Oli esausti? Ecco perché vanno smaltiti in modo corretto| I consigli

Oli esausti? Ecco perché vanno smaltiti in modo corretto| I consigli
Sabato 27 Giugno 2015, 09:36 - Ultimo agg. 29 Giugno, 17:47
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Il rispetto per l'ambiente, oggi, deve essere visto come un dovere da parte di tutti. Praticarlo significa anche fare attenzione alla raccolta dei rifiuti, attuando la differenziata, fondamentale per ridurre l'inquinamento perché suddividerli in base alla loro tipologia consente di smaltirli e recuperarli in modo adeguato, causando alla natura il minimo danno possibile.







Gli oli e l'inquinamento. Tra i rifiuti da smaltire ci sono gli oli vegetali esausti, la cui raccolta, specialmente a livello domestico, non viene attuata a dovere. Mentre nel caso di altri rifiuti, come gli organici, la carta o la plastica, si tende ad operare in modo corretto, in questo ambito ancora non lo si fa, forse anche per la mancanza di un'esaustiva informazione ed educazione al riguardo. Non tutti infatti sanno che per smaltire 1 solo litro d'olio la natura impiega ben 10 anni e che quello stesso litro di olio può inquinare 1 milione di litri d'acqua.



Le regole in casa. E questo vale anche per gli oli residui della frittura in cucina o prodotti nell’ambito di attività di preparazione e conservazione dei cibi in casa (olio di frittura o da conservazione degli alimenti in scatole o barattoli). Sono difatti fortemente inquinanti per l’ambiente, se vi vengono immessi in modo inopportuno: la combustione incontrollata di questi oli genera sostanze tossiche che poi noi respiriamo e se finiscono nell'acqua senza esser prima filtrati quantomeno diminuiscono notevolmente la quantità d'ossigeno disponibile per animali e piante; se invece vengono sversati su un qualsiasi terreno si creano danni gravissimi all'equilibrio dell'ecosistema, perché depositandosi nel sottosuolo producono un film sottilissimo intorno alle particelle di terra, generando una barriera tra queste, l'acqua e le radici capillari delle piante, impossibilitate così ad assumere nutrimento; se riescono addirittura a raggiungere la falda freatica, formano uno strato di 3/5 mm di spessore, che si muove con la stessa falda verso valle e può perfino arrivare a pozzi di acqua potabile, anche estremamente lontani, con le comprensibili gravissime conseguenze per chi berrà quell'acqua e dunque per la salute pubblica.



Cosa fare allora? Contribuire al sistema ecologico di raccolta di questo tipo di rifiuti, depositandoli in appositi contenitori da consegnare alla aziende raccoglitrici autorizzate iscritte al C.O.N.O.E. (Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali ed animali esausti, istituito dall'art.47 del d.lgs. 22/97): così, sia le famiglie che gli esercizi commerciali possono agevolmente smaltire, senza peraltro un grosso impegno, tutto l'olio esausto derivante dall'uso domestico o commerciale.



I contenitori, forniti gratuitamente, sono in plastica a chiusura ermetica e molto pratici, con un bocchettone antiunto e un sistema di filtraggio brevettato. Le ditte specializzate - come la Fargeco (www.fargeco.com) - prelevano l'olio così raccolto ogni giorno, passando, con autocisterne e furgoni appositamente attrezzati, presso ristoranti, pizzerie, pub, friggitorie, panetterie e supermercati, ma anche stabilimenti balneari e tutte quelle altre attività che producono oli da frittura e di conservazione dei cibi.



Solo così si potrà far sì che gli oli esausti non vengano più smaltiti compiendo gesti incivili ed estremamente dannosi per l'ambiente e quindi per gli uomini.







EDUCARE LE FAMIGLIE ALLA RACCOLTA PER PROTEGGERE NOI E L'AMBIENTE



È specialmente in ambito domestico che non si seguono le buone norme per uno smaltimento dell'olio vegetale esausto che non danneggi la natura (il settore ristorazione è obbligato invece, per legge, allo stoccaggio degli oli di frittura esausti e al loro conferimento al C.O.N.O.E. o, per esso, alle aziende di raccolta incaricate).



Ogni famiglia ha le proprie abitudini al riguardo, spesso sbagliate: c'è chi butta l'olio di frittura o di alimenti conservati nello scarico del lavello, chi nel water e chi, peggio ancora, nelle fognature o nei classici bidoni della spazzatura. Tutti gesti che hanno conseguenze gravissime per l'ambiente ed aumentano i costi a carico della collettività (es.: per la depurazione delle acque). Altra credenza da sfatare è che l'olio di frittura sia un ottimo concime per le piante: infatti, se messo nella terra non solo crea uno “schermo” che impedisce ai vegetali di trarne il nutrimento, ma impoverisce il terreno tutti i microorganismi che ci vivono e sono fondamentali per la vita della flora stessa.



Il comportamento corretto da tenere è invece quello della raccolta in apposito recipiente in plastica, da tenere sul terrazzo o in un angolino della cucina, in cui appunto (una volta freddato, se di frittura) versare l'olio usato; quando il contenitore sarà pieno lo si potrà portare presso le “isole ecologiche” oppure i supermercati che effettuano il ritiro gratis, dove passeranno a prelevarlo i mezzi delle aziende autorizzate nello smaltimento.



Sarebbe certo auspicabile, per promuovere l'attitudine alla differenziata da parte dei privati coscienti della sua importanza, che la pubblica amministrazione organizzasse anche per gli oli esausti una raccolta porta a porta o collocasse un maggior numero di stazioni di raccolta, dislocandole in vari punti delle città, rendendo più semplice - per chi è rispettoso della natura e la vuole preservare - mettere in atto le pratiche adeguate per farlo.
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