.Ma il gossip non può avere ingresso nelle indagini.Siamo partiti da verifiche a fini tributari e fiscali, da lì le indagini si sono estese in altre direzioni».



Senza le ”confessioni” dell’imprenditore Baita o della Minutillo ce l’avreste fatta lo stesso?

«Non posso rispondere nello specifico. Posso dire però che in un’inchiesta condotta col massimo riserbo e tra mille difficoltà - perché non dobbiamo dimenticare che la Guardia di Finanza indagava su se stessa - tutti gli elementi di prova si sono mano a mano allineati in una visione univoca».



C’è da attendersi ulteriori sviluppi?

«Le indagini non si esauriscono con i provvedimenti restrittivi. Ci sono altri filoni che proseguono».



Puntate a un livello superiore?

«Questo è riservato. Però è già emerso, e lo si legge nell’ordinanza, che vi sono stati denari destinati direttamente ai partiti, come nel caso del sindaco di Venezia. Altri denari, invece, a persone fisiche per interessi personali. Nel corso dell’indagine si vedrà se le somme date alle persone in quanto tali siano state anche devolute ai partiti. Ma questo è oggetto di un accertamento successivo».



E’ lo stesso sistema della Tangentopoli di vent’anni fa?

«”Plus ça change, plus c’est la meme chose”: piu’ cambia e più resta la stessa cosa. Come allora c’è un’assoluta indifferenza per la legalità. Di diverso c’è che oggi parliamo di somme stratosferiche: il rapporto è di uno a cento. Vent’anni fa, inoltre, i tre partiti - Pci, Psi, e Dc - costituivano un sistema blindato con gli imprenditori che pagavano. Ora il sistema è più sfilacciato e complesso. E più pericoloso».



In che senso?

«L’appropriazione indebita compiuta da un privato è grave, da un politico molto grave, da chi è pagato per controllare le attivita’ di gestione, come Guardia di Finanza o Corte dei Conti, è ancora più grave. Un sacrilegio se fatta da un magistrato penale, ma per fortuna in questo caso non ce ne sono di coinvolti».
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