Pausa pranzo d’estate. I consigli dell’Health Coach per la salute in tavola

Pausa pranzo d estate. I consigli dell Health Coach per la salute in tavola
Martedì 19 Luglio 2022, 12:00 - Ultimo agg. 28 Luglio, 16:00
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Nel libro “Health revolution, i cinque pilastri della salute”, l’Health Coach Annamaria Acquaviva spiega l’importanza di un percorso di salute studiato su misura per le persone a partire proprio dalla nutrizione, e fornisce alcune regole da seguire durante le ore di lavoro

L’Healt Coaching pratica anglosassone da poco diffusa anche in Italia si basa sul benessere come concetto olistico raggiungibile attraverso un metodo personalizzato e pensato nel rispetto del worklife balance. Questa figura, come sottolineato dalla nutrizionista e Health Coach Annamaria Acquaviva, è indispensabile per coadiuvare le pratiche di benessere relative alla persona all’interno del contesto lavorativo, e fuori, al fine di permettere “l’applicazione delle nuove evidenze scientifiche secondo i bisogni dell’individuo e toccando vari aspetti della sua vita”.

Trascorriamo gran parte delle nostre giornate a lavorare, gli ultimi dati ci dicono circa 2000 mila ore in un anno. La professionalità dell’Health Coach in che modo può coadiuvare quella del Welfare Coach nella progettazione di un piano nutrizionale che ridefinisca l’alimentazione delle persone a casa, per il lavoro da remoto, e in ufficio?

Sta prendendo piede il coaching come strumento di welfare aziendale, utile per aumentare la consapevolezza e la presa di decisioni dei dipendenti, volto a favorire un migliore allineamento fra valori aziendali e personali, a questo, si è affiancata ultimamente e dopo questi anni di emergenza, la figura dell’Health Coach. La salute è un concetto olistico, solo con un approccio a 360 gradi sul benessere della persona e solo curando ogni giorno tutti i vari aspetti della salute si costruisce un nuovo modus vivendi. Il cambiamento inizia con la conoscenza di se stessi, per questo risulta utile la figura dell’Health coach perché aiuta la persona a raggiungere la migliore versione di sé comportando benefici notevoli in ambito lavorativo.

Ha avuto simili esperienze con aziende, piccole o medie imprese, che l’hanno contattata per questo tipo di consulenza?

Durante la mia esperienza lavorativa ho svolto corsi di welfare aziendale presso diverse realtà arricchendo così l’attività come Health Coach per fornire consigli personalizzati alle singole persone pensati su vari aspetti inerenti il lavoro e la vita privata. Il Medical Center da me fondato all’interno di Palazzo di Varignana ospita persone provenienti da tutto il mondo che non solo vogliono migliorare la forma fisica ma riequilibrare il loro stile di vita, favorire il sonno e contrastare lo stress, talvolta cronico e dovuto al burnout lavorativo. Quella di coach della salute, è un’attività fondamentale basata innanzitutto sulla trasmissione di un’educazione alimentare applicabile nella vita quotidiana, adattandola al proprio contesto e alla proprie abitudini di worklife balance. L’Health Coach viene incontro all’ospite ascoltando le sue abitudini e il suo obiettivo di salute e prepara un programma su misura pensato appositamente sulla sua storia e i suoi bisogni.

Secondo la recente indagine Nomisma per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT l’83% dei lavoratori preferisce pranzare nei ristoranti aziendali perché lo ritiene un servizio importante, grazie a qualità, salubrità e convivialità. A proposito di questo ultimo aspetto, passare la pausa pranzo in compagnia come momento di svago e socialità quanto è necessario per staccare la spina e come influisce sul benessere psicofisico del dipendente?

La pausa pranzo è un momento essenziale per alimentare la socialità tra i colleghi e promuovere il ritorno in ufficio e rappresenta un vero e proprio collante sociale. Molti momenti spensierati della nostra vita sono contraddistinti dalla condivisione del cibo perciò il rituale del “mangiare insieme” anche sul luogo di lavoro aiuta a migliorare l’unione, la motivazione e i rapporti tra le persone nonché è uno strumento di welfare aziendale che ha una ricaduta immediata sulla salute al lavoro e quindi sulla produttività e l’efficienza delle prestazioni.

Dopo la pandemia il sistema delle mense aziendali è divenuto sempre più obsoleto, i lavoratori prediligono infatti quello della “mensa diffusa” costituito da una rete di esercizi commerciali convenzionati (ristoranti, bar, trattorie, tavole calde etc.) dove consumare il proprio pasto aziendale. Ma quali cibi scegliere e dove? Quali sono gli abbinamenti più adatti a rispettare la salute e il benessere di coloro che poi torneranno in ufficio a lavorare e quindi devono essere sì appagati ma non appesantiti?

Per motivi di lavoro ritrovandoci spesso a consumare i pasti fuori casa, può risultare più complesso mangiare in modo equilibrato, ma ci sono alcuni consigli che si possono seguire.

Anche fuori casa ci si dovrebbe ispirare al modello di Dieta Mediterranea, inclusa dall’UNESCO tra le tradizioni considerate patrimonio mondiale immateriale dell’umanità e i cui benefici sono ampiamente dimostrati. Essa comprende in proporzioni equilibrate: cereali favorendo quelli integrali, proteine, frutta e verdura, olio extravergine di oliva e acqua, fondamentale per l’idratazione. L’ideale sarebbe avere a disposizione un piatto unico, come un’insalatona che contenga tutti i nutrienti essenziali: i carboidrati (come cous cous o farro), proteine (come legumi, pesce, uova, ecc), verdura, ma spesso abbiamo solo a disposizione la scelta di un primo piatto oppure di un secondo piatto. Qualunque scelta facciamo deve prevedere la presenza di verdura, infatti essa contribuisce al senso di sazietà in poche calorie, rallenta l’assorbimento di grassi e zuccheri e ci arricchisce di antiossidanti e sostanze essenziali, tra cui i preziosi composti fitochimici, cioè sostanze naturalmente presenti nei vegetali che caratterizzano la frutta e la verdura in base al colore e svolgono un fondamentale ruolo protettivo per il nostro organismo. Sia che scegliamo un primo piatto oppure un secondo piatto si deve prediligere il condimento a base di olio extravergine di oliva accostati a verdure o proteine cucinate in modo delicato. Non devono essere piatti troppo elaborati o eccessivi in carboidrati, per evitare di appesantire la digestione o i cali di concentrazione al lavoro. Per essere efficienti al lavoro è bene evitare salumi, formaggi stagionati, sottaceti, sottoli, salse e alcolici o bevande zuccherate e gassate.

Rispetto al suo osservatorio, ha avuto modo di comprendere quali sono le abitudini alimentari delle persone a lavoro e come queste incidono positivamente, o meno, sulla loro salute?

Secondo quello che ho potuto osservare distinguerei le persone in due categorie: chi è molto attento alle regole della sana alimentazione e chi no. Il primo gruppo spesso prepara il lunch box da casa (in caso di aziende non organizzate per i pasti o qualora i pasti proposti non risultino soddisfacenti), organizzandosi magari anche settimanalmente oppure in mensa predilige secondo, carne o pesce accompagnato da verdure e frutta a fine pasto. Il secondo gruppo si lascia tentare da pasti apparentemente più sfiziosi. Primi con condimenti pesanti, formaggi, al ristornate non riesce a resistere al vino e un dolce finale. Questi comportamenti alimentari non sono positivi per la salute né tantomeno per il rendimento lavorativo. Una digestione rallentata aumenta anche la produzione di acidi, favorendo il bruciore, inoltre soprattutto dopo i pasti abbondanti favoriscono la già citata sonnolenza post prandiale.

Lucia Medri

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