Campania, imprese vitali
nonostante la crisi

Campania, imprese vitali nonostante la crisi
Lunedì 3 Giugno 2013, 14:53 - Ultimo agg. 15:02
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Gli ultimi dati sull’andamento del numero di imprese nel Mezzogiorno, nel corso dei primi tre mesi del 2013, evidenziano come, nonostante la crisi, la loro tenuta sia complessivamente positiva e migliore di quella delle imprese italiane. Sono infatti oltre 1 milione e 600mila imprese, pari al 32,5% del totale italiano e con un calo solamente dello 0,6% rispetto al primo trimestre dello scorso anno, trend migliore di quello registrato su base nazionale (-0,8%). Volendo analizzare cosa è successo nello stesso periodo per il sistema manifatturiero, uno degli assi portanti dell’economia meridionale, vengono in evidenza poco meno di 140 mila imprese attive, con una contrazione dell’ 1,9% rispetto al 2012, inferiore comunque al dato nazionale che registra un calo del -2,2%.



Buone notizie, invece, dal settore agroalimentare, che è al primo posto nell’Italia meridionale per numerosità di imprese, con le sue oltre 26mila unità; esso infatti registra una tenuta sia nel Mezzogiorno (+0,2%) che a livello nazionale (-0,1%). Meno positive le performances degli altri settori, a conferma del periodo di grossa difficoltà di fare impresa, tanto nel Sud quanto nell’intero Paese. Risultano nel Mezzogiorno in sensibile calo, su base annua, ad esempio, il numero di imprese nel settore del mobilio (-4%), nel Metallurgico (-3,6%) nel Tessile-Abbigliamento (-3,2%), tendenze peraltro conformi alle dinamiche nazionali.





In questa dinamica generale, occorre sottolineare che in alcuni settori – anche a causa della crisi - è in corso un processo di progressivo, seppur lento, rafforzamento del tessuto produttivo; nel periodo analizzato si è assistito ad un aumento del numero di società di capitali nel Mezzogiorno (+3,3%) ben maggiore che a livello nazionale (+1,4%). Il relativo tasso di crescita, infatti, negli ultimi 5 anni è stato sistematicamente superiore nel Mezzogiorno rispetto alla media italiana. Questa tendenza ha determinato, nel Mezzogiorno, un aumento del peso percentuale delle società di capitale sul totale: passato dall’11% del 2008 (inizio crisi) al 14,3% del primo trimestre 2013.





Con riferimento al solo manifatturiero, il numero di società di capitali è cresciuto nel Mezzogiorno del +0,7%, (Italia -0,5%), ed in particolare nel settore agroalimentare (+2,7%; +2,1% Italia), nei trasporti (+0,5%; -1,8% in Italia), in quello della carta e stampa (+1,6%; -1,1% in Italia) e nel settore farmaceutico (+5% nel Sud; -5,7% in Italia).





Tra le regioni meridionali, la Campania si conferma un territorio con una significativa presenza imprenditoriale. Con oltre 468mila imprese, è seconda in Italia dietro soltanto alla Lombardia. Anche in Campania le imprese vanno rafforzandosi in termini strutturali, grazie ad un aumento delle società di capitali (+2,4%) superiore alla media nazionale. Nel complesso, le società di capitali del comparto manifatturiero rappresentano il 29,7% delle imprese manifatturiere in Campania, valore superiore al 23,7% registrato nel Mezzogiorno ed in linea con il dato nazionale. Segno di un nuovo slancio del sistema imprenditoriale della regione, seppur prendendo il dato con le dovute cautele.Infine, un dato interessante viene, dal numero dei titolari di azienda con un età inferiore ai 30 anni che rappresentano in Campania, l’8% del totale, dato superiore a quello del Mezzogiorno (6,9%) e, soprattutto, a quello nazionale (5,9%). Tale aspetto trova, peraltro, conferma negli ultimi dati sulle imprese giovanili (titolari under 35 anni) di Unioncamere (al 2011) che evidenziano come Napoli, con 39.355 imprese risulta la seconda provincia, dopo Roma (43.704) per numerosità di tale categoria di aziende.





Questi numeri raccontano di una particolare realtà imprenditoriale, in Campania e nel Mezzogiorno, in cui nell’ambito di un sistema produttivo che vede contrarre il numero di imprese attive, evidenzia al contempo una crescita ormai quinquennale delle più strutturate società di capitali, ed un maggior interesse diretto dei giovani alla guida delle imprese. Fattori questi che sotto certi aspetti lasciano ben sperare e su cui su può e si deve fare leva per innovare, dimensionarsi e crescere sui mercati internazionali.



*A cura di SRM e in collaborazione con il Banco di Napoli