Si era sposato con una brasiliana e aveva avuto due figli. Si faceva chiamare Francisco de Castro Visconti, imprenditore di successo con gestione di numerose attività, tra società di servizi e ristoranti.
Era in realtà un boss inserito nella lista dei latitanti più pericolosi: Pasquale Scotti, storico capo della Nuova Camorra Organizzata cutoliana, si nascondeva dal 1984. Una latitanza durata 31 anni interrotta oggi, quando è stato arrestato in Brasile, a mezzogiorno ora locale.
La prima frase che ha detto quando è stato fermato dalla polizia brasiliana è stata un criptico «Pasquale Scotti è morto nel 1986».
Scotti era ricercato dal 1985, per omicidio ed occultamento di cadavere ed altro.
Il superlatitante si nascondeva a Recife: ed è lì che gli uomini della Squadra mobile di Napoli, coordinati dai primi dirigenti Fausto Lamparelli e Lucio Vasaturo, lo hanno stanato. Scotti è stato catturato in una panetteria mentre stava comprando i dolci. Dalle foto scattate oggi gli inquirenti non escludono che nel tempo si sia sottoposto a qualche intervento chirurgico di plastica facciale.
Il suo nome faceva parte dell'elenco dei dieci super-ricercati inseriti nella lista delle «primule rosse» stilato dal ministero dell'Interno. Scotti deve scontare diversi ergastoli per omicidio, estorsione e vari altri reati associativi. Iniziò la propria «carriera» criminale come killer: era uno degli uomini del commando di fuoco della Nco capeggiata da Raffaele Cutolo.
Nel tempo ne fece, di strada, fino a diventare un boss temuto e rispettato. Le indagini tese alla sua cattura non si erano mai interrotte. Ultimamente il fascicolo era coordinato dai sostituti della Direzione distrettuale antiimafia di Napoli Ida Teresi e Marco Del Gaudio. A incastrare Scotti è stata la comparazione delle impronte digitali.