Cocaina, Napoli e Firenze nuove capitali italiane

Cocaina, Napoli e Firenze nuove capitali italiane
di Daniela De Crescenzo
Mercoledì 29 Maggio 2013, 14:39
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In Europa, e anche in Italia, ci si droga sempre di meno. Si consuma meno cocaina (anche se Napoli la seconda citt italiana per l’uso di questa sostanza), meno eroina e anche meno cannabis. Con una sola, preoccupante eccezione: quella dei giovani e dei giovanissimi, sempre pi inclini a fumare spinelli. Perché, lo sostiene la rete, lo ripetono gli amici, «l’hashish e la marijuana non sono droghe». E se lo dice internet, pensano in troppi, è sicuramente vero. Tanto più che lo stesso web offre il modo di comprare piante, piantine, lampade e semi in maniera legale. Un paradosso che alimenta il consumo.



I numeri vengono da due fonti autorevoli: la relazione europea sulla droga e il dipartimento per le politiche antidroga che ieri ha anticipato alcune cifre del rapporto 2013 al Parlamento. Un dato inquietante, lo abbiamo già ricordato, riguarda Napoli: è Firenze la capitale della cocaina, ma al secondo posto nella classifica troviamo il capoluogo campano che stacca pure Roma e Milano.



Il capo del dipartimento politiche antidroga, Giovanni Serpelloni, spiega: «I dati dell'analisi delle acque reflue dimostrano che il maggiore utilizzo di cocaina si ha a Firenze dove si consumano 9,5 dosi al giorno ogni mille abitanti. Subito dopo c’è Napoli dove se ne utilizzano 9,1, Roma con 8,7 e Milano con 6,5». E non solo: la Campania è una delle Regioni italiane dove si continua a morire di droga con maggior frequenza: il record negativo spetta alla Toscana seguita dal Lazio, dalla Sardegna, dalle Marche e dalla nostra Regione che si colloca ben oltre la media nazionale.

Serpelloni anticipa anche i dati, allarmanti, su un’indagine italiana, condotta su un campione di 45mila studenti: il 21,43 per cento ha fatto uso almeno una volta di cannabis negli ultimi dodici mesi, con una crescita di due punti percentuali rispetto all’anno precedente. Al contrario, tra la popolazione generale (15-64 anni), il fenomeno è in calo, come dimostrano anche i dati sulla concentrazione di sostanza nelle acque reflue rilevata in 18 città. E i dati italiani sono in linea con quelli del resto d’Europa.



Il fenomeno, dunque, è generale: «I dati europei, che dimostrano un calo dei consumi generalizzato, ci rendono ancora più convinti che il fronte della droga può essere vinto e che la presa di consapevolezza da parte dei giovani sulla necessità ed opportunità di non usare nessun tipo di droghe è un fattore fondamentale per prevenirne il consumo. Il dato più significativo nei giovani è la corrispondenza tra l’uso di cannabis e la diminuzione della percezione del rischio di pericolosità di questa sostanza».



I ragazzi non avvertono il pericolo perché chi gli sta intorno non riesce a mostrarglielo. «Un'altra variabile importante nel condizionare i comportamenti degli adolescenti - spiega Serpelloni -è il grado disapprovazione sociale trasmesso ai giovani da famiglie, scuole, Stato e coetanei: indagini scientifiche dimostrano che se questo diminuisce aumenta il consumo». Ed è proprio quello che in molti casi succede, come testimoniano gli operatori, dagli insegnanti agli assistenti sociali, che con i ragazzi hanno un contatto più diretto. Tutti denunciano l’influsso, in questo caso negasto, della rete.



E l’esperienza sul campo viene confermata da quella proposta dalla relazione dell’osservatorio europeo dove si sottolinea: «Internet pone sfide sempre più ardue sia come meccanismo che favorisce la veloce diffusione di nuove tendenze, sia come mercato anonimo in rapida crescita su scala mondiale».

Il paradosso è che se per i ragazzi il rischio aumenta, gli adulti sono più spesso al sicuro: il consumo di stupefacenti, pur restando generalmente molto elevato (77 milioni di adulti nel biennio 2011- 2012 hanno fatto uso di cannabis; 1,4 milioni sono i consumatori problematici di oppiacei), continua a diminuire.
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