Il Mattino festeggia il compleanno
e lancia il premio letterario Serao

Il Mattino festeggia il compleanno e lancia il premio letterario Serao
di Pietro Treccagnoli
Martedì 14 Marzo 2017, 08:46 - Ultimo agg. 15 Marzo, 09:06
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«Il Mattino» ha 125 anni. Ha un secolo e ha anche venticinque anni. È un giovane centenario che guarda al futuro e nel cuore conserva la memoria della sua lunga Storia, per capirne la forza. «Il Mattino» è Napoli e come Napoli sa essere internazionale e fortemente identitario. Racconta la città e la Campania al mondo e porta il mondo nelle mani dei napoletani. A volte deve raccontare se stesso, con sobrietà, un pizzico di autoironia e senza la sindrome dell’autoreferenzialità. È stato così ieri sera, al Mercadante, per festeggiare proprio i 125 anni che cadono giovedì prossimo, ricordando il 16 marzo del 1892. Un altro secolo, un altro millennio, un altro mondo, un’altra Napoli. Ma annunciando pure un nuovo traguardo: la nascita del premio letterario Matilde Serao, intitolato alla fondatrice, assieme al marito Edoardo Scarfoglio, del quotidiano, assegnato da una giuria corale composta dai redattori e dai più autorevoli collaboratori del «Mattino» e che affianca il premio giornalistico sempre intitolato all’autrice del «Ventre di Napoli» e che si celebra da anni a Carinola. 
 

Come avrebbero imposto Donna Matilde e Scarfoglio, subito la notizia, il fatto. Ebbene le vincitrici sono la scrittrice e saggista Antonia Arslan (per la letteratura, sarà premiata, sempre al Mercadante, il 29 maggio) e Fiorenza Sarzanini del «Corriere della Sera» (per il giornalismo, premiata a Carinola il 5 maggio). Doveva essere una conferenza-stampa, ma non ne aveva il carattere e per descriverla sarebbe servita la lieve e acuminata penna di Gibus, l’alter ego della Serao, quando pungeva con il sorriso dei Mosconi. L’originalità della serata l’ha riconosciuta il padrone di casa, il direttore artistico dello Stabile, Renato De Fusco che ha guidato l’incontro, con al fianco il direttore de «Il Mattino», Alessandro Barbano. Nell’occasione sono stati annunciati anche due inserti speciali, che andranno in edicola con le edizioni di domani e di giovedì, e la dedica alla Serao della prossima stagione del Ridotto del Mercadante.

«... era de marzo»: questo il titolo di uno «spettacolo» che ha avuto persino il suo coup de theatre con una torta finale con tanto di spegnimento di candeline. Nel segno della leggerezza, ma anche dei valori fondativi di un quotidiano. Valori recitati da Mariano Rigillo che ha letto l’atto di nascita del giornale, l’editoriale di quel marzo di 125 anni fa firmato da Edoardo Scarfoglio. Liberale e moderato che allora avevano apparentemente un significato lontano da quello che diamo adesso, ma nella sostanza, mutatis mutandis, rimangono caratteri sempre potenti, rivestiti di nuova luce, in anni, come i nostri, caotici e liquidi. «Sobrietà e misura della verità» li ha tradotti e aggiornati Barbano. Ma senza dimenticare l’universalità di una capitale come Napoli, diventata brand di cultura, turismo e notiziabilità, al di là del bene e del male, eppure sempre forte. 

Da una parte la personalità irruente di Scarfoglio, dall’altro la forza e potenza della Serao, neanche tanto celata dall’amabilità mondana. Una vitalità emersa tutta dalle pagine della scrittrice lette da Cristina Donadio. Un manifesto, più che un editoriale, contro l’«atrocità dell’omissione» con una prosa abbondante, incalzante e amichevole, ma soprattutto «volgare mai», attenta sempre a piacere al lettore, ma senza nulla tacergli, fossero pure dei signori con la gardenia all’occhiello o delle lettrici che si rispecchiavano nella cronaca del ballo appena lasciato. Due anime opposte, due visioni complementari del mestiere e dell’impegno civile, come ha ricordato Donatella Trotta.
 
 

Sul palco non è mancato lo spazio per la musica con due classici napoletani («Marzo» e «Era de maggio») interpretati da Gaia Aprea. In sala tante firme del giornale, redattori e collaboratori, a testimoniare un legame con la città e nella città. Un rapporto osmotico che non si è mai interrotto in 125 anni da Gabriele D’Annunzio e Giosuè Carducci ai tanti che oggi affidano il proprio pensiero e le idee su Napoli e sul mondo al «Mattino». Come Aldo Masullo che per primo ha voluto ricordare quanto le pagine intrise d’inchiostro sanno trasmettere gli umori di una comunità troppo spesso sottomessa. «Stiamo celebrando una cosa fine, perché porta lo spirito più profondo della città» ha commentato il filosofo, aggiungendo: «Napoli è una realtà a rischio, viva ma sempre sul punto di morire. È a tratti infernale e tiene insieme il dolore e la gentilezza e vive lo struggimento del tempo che fugge e che non possiamo fermare. Ma non soffre perché è una città anestetizzata e sconnessa nonostante la tecnologia che sembra tenerci tutti sempre assieme. Un giornale come «Il Mattino» ci permette, invece, di essere connessi».

È stata poi la volta di due scrittori, Giuseppe Montesano e Wanda Marasco. Il primo ha ricordato come la Serao sia stata una donna che prese di petto la propria vita quando non era facile: «Non si è mai tirata indietro sporcandosi le mani con la realtà». Alti pensieri ma anche strada. «Sollevava con amore il velo che copriva il dolore e le miserie della vita quotidiana». La Marasco ha, invece, ricordato un episodio della vita di Scarfoglio che s’incrociò con quella del geniale e imprevedibile scultore Vincenzo Gemito, noto per essere refrattario all’acqua. Fu il giornalista, durante una passeggiata, a persuaderlo dei benefici della cura del corpo tanto che il maestro non ci pensò due volte a tuffarsi a mare. Scarfoglio e Serao, due caratteri diversi che hanno segnato una storia che dura da 125 anni.
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