Il 22 giugno scorso la Cassazione aveva annullato con rinvio al Riesame l'ordinanza a carico del fratello del boss, ritenendo non affidabili i collaboratori di giustizia utilizzati nelle indagini, ovvero Massimiliano Caterino, ex braccio destro di Zagaria, e Generoso Restina, vivandiere del capoclan durante la latitanza. La vicenda relativa al Jambo, la cui proprietà, secondo l'accusa, sarebbe riconducibile proprio a Michele Zagaria, venne alla ribalta nel dicembre del 2015 quando scattò il blitz di Carabinieri e Polizia di Stato (Squadra Mobile di Caserta) che notificarono i provvedimenti restrittivi emessi dal Gip di Napoli Federica Colucci a 28 persone, tra amministratori pubblici e colletti bianchi, tra cui l'allora sindaco di Trentola Michele Griffo, che si diede alla fuga ma poi si costituì in carcere dopo dieci giorni; risultarono irreperibili anche altre tre indagati (poi costituitisi, ndr), tra cui l'imprenditore Alessandro Falco, titolare formale del Centro Commerciale e ritenuto socio di Zagaria. In totale figurano 50 indagati nell'inchiesta.
La struttura fu sequestrata ed è attualmente gestita da un amministratore giudiziario. «I politici - scrisse il gip nell'ordinanza di arresto - esercitavano le loro funzioni pubbliche in modo da soddisfare, specie nel settore delle licenze edilizio e degli appalti, le richieste provenienti da Zagaria».
Quasi tutti gli indagati, tra cui il boss Michele Zagaria e il fratello Carmine, hanno scelto il rito abbreviato che si concluderà il 22 dicembre prossimo; Falco e l'ex sindaco Griffo invece affronteranno il rito ordinario.