Ucraina, liberati i quattro osservatori Osce sequestrati dai ribelli

Ucraina, liberati i quattro osservatori Osce sequestrati dai ribelli
Venerdì 30 Maggio 2014, 08:48 - Ultimo agg. 19:56
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I quattro osservatori Osce arrestati dalle milizie ribelli di Lugansk sono stati liberati. Lo affermano gli stessi ribelli citati dall'agenzia russa Interfax. La notizia è confermata da fonti diplomatiche occidentali.



Intanto in Ucraina dell'est il conflitto si infiamma: un elicottero dell'aviazione di Kiev è stato abbattuto nei pressi di Sloviansk, la città a nord di Donetsk dove ha trovato la morte anche il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli.



Una strage Quattordici le vittime tra i militari ucraini, tra loro anche un generale. Il prezzo di sangue più alto pagato da Kiev dall'inizio dell'operazione antiterrorismo. E secondo i ribelli, gli elicotteri abbattuti sono due, ma al momento non c'è alcuna conferma.



L'offensiva militare delle forze ucraine nell'est del paese proseguirà «fino a che non sarà ripristinata la pace e non sarà tornata la vita normale». Lo ha dichiarato il ministro della difesa Mykhailo Koval a Kiev. «Le nostre forze - ha proseguito - hanno portato a termine la missione che era stata loro assegnata, liberando completamente dai separatisti il sud e l'ovest della regione di Donetsk e la zona nord della regione di Luhansk».



Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso «seria preoccupazione per il proseguimento della spedizione punitiva» nell'Ucraina orientale e auspica che «le nuove autorità ucraine mettano fine all'uso della forza contro la popolazione civile e organizzino un dialogo diretto con i rappresentanti delle regioni». Lo fa sapere il Cremlino in una nota, citata dalle agenzie, riportando il contenuto di una conversazione telefonica tra Putin e il premier turco Recep Tayyip Erdogan.



Aiuti umanitari Intanto la Russia annuncia che garantirà aiuti umanitari all'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. «È certo che li manderemo, ma non posso dire nulla su quelli militari, si deve chiedere all'Esercito», ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov. Per Kiev è «propaganda», «Mosca pensi alla Crimea», recita una nota del governo. Si combatte anche nella regione di Lugansk, dove da giorni le armi tacevano. Epicentro della battaglia la cittadina di Aleksandrovsk, circa 14 km a ovest dalla capitale dell'altra autoproclamate Repubblica secessionista dell'est Ucraina. Mentre la tensione è altissima a Kharkov, dove sono scesi in piazza i filorussi per chiedere che «il bagno di sangue voluto da Kiev» si fermi.



La Russia ha ritirato diverse migliaia dei 40mila militari che erano stati inviati nelle regioni di confine con l'Ucraina. Lo ha riferito il segretario della Difesa Usa, Chuck Hagel parlando di un passo «promettente» da parte di Mosca. Tuttavia, ha aggiunto, sono migliaia i soldati russi che rimangono ancora ammassati a ovest. «Non sono dove dovrebbero essere», ha spiegato Hagel, diretto a Singapore, prima tappa di un viaggio all'esto di 12 giorni (dopo Singapore andrà a Bruxelles, poi a Bucarest e in seguito in Normandia). Fonti della difesa americana hanno precisato al Washington Post che al confine con l'Ucraina rimangono sette battaglioni.



Alta tensione I morti di questi giorni accendono le micce: domenica a Odessa i simpatizzanti dei ribelli hanno annunciato nuove manifestazioni. Nella città portuale, settimane fa, si è consumata la strage più odiosa dall'inizio della crisi, con almeno 40 filorussi morti nel rogo del Palazzo dei Sindacati, dove cercavano riparo dagli estremisti di destra e ultrà decisi a vendicare scontri precedenti. Ieri a Donetsk si è svolto il macabro rituale funebre per decine di cadaveri, almeno una quarantina, di miliziani e civili morti nella battaglia dell'aeroporto. Le bare rosse, ammonticchiate nei viali alberati dell'immenso policlinico a due passi dal centro. I corpi caricati a bordo dei camion: alcuni sono partiti verso la Russia, tra i morti ci sono infatti almeno 30 cittadini della Federazione di Vladimir Putin. «Erano volontari arrivati per aiutarci», hanno detto i capi separatisti. Altre bare, e cadaveri, di miliziani e civili di Donetsk sono state invece portate via dai familiari.



Ceceni in campo Ma mentre i ribelli arringavano la folla di giornalisti, dall'altra parte di un ponte, nel viale principale della città, la sede dell'autoproclamata Repubblica popolare veniva messa sotto il controllo di almeno un centinaio di soldati del Battaglione ceceno Vostok (Oriente), che hanno sgomberato a colpi di ruspe le barricate di pneumatici e filo spinato messe in piedi nelle scorse settimane dai miliziani separatisti. Buona parte di questi ultimi, fino a ieri accampati all'interno del mastodontico palazzo, sono usciti dal portone principale bagagli in spalla. I volontari, come si definiscono, sono uomini addestrati, molti veterani dei campi di battaglia del Caucaso o dell'Afghanistan. Gli Ak47 sono scomparsi come le barricate: i ceceni sono armati con i più moderni Ak-12 e hanno gli rpg in spalla. La loro presenza, spiegano esperti osservatori, è un messaggio alle forze ucraine che di fatto assediano la città. I ceceni sono agguerriti, e non perdonano.
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