Don Milani mezzo secolo dopo: albi illustrati per ragazzi, volumi con inediti e uno Speciale di Rai Vaticano lo ricordano

Una tavola di Simone Massi per il libro di Fabrizio Silei "Il maestro"
Una tavola di Simone Massi per il libro di Fabrizio Silei "Il maestro"
di Donatella Trotta
Domenica 18 Giugno 2017, 09:41 - Ultimo agg. 21:53
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«Ci sono maestri che masticano bambini e sputano uomini. Don Lorenzo era uno di questi, ma io non lo sapevo…». È un ragazzino di 11 anni l’io narrante dell’ultimo bellissimo albo illustrato di Fabrizio Silei che racconta ai più piccoli Don Lorenzo Milani e la sua scuola di Barbiana, con le sobrie incisioni bianconere dell’artista Simone Massi che offrono - alla già intensamente poetica lettura del testo - un supplemento di emozione visiva di grande impatto emotivo. Il libro si intitola Il maestro e l’ha appena pubblicato con la consueta raffinatezza grafica Orecchio Acerbo (pp. 48, euro 15, per lettori dagli otto anni in su), a cinquant’anni esatti (il 26 giugno) dalla morte del priore “rivoluzionario”, confinato per i suoi metodi e le sue idee sulle pendici toscane del monte Giovi nel Mugello, e a mezzo secolo anche dalla pubblicazione di quella Lettera a una professoressa che, con la scrittura collettiva dei ragazzi di Don Milani, costituì un cortocircuito per il mondo della scuola, la formazione delle coscienze dei giovani, e non solo.

Il piccolo protagonista al quale dà sapientemente voce Silei (fiorentino residente nel borgo toscano Montecchio, fine e prolifico autore per bambini e ragazzi premio Andersen 2014 che non a caso ama definirsi “ricercatore di storie e vicende umane”, forte anche della sua formazione di sociologo impegnato per anni sui temi dell’identità e della memoria) riesce a sintetizzarlo con efficacia. Attraverso poche pennellate di parole che riverberano, nella sua storia di figlio di un contadino analfabeta di Vicchio del Mugello, allievo per caso (e per necessità) del priore di Barbiana, la parabola esistenziale e pedagogica di Don Milani. Per il bambino, nel racconto di Silei, tutto inizia con una lettera della Società Elettrica, con l’umiliazione del padre che non sa leggere e non può difendersi dalla vessazione derisoria del padrone del podere dove lavora, e con la conseguente decisione di portare il piccolo a formarsi «dal prete matto»: «quello che insegna a leggere e scrivere ai figli dei contadini».

Scelta, quella del contadino che voleva avere la luce elettrica in casa, che si rivelerà vincente: per il figlio, inizialmente restìo a vivere questa esperienza che invece lo trasformerà rendendolo precocemente uomo, e per i diritti finalmente tutelati della sua famiglia. Al centro, la figura del sacerdote pedagogista: «C’aveva un modo di fregarti quel prete lì! Invece che dirti le cose lui a te, te le faceva dire te a lui. E così dicevi delle cose che non sapevi di sapere. Si chiama pensare», riflette il bambino crescendo con gli insegnamenti di Don Lorenzo che diventerà, per lui e per i suoi compagni, molto più di un padre: una guida, un punto di riferimento, un maieuta capace di tirar fuori il meglio da ciascuno, per il meglio di tutti in una scuola aperta inclusiva, «come non c’era mai stata».

Silei, con il magico contrappunto delle suggestive tavole di Massi (che è uno dei più autorevoli, poetici e riconosciuti autori del cinema d’animazione, oltre che illustratore di albi di narrativa e poesia di fama internazionale: da anni, sono suoi il manifesto e la sigla della Mostra del cinema di Venezia e dal 2016 ha ideato e diretto «Animavì», festival internazionale del cinema d’animazione poetico), non elude i nodi più dolorosi di questo percorso luminoso, la cui eredità vive ancora oggi, nei pilastri del riscatto attraverso le parole da dare a chi non le ha, della “disobbedienza civile” nella corresponsabilità condivisa, dell’educazione alla libertà (dall’ignoranza) e dell’”I care”, stampato sul muro della scuola popolare di montagna di Vicchio del Mugello. L’autore affronta così in modo asciutto e laico, con una cifra stilistica colloquiale toscana, l’isolamento, le persecuzioni anche giudiziarie, la malattia e la morte («il nostro incubo peggiore», dice il bambino io narrante) di Don Milani; ma soprattutto, scolpisce con parole misurate il senso dell’insegnamento del priore di Barbiana, capace di accendere ancora oggi scintille nel buio della non sconfitta povertà educativa: figlia e madre delle iniquità sociali, perché deprivata delle parole che hanno un senso. Profondo.

Se ne può avere una ulteriore e più approfondita idea anche con un’altra pubblicazione preziosa, per gli studiosi oltre che per il grande pubblico: Don Milani e suo padre. Carezzarsi con le parole (Edizioni Conoscenza, pp. 320, euro 20), scritto - selezionando testimonianze inedite dagli archivi di famiglia – da Valeria Milani Comparetti, fiorentina, nipote di don Lorenzo (è figlia del fratello del priore, Adriano, 1920-1986, insigne neuropsichiatra infantile). Valeria, incoraggiata dalla zia Elena, ha letto e catalogato i documenti in possesso della famiglia e ha scoperto quanto fosse stato importante il nonno Albano - che lei non ha mai conosciuto perché è morto nel 1947 - nell’educazione e formazione culturale e sentimentale dei figli (Adriano, Lorenzo ed Elena), e in particolare nella vocazione religiosa del futuro priore di Barbiana. La storia di questa grande famiglia viene ricostruita dando luce al tassello mancante del mosaico: quello della figura fino a questo momento in ombra del padre di Lorenzo, indagato sinora soprattutto nei suoi rapporti con la madre ebrea, Alice, moglie di Albano che era un chimico intriso di passioni culturali. Con una ricca appendice di foto e documenti inediti dell’archivio della famiglia Milani Comparetti, il volume offre così un contributo decisivo alla ricostruzione della formazione del priore di Barbiana sin dalla primissima infanzia: vissuta  in un ambiente familiare stimolante, colto e denso di legami affettivi, concreti e simbolici, giocati – appunto – sull’importanza delle parole. Parole come carezze, oltre che come pietre, cose e pensieri. E parole come strumenti di difesa dai soprusi contro gli emarginati della società, che Don Lorenzo restituirà ai poveri di Barbiana.

«Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l'avarizia», ammoniva don Milani in Lettera a una professoressa nel 1967: un anno prima delle rivolte studentesche. Ed è allora proprio sulle orme di Don Lorenzo Milani e anche di Don Primo Mazzolari, “preti di periferia”, che domenica 18 giugno alle ore 24 andrà in onda, su Rai1, uno speciale di Rai Vaticano che anticipa il pellegrinaggio del 20 giugno di papa Francesco a Barbiana e a Bozzolo (provincia di Mantova, diocesi di Cremona: luoghi periferici dell’azione dei due preti-coraggio, a 50 anni dalla morte dell’uno e a pochi giorni dall’annuncio del processo di beatificazione dell’altro), dove il Pontefice si recherà per pregare sulle loro tombe. Il programma, curato da Massimo Milone con la regia di Nicola Vicenti, si intitola appunto «Preti di periferia», speciale «Viaggio nella chiesa di Francesco» (replica martedì 20 giugno alle ore 12.00, su Rai Storia e per l’estero, sui canali di Rai Italia) ed è un reportage sui siti periferici che hanno visto vivere e svolgere la missione sacerdotale di due tra i protagonisti più importanti della storia italiana ed ecclesiale del ‘900: «Bozzolo e Barbiana, chiese di periferia, ma oggi – sottolinea Milone - più che mai “capitali” della Chiesa di Francesco».

Nello speciale di Rai Vaticano (fotografia Michele Gaudio, edizione Pier Luigi Lodi, produttore esecutivo Milvia Licari) parlano, tra gli altri, il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI; il cardinale e Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori; il vescovo di Cremona Antonio Napolioni; il Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, Dario Edoardo Viganò. Ma i riflettori della Rai si accendono anche sui luoghi che, oggi, abiterebbero Don Lorenzo Milani e Don Primo Mazzolari: Villa Lorenzi, a Firenze, che accoglie minori disagiati e la Casa di Accoglienza diocesana di Cremona aperta a migranti, rifugiati e nuovi poveri. «Con il cuore sono a Barbiana – dice il cardinale Bassetti – ho conosciuto Don Milani. Devo tanto della mia formazione di fede ed umana alla Chiesa fiorentina. Don Lorenzo è stato maestro di vita». Per il cardinale Betori, «Don Milani era un prete che cercava l’assoluto, senza compromissioni, in modo integrale». «È un dono bellissimo che il Papa, insieme a tutta la Chiesa, riscopra la profezia di questi sacerdoti –  agiunge il vescovo di Cremona Napolioni -  hanno vissuto la loro vita nella comunità tracciando una rotta che, negli anni, ha interpellato e inquietato intere generazioni di cristiani». Già. Un riconoscimento da parte dei vertici della Chiesa riverberato anche dalle celebrazioni donmilaniane previste dalla base ecclesiale, che l’ha sempre ammirato: tra queste, una serata-memoria prevista in Campania, lunedì 26 giugno alle ore 21, nel cortile del Centro Parrocchiale della chiesa di San Marcellino a Marigliano, nell’ambito del programma dell’Estate-Ragazzi promosso dall’assessorato alla Cultura del Comune di Marigliano, dall’Ufficio Scuola e dalla diocesi di Nola. Nel corso della serata, previste testimonianze delle autorità locali con il sindaco Antonio Carpino, Virgilio Marone dell’Ufficio scuola della Diocesi di Nola, l’insegnante e psicologa Palma Menna, Filippo Severino di Pax Christi e il gesuita Fabrizio Valletti. Tutti accomunati dall’ispirarsi alla proposta educativa e di vita di Don Lorenzo Milani, ancora viva e attuale cinquant’anni dopo.
 
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