L'avvocato gigolò: «Meglio vendere il corpo che svendere il cervello»

L'avvocato gigolò: «Meglio vendere il corpo che svendere il cervello»
di Francesca Cicatelli
Giovedì 2 Marzo 2017, 11:03
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Francesco Mangiacapra non teme il tempo, tanto lui usa la testa per fare il gigolò. Dice che «preferisce vendere il corpo piuttosto che svendere il cervello». Era un avvocato e proprio un dominus, nel periodo della pratica forense, lo ha iniziato alla professione: non alla carriera da arringatore ma alla prostituzione. L'avvocatura non gli permetteva di vivere e andando a letto con i colleghi guadagnava in un giorno più di quello che intascava in un anno nelle aule di tribunale. «Che poi sono i primi luoghi di prostituzione, solo che la moneta di scambio non è il denaro ma le informazioni o la magica sparizione di atti».

È emblema del precariato che coinvolge i neolaureati. E il suo modo, per alcuni discutibile, di agire è una risposta «pratica» all'assenza di lavoro. Tra le sue lenzuola passano ogni giorno <uomini, donne e coppie, addirittura preti e disabili, che lo prediligono per il valore» che si è dato. «Il mio segreto è parlare col cliente: lo specchio di fronte al mio letto è un oblò sul mondo». Si considera con orgoglio un brand senza la pretesa di passare per qualcosa diverso da un prodotto: «Ciascuno di noi - dice - vende qualcosa di sé ogni giorno. Anche gli intellettuali vendono il cervello e il cervello fa parte del corpo. Io ho solo scelto di vendere una parte diversa».
 


Nel suo libro «Il numero uno» ci conduce in un viaggio all’interno dei vizi dei clienti più insospettabili (preti, militari, disabili) e fa anche riflettere sull’amore e sulla dignità. Nel suo romanzo-diario racconta l'esordio da escort, la sua bulimia sessuale e verso il denaro e quella dei napoletani e non, con cui viene in contatto. L’escort più conosciuto di Napoli è anche il più sfrontato, il più disinibito: «Sono un capitalista della compassione del più disparato campionario umano. Ma spesso, nulla è più aberrante di un sorriso forzato. Ho vinto. Anche perdendo l’ingenuità. Non la dignità. Per quella ho riletto le regole con intelligenza, le ho mostrate alla gente e hanno capito. Ho imparato che non basta superare gli ostacoli e i limiti. Bisogna essere appunto il numero uno».

Si racconta in anteprima nella video-intervista a Il Mattino. C'è dunque del marketing nella sua vita di tutti i giorni.
E, forse, anche in quella intima rivelata nel libro.

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