Terrorismo Isis, la rete in Italia, arrestato un algerino a Salerno: forniva documenti falsi ai jihadisti

Terrorismo Isis, la rete in Italia, arrestato un algerino a Salerno: forniva documenti falsi ai jihadisti
di Michela Allegri e Cristiana Mangani
Domenica 27 Marzo 2016, 13:06 - Ultimo agg. 15:50
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Blitz a Bellizzi, in provincia di Salerno. Così la polizia ha arrestato un algerino collegato agli attentati di Bruxelles e Parigi. Si chiama Djamal Eddine Ouali e nei suoi confronti le autorità belghe avevano emesso un mandato di arresto europeo. Faceva parte della rete per i falsi documenti dei terroristi. Il suo nome era emerso nelle perquisizioni effettuate a ottobre 2015 in un sobborgo di Bruxelles, Saint-Gilles: in quell'occasione vennero sequestrate mille immagini riferibili a falsi documenti d'identità. Analizzando il materiale, è emerso che tra i falsi documenti c'erano le foto e gli alias di tre terroristi appartenenti al gruppo che ha progettato e realizzato gli attacchi di Parigi e Bruxelles. Si tratta di Soufiane Kayal, alias utilizzato da Najim Laachroui, uno dei due kamikaze dell'aeroporto di Bruxelles; Samir Bouzid, alias utilizzato da Mohammed Belkaid, l'uomo rimasto ucciso nel blitz che ha portato alla cattura di Abdeslam Salah; e Yassine Baghli, alias utilizzato dallo stesso Salah.

L'ALTRO FERMO
Ma c'è un altro filo che collega l'Italia a Parigi e Bruxelles. Che parte anche da una cittadina in provincia di Brescia, si attorciglia nei paesi di Schengen e s'interrompe a Giessen, settanta chilometri da Francoforte. È qui che Mohammed Lahlaoui è finito in manette, sospettato di essere un jihadista legato agli attacchi terroristici che hanno sconvolto la Francia e il Belgio. Lahlaoui, marocchino classe 1987, è una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine italiane. Tra il 2007 e il 2014 ha vissuto a Vestone, 4.384 abitanti nel bresciano, dove ha accumulato una sfilza di precedenti penali. Nel suo cellulare la polizia tedesca ha trovato due messaggi che potrebbero collegarlo a Khalid El Bakraoui, kamikaze che il 22 marzo si è fatto esplodere nella metropolitana della capitale belga. Il 28enne potrebbe essere legato anche all'ex super latitante Salah Abdeslam, uno dei terroristi responsabili della strage di Parigi arrestato la scorsa settimana in Belgio. A rivelarlo è il settimanale tedesco Der Spiegel.

IL DOCUMENTO
Mercoledì sera, a Giessen, la polizia ha fermato Lahlaoui per un normale controllo. Esaminando il suo documento d'identità, ha scoperto che aveva precedenti penali sia in Italia che in Germania e per questo motivo non poteva rientrare nelle frontiere europee dello spazio di Schengen. Analizzano il suo cellulare, gli inquirenti hanno poi trovato due messaggi che potrebbero collegare il giovane al commando jihadista. Gli sms risalgono a martedì mattina, giorno degli attentati in Belgio. Il primo contiene il nome di El Bakraoui. Nel secondo, invece, c'è scritto “fin”, che in francese significa “fine”. È la tempistica a inquietare. L'ultima comunicazione è scattata alle 9.08, esattamente tre minuti prima che Khalid azionasse il detonatore della cintura esplosiva che indossava. La polizia ha anche trovato documenti che attesterebbero la presenza del ventottenne in ospedale per una ferita da taglio, il 18 marzo 2016, giorno dell'arresto in Belgio di Salah. Secondo l'emittente tedesca Zdf il ricovero sarebbe avvenuto in un ospedale di Bruxelles. Il sospetto degli investigatori è che il giovane fosse insieme al super ricercato poco prima dell'arresto nel quartiere Molenbeek. Al momento del fermo era in possesso di una falsa patente italiana.

La permanenza in Italia del presunto jihadista inizia 9 anni fa. È il 2007, Lahlaoui arriva da clandestino e si rifugia a casa della madre, prima a Vestone e poi nella minuscola frazione di Nozza. Il soggiorno nel bresciano è certificato da un elenco di precedenti penali: l'ultimo è un arresto per evasione mentre il giovane si trova ai domiciliari per reati che vanno dal tentato omicidio, al porto d'armi abusivo, al furto. Lahlaoui sconta la pena nel carcere di Canton Mombello ed esce con le spalle appesantite da un decreto di espulsione. Invece di tornare in Marocco, però, si trasferisce in Germania. Anche tra Berlino e Bielefeld ha problemi con la giustizia: accumula denunce per truffa e si guadagna il divieto d'ingresso nell'area Schengen. Nel paese tedesco, Lahlaoui rientra da clandestino e riesce a passare praticamente inosservato fino a mercoledì sera, quando viene fermato per un normale controllo a Giessen, a una settantina di chilometri da Francoforte.

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