UN ANNO SENZA PINO DANIELE, IL TRIBUTO DEL MATTINO.IT

UN ANNO SENZA PINO DANIELE, IL TRIBUTO DEL MATTINO.IT
Domenica 3 Gennaio 2016, 13:12 - Ultimo agg. 6 Gennaio, 11:48
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(Clicca qui per rivedere la diretta)

Si chiude con l'ultima intervista a Pino Daniele, trasmessa a distanza di un anno dalla sua morte, la lunga diretta web-tv organizzata dal quotidiano Il Mattino e condotta dal giornalista Federico Vacalebre con tanti ospiti nello studio di via Chiatamone: dal fratello cantautore Nello Daniele (la famiglia d'origine si è poi ritrovata per una messa in suffragio nella chiesa del quartiere) al musicista Rino Zurzolo, amico di sempre. E poi, Enzo Avitabile, il suo fotografo personale Alessandro D’Urso, Joe Amoruso, Sal Da Vinci, Lino Vairetti, tra gli altri. Innumerevoli anche i videomessaggi trasmessi: da Rocco Hunt a Fiorello, da Malika Ayane ad Alessandro Siani, con Teresa de Sio che ha annunciato una canzone dedicata al Nero a metà. 

Fu proprio il Mattino.it  a dare la notizia della morte dell'artista, nella notte tra il 4 e 5 gennaio 2015: alle 3.53 un primo lancio, alle 4.56 l’atroce conferma. Oggi la giornata dedicata al ricordo, con alcuni straordinari omaggi musicali in diretta e gli interventi anche di Massimo Ranieri, James Senese, Sergio Cammariere, Serena Autieri, Pietra Montecorvino, Rocco Hunt, Federico Salvatore, Tullio De Piscopo, Marzo Zurzolo, Daniele Sanzone...

GLI ARTICOLI - La sua morte negli articoli e nei ricordi pubblicati sul Mattino.it

LE IMMAGINI - Le foto più emozionanti ed il lungo omaggio dei fan

I FILMATI - L'ultima videointervista, le sue canzoni, le lacrime e i funerali



 


LA DIRETTA TESTUALE

NELLO DANIELE. Il primo degli ospiti in studio è il fratello di Pino, musicista, che da poco ha pubblicato il libro-ricordo con Antonio D'Errico "Je sto vicino a te" (Mondadori). Con Nello c'è il fotografo ufficiale di Pino Daniele, Alessandro D'Urso. «Napule è rappresenta ancora oggi la bandiera di Pino, quella in cui ci riconosciamo tutti - racconta -. Non accetterò mai la morte di mio fratello, per me non se n'è andato. Il 31 dicembre, cantando in piazza Plebiscito, sentivo Pino vicino. Da ragazzo lo ricordo seduto sul pavimento con gli spartiti a terra, ho attinto molto da lui e ho deciso di fare anche io il musicista. La prima copertina che portò a casa fu il 45 giri "Che calore". Lui si faceva aiutare a scrivere i testi da zia Bianca, che era maestra di scuola». Nello Daniele, voce e chitarra, canta nello studio della web tv del Mattino «Je sto vicino a te», poi è la volta di «Quanno chiove». Ma l'artista annuncia anche l'idea di inaugurare il 19 marzo il museo Pino Daniele in piazza Municipio, in un piano dell'Hotel Londres. 

ALESSANDRO D'URSO. «Non è stato facile convincere Pino a fare la copertina del disco "Che dio ti benedica" - ricorda l'autore di una mostra fotografica al Pan di Napoli, aperta fino al 10 gennaio, dal titolo "Addòve" - ma per me fu una gioia indescrivibile, e da lì partì la nostra collaborazione durata 25 anni. Ricordo i tour speciali con De Gregori, Ron e Fiorella Mannoia come quello con Pat Metheny». 

FIORELLO. In un videomessaggio ricorda: «Avevamo i figli nella stessa scuola. Era una persona simpatica, con la battuta pronta. Era bello ritrovarsi e scambiare battute. Ho avuto l'onore di duettare con lui in 'Stasera pago io' e cantammo 'Napule è'. La sua musica è sempre presente, le sue canzoni continuano a essere nell'aria. Il primo concerto che ho visto nella mia vita è stato uno dei suoi. In Sicilia era un mito. Andai a vederlo a Siracusa». Poi parte un omaggio in musica sulle note di «Quanno chiove».

FEDERICO VACALEBRE. «Fra i maestri della canzone napoletana che influenzarono Pino Daniele ci furono Sergio Bruni e Roberto Murolo. In un mondo dominato da nuovi suoni, da Santana ai Cream. Da quel mélange partì la sua rivoluzione». Segue l'ascolto di «It's now or never», la versione di Elvis Presley di «'O sole mio», secondo Pino. «'Je so pazzo' è una canzone politica - racconta il giornalista del Mattino - oggi è il nome di un centro sociale. Con la Fondazione Mediterraneo e la Fondazione Pino Daniele aprirà in piazza Municipio il museo di Pino Daniele». 

I VIDEOMESSAGGI DEI LETTORI. Spazio anche al ricordo dei cittadini con videomessaggi durante la diretta nel bar Mexico in piazza Dante a Napoli: tutti i contributi mandati in onda durante la giornata.

RINO ZURZOLO. Molto più che il contrabassista di Pino Daniele, uno degli amici del primissimo periodo, quando tutto è nato. «Io e Pino ci siamo conosciuti giovanissimi, in adolescenza - racconta il musicista -, avevamo amore e passione per la musica. Io avevo 10 anni, lui 14. Ci riunivamo con il nostro primo gruppo, i Batracomiomachia. Andavamo in un posto a Pianura, con una Cinquecento. Stavamo lì dal pomeriggio fino a notte, per il solo piacere di fare musica. Facevamo musica di ricerca, orientati verso il prograssive. Poi Pino fece dei pezzi in napoletano per farli cantare a qualcuno. Si decisero a farli cantare a lui, e tutto iniziò. Quando, anni dopo, ci siamo riuniti, sembrava che avessimo fatto un concerto la sera prima». 

JAMES SENESE. Il sassofonista 'nero napoletano' James Senese in un videomessaggio: «Io e Pino eravamo come due fratelli - dice -, ci sentivamo spesso per telefono. Io ho vissuto con lui come con mia moglie, per me era quasi come un figlio». 

RAIZ. Il cantante napoletano Raiz ricorda Pino attraverso vidoclip di alcune cover come «Notte che se ne va». «I musicisti napoletani non posso prescindere da Pino Daniele - spiega -. Ha cambiato modo di fare musica a Napoli. Abbiamo lavorato secondo il suo modo: ha messo insieme il jazz rock con la tradizione partenopea. Con gli Almamegretta abbiamo fatto cose simili». 

JOE AMORUSO. «Ho conosciuto Pino nel giugno '79 - racconta il musicista nello studio della web tv del Mattino. - Sapevo che lo avrei incontrato, era destino. Io imparai 30 pezzi suoi in pochi giorni e mi chiamò Nembo Kid. I musicisti di quel tempo avevano già l'America dentro e sapevano far gruppo. Avevamo suonato nei locali americani e ti buttavano fuori se non avevi il loro sentimento. Nel 2008 ci fu la nostra reunion, fummo tutti d'accordo: ce lo chiedevano i fan». 

SPEAKER CENZOU. Il rapper (in studio con Dj Uncino e Peppò) deve molto a Pino Daniele, che in qualche modo ha inventato il genere napoletano. «In America un personaggio come George Clinton è stato un'icona per il rap e come il funk. Pino è così per i napoletani. E' stato rapper per la sua era, secondo il suo codice comunicativo. Pochi giorni dopo la morte di Pino trovai riparo in beat. Ne è venuta fuori una canzone in cui c'era il mio feeling sul lutto».

ROCCO HUNT. Per il giovane rapper, Pino è un mito, una leggenda. «Un altro come lui nascerà tra mille anni. Ha rappresentato la nostra terra, il nostro orgoglio partenopeo e sudista. Anche a Milano i tassisti mi dicono di essere cresciuti con la musica di Pino Daniele. Ho avuto l'onore di condividere il palco con lui, ma stonai una nota. Lui mi chiamò di notte e mi disse di cambiare canzone. Noi rapper speriamo di essere l'allegra conseguenza di quegli anni d'oro. A Sanremo ci sarà un beat per Pino».

PIETRA MONTECORVINO. La cantante napoletana  non dimentica il mito Pino Daniele e in un videomessaggio intona "'O ssaje comme fa 'o core", canzone di Pino scritta con un altro grandissimo: Massimo Troisi. L'omaggio prosegue con la clip di una sua interpretazione di «Bella 'mbriana».

SAL DA VINCI. In studio, il cantante partenopeo racconta: «Mi sono innamorato della musica di Pino a 9-10 anni. Nel momento in cui la sceneggiata napoletana prendeva terreno. Pino mi ha aperto mentalmente una strada da cui vedere oltre. Mio padre Mario si ostinava a dire, ascoltando le musicassette di Pino: 'Ma cosa sta dicendo?'. Poi s'innamorò anche lui e capì l'importanza del suo linguaggio post-tradizione. E' stato l'anello di congiunzione con il mondo moderno. E mi ha stimolato vocalmente: ho scoperto di avere una voce grazie a lui. Suonavo con la batteria i suoi pezzi, imparando un senso ritmico. Mi dispiace per lo sciacallaggio che si è verificato su Pino, al quale non ho voluto partecipare. Incontrai Pino a una festa di Carnevale a casa di Gigi D'Alessio. Era vestito da marinaretto, io da donna. Gigi da capitano, la Tatangelo da sciantosa. Io volevo sprofondare... Mi sono seduto al suo fianco e abbiamo parlato. Mi disse che sua madre veniva a vedere a teatro le commedie in cui recitavo da piccolo. Io ero imbambolato... Mi sono struccato e ho fatto una foto con lui. Mi stringeva e cercava di proteggermi. Lui mi ha chiesto: 'Perché non ci siamo incontrati prima?'». 

MONICA SARNELLI. La cantante, che ha omaggiato Pino Daniele con i progetti "Lazzare felici" e "A testa in giù", nel videomessaggio omaggia l'artista scomparso proprio con il pezzo "A testa in già". 

ENZO AVITABILE. Il grande artista napoletano fa sua "Terra mia" dell'amico Pino Daniele. «Terra mia, ma anche terre nostre. Consumiamo ogni giorno una contemporaneità di Pino Daniele. Lo faremo durante il concerto dell'Epifania e durante il memorial del 19 marzo. Il nostro primo gruppo fu quello dei Batracomiomachia e suonavamo nelle grotte vicino al cimitero delle Fontanelle. Volevamo fare una musica nostra ma ci piacevano le cose americane. Suonavamo in occupazioni di emergenza come le occupazioni scolastiche o i festival dell'Unità. 'Terra mia' lo portò come primo brano, suonato col gruppo. Ci raccontò che gli volevano fare un contratto da solista perché, dissero i discografici, i gruppi litigano. Io collaborai al suo primo disco: è il ricordo del passaggio da una musica amatoriale a una professionale. L'essenza nostra era la musica, la parola. Usare parole vere». Avitabile poi suona "E' ancora tiempo", l'ultimo brano cantato con Pino. «Il nostro rapporto era vero: ci dicevamo tutto, nel bene e nel male, e ci capivamo. Quando lui cantava in napoletano, io lo facevo in italiano. E quando lui ha cominicato a cantare in italiano, io ho fortamente cantato in napoletano. Pino era senza filtri». 

LUIGI DE MAGISTRIS. In studio il sindaco di Napoli spiega: «Pino è il corpo di Napoli. Il suo allontamento dalla città non ha creato una cesura. Penso al flash mob e ai funerali al Plebiscito. C'è avvicinamento musicale di Pino negli ultimi anni con la città, quasi avesse sentito il bisogno di tornare alle sue origini, per ricongiungere il cerchio. Identità totale tra Napoli, Pino e la sua musica: non avrà mai fine. Dobbiamo rendere stabile la data del 19 marzo per il legame Napoli-Pino Daniele. Speriamo di annunciare un concertone al San Paolo. Non ci saranno problemi con De Laurentiis. Il popolo scrive la storia: dopo il flash mob in 7 ore abbiamo organizzato il funerale a Napoli. C'era un silenzio partecipativo; solo una città come Napoli poteva permetterlo».

ALESSANDRO BARBANO. Il direttore del Mattino, Alessandro Barbano, interviene alla web tv del Mattino: «E' passato un anno dalla notte della morte di Pino. Capimmo che non dovevamo fermarci: occorreva fare qualcosa di più per Pino Daniele. Così facemmo un libro-omaggio per Pino Daniele, che riscosse grandissima partecipazione di pubblico con 160mila copie distribuite. Ora siamo qui per mantenere impegno ed entusiasmo. L'inserto speciale con il giornale di oggi è un nuovo tributo per le idee e la passione di Pino. Non conoscevo la canzone 'Libertà', scritta da lui a 17 anni ed è una canzone che è lettura anticipatrice della realtà e propone un modello alternativo originale. Come te lo spieghi? Con lo spirito hegeliano del tempo. La data drammatica del 4 gennaio è anche una festa, però c'è qualcosa che si riattiva e ritorna».

VINCENZO CALENDA. Al Mattino anche il collezionista di Pino Daniele, che racconta: «Je so' pazzo» fu una folgorazione e cominciai a comprare tutti i dischi di Pino. Venivo da una trazione musicale fatta da Mario Merola e altri, ma in quegli anni si cercava una nuova identità musicale. La guerra portò gli americani a Napoli e i giovani musicisti furono contaminati da una nuova ondata; penso a Mario Musella e a James Senese. Prima di loro, Carosone. Pino Daniele si colloca in quel momento storico. Da allora cercai tutti gli oggetti che avessero a che fare con lui. Ad oggi abbiamo circa 1300 pezzi. Abbiamo fatto una grande mostra di oggetti al Pan; tra gli oggetti più originali, tante sue collaborazioni all'estero. Lo sapevate che Pino ha scritto anche per lo Zecchino d'oro? Con Tegolino, nel 1990». 

GIGI D'ALESSIO. In un videomessaggio il cantante sottolinea: «Pino è andato via ma quello che ha scritto è per sempre».

SERENA AUTIERI. L'attrice napoletana canta "Terra mia" in un videomessaggio per la web tv del Mattino. 

TERESA DE SIO. L'artista parla così di Pino Daniele in un videomessaggio: «Io e Pino abbiamo cominciato insieme. Io con la musica popolare e lui con il blues. Benché fossimo diversi, avevamo una cosa potentissima in comune: siamo napoletani. Per un periodo a Napoli ci chiamavano il re e la regina. Finché lui mi ha cercata due anni fa per i bellissimi concerti del Palapartenope. Lui ha anche scritto per me, lo fece con 'Nanninella'. Lavoro a una canzone dedicata a lui e che si intitola ''O Jammone'. Pino sta sulle facce della gente, sulla facciata dei palazzi, per le strade. Non possiamo salutarlo che con la musica». 

TONY ESPOSITO E TULLIO DE PISCOPO. Ricordano l'amico Pino con un videomessaggio speciale: è una jam session di percussioni. 

CLAUDIA MEGRE'. Parla della sua infanzia: «Da bimba i primi dischi che ho avuto l'onore di ascoltare sono stati quelli di Pino Daniele. Qualche anno fa mi imbucai nel backstage di un suo concerto. Credo che lui sia stato l'unico artista che ha combinato il sound partenopeo e quello americano». Segue l'omaggio musicale, voce e chitarra: Megré intona "Quanno chiove".

DANIELE SANZONE. Con emozione l'artista afferma: «Pino Daniele è arrivato al popolino e all'intellettuale. Insieme cantautore e musicista». E aggiunge: «Abbiamo perso il nostro Bob Marley».

FEDERICO SALVATORE. Altro videomessaggio per ricordare, da napoletano, un artista simbolo di Napoli.

SERGIO CAMMARIERE. Il cantautore in un videomessaggio così descrive la carriera di Pino Daniele: «Dalla fine degli anni 70 la sua musica è stata innovativa, le sue canzoni sono opere d'arte dal punto di vista letterario e armonico. Un anno dopo è giusto ricordarlo come esempio».

ENZO GRAGNANIELLO. Usa la parola «nostalgia», in questa circostanza, per ricordare l'artista e l'amico di infanzia.

LINO VAIRETTI. Sue le prime foto di Pino Daniele. «Fu lui a chiedermele, e a venire a casa mia, assieme a Dorina e a Claudio Poggi, ai Camaldoli, dove posò con la mia chitarra 12 corde. Dopo la sua morte ho ritrovato scatti inediti». L'ex Osanna rivela: «Lo conobbi nel '75 dopo un concerto e mi chiese anche di ascoltare alcuni suoi provini inediti, che pure conservo gelosamente. In quella circostanza venne a casa di mia madre assieme a Rosario Jermano, suo vero amico». Per il suo carattere, «poi, per molti anni, l'ho addirittura odiato. Scrissi addirittura un brano su questo. Ma non ho mai non amato la sua musica. L'8 gennaio, al club di Cava, farò un omaggio dedicato a Pino, che oggi sento più vivo che mai». Pino per sempre...

MALIKA AYANE. «Non l'ho mai conosciuto, ma le sue canzoni mi fanno pensare a mia madre: le canticchio in cucina», dice l'artista in un videomessaggio.

ALESSANDRO SIANI CON CHRISTIAN DE SICA E STASH. Omaggio sul palco del teatro Augusteo e cori da stadio per il Nero a metà.

GNUT. «Le canzoni di Pino sono lezioni di vita, i suoi testi, soprattutto, sono un faro». Claudio Domestico intona "Cammina cammina": è il momento più emozionante del suo intervento al Mattino.it.

MARCO ZURZOLO. In tournée, da ragazzo, con Pino Daniele. «Ma oggi diventa anche difficile cantare le sue canzoni: il suono della sua voce può farlo solo lui. Tutto il resto diventa strano», spiega il musicista. Poi il suo "esperimento" con il sassofono al ritmo di "A me me piace 'o blues": esperimento riuscito "a piene note".

DIANA RONCA E CLAUDIO DE BARTOLOMEIS. Loro raccontano che con il pianista Joe Amoruso è nata l'idea di registrare "Terra mia": un'iniziativa corredata dalle foto, con la mano sul cuore, in difesa di tanti beni comuni inviate da tantissimi napoletani e non solo. «I testi di Pino Daniele sono poesie. Come me, tanti si sono così avvicinati alla musica», aggiunge de Bartolomeis.

 

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