Ambulanza in ritardo di 45 minuti
«Così è morta la nostra Silvia»

Ambulanza in ritardo di 45 minuti «Così è morta la nostra Silvia»
di Francesco Faenza
Martedì 10 Gennaio 2017, 07:35 - Ultimo agg. 08:36
1 Minuto di Lettura
EBOLI - Silvia Coscia aveva quarantaquattro anni, è morta di infarto martedì scorso in uno studio medico a trecento metri dall’ospedale. Silvia ha atteso l’arrivo dell’ambulanza «che è arrivata con 45 minuti di ritardo» afferma Rolando Scotillo, cognato della vittima e sindacalista della Fisi.

Il mezzo di soccorso giunto in via Ripa: «era un’ambulanza di tipo B, del tutto inadatta, visto che mia cognata aveva urgente bisogno di un rianimatore». Scotillo piange la scomparsa della cognata ed è addolorato per le due nipoti di quattordici e dodici anni rimaste senza mamma. Nel novembre 2016, il sindacalista Fisi aveva previsto la tragedia: «In una nota criticammo la rete di emergenza territoriale. Avevamo anticipato che sarebbe successo qualcosa. La tragedia che è capitata alla famiglia di mia cognata vorrei non succedesse più». Scotillo ha scritto una lettera denuncia al ministro della Salute, al prefetto di Salerno e ai vertici dell’Asl: «il regolamento vigente prevede l’intervento dell’ambulanza nel centro urbano entro otto minuti. Da noi ha impiegato tre quarti d’ora».

Silvia Coscia ha ricevuto un lungo massaggio cardiaco dai medici Voza e Di Donato: «li ringrazio di cuore, ero lì anche io - afferma Scotillo - abbiamo tentato in tutti i modi di rianimare mia cognata». Nello studio medico non c’era un defibrillatore: «non è previsto dalla legge».
© RIPRODUZIONE RISERVATA