Il campo dei santi

Il campo dei santi
Venerdì 31 Marzo 2017, 11:54 - Ultimo agg. 21 Marzo, 05:56
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Non è Céline, manca di ritmo e musica, non è Nietzsche, manca delle praterie dei suoi pensieri, è “Il campo dei santi” edito da Ar di Franco Freda, e per questo va letto, senza paura, anzi, utilizzando la paura – eventuale – che genera: per riflettere. Il libro, scritto da Jean Raspail nel 1973 e tradotto l’anno dopo negli Stati Uniti, fu portato nell’80 a Ronald Reagan che ne rimase impressionato e lo fece girare al Pentagono, c’era la previsione di un presunto assedio all’Europa, ovvero l’emigrazione di oggi, raccontata con una voce fuori dal politicamente corretto e con un eccesso d’enfasi. Quello che rimane è il dato, l’esploratore Raspail – che aveva guidato un mucchio di spedizioni – intuì anni prima lo spostamento dei popoli dal sud al nord del mondo (immaginando che si muovano dall’India) e ne fece un romanzo, farcendolo con le sue paure di uomo bianco europeo e soprattutto di cultura cattolica. Oggi il libro è un riferimento per Steve Bannon, l’ideologo di Donald Trump, e appare come un prequel di “Sottomissione” di Houellebecq.   
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