Nuovo codice Antimafia, veto di Boccia: «La giustizia del sospetto fa un grave danno all'economia»

Nuovo codice Antimafia, veto di Boccia: «La giustizia del sospetto fa un grave danno all'economia»
di Nando Santonastaso
Lunedì 3 Luglio 2017, 08:53 - Ultimo agg. 4 Luglio, 08:01
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Presidente Boccia, c'è un problema di cultura anti impresa in questo momento nel Paese?
«Siamo il secondo Paese manifatturiero d'Europa e nonostante questo scontiamo una cultura antindustriale tra le più forti al mondo. Si tratta di una posizione demagogica che va combattuta a tutti i costi perché nel lungo termine può portare, anzi certamente porterà, alla paralisi del sistema industriale. Da noi l'imprenditore è una figura raramente connotata in positivo e alla quale spesso si guarda, invece, con sospetto più che con rispetto. È un problema antropologico e culturale, prima ancora che di politica economica e del diritto. Ed è questa la motivazione di fondo di un approccio legislativo, ma anche amministrativo, che sempre più spesso crea cortocircuiti».
Si riferisce alle misure antimafia in discussione che il Senato vorrebbe applicare anche ai casi di corruzione?
«Sì, i cortocircuiti sono tanto le norme sulle misure di prevenzione applicate ai reati di corruzione di cui si discute in questi giorni, quanto un certo orientamento, ormai invalso, per cui il diritto penale non si applica più con le garanzie del processo, ma nella fase cautelare, in cui queste garanzie sono molto attenuate. Da qui il passo all'estensione di una legislazione eccezionale come quella sulle misure di prevenzione è breve: se la risposta che il legislatore offre ai fenomeni è sempre più anticipata, queste misure la anticipano a un punto tale che nemmeno le garanzie minime del cautelare sono più richieste».
La corruzione non è un male da estirpare in ogni modo?
«Ma i procedimenti indiziari non possono essere la regola, anche per i fenomeni di corruzione. Fenomeni che vanno prevenuti e contrastati, su questo non può esserci alcun dubbio, ma con la consapevolezza che la vera prevenzione e il vero contrasto vengono da buone regole, dall'importante lavoro di istituzioni come l'Anac, che in questo senso è stata e continua a essere preziosa, e dall'effettività della sanzione applicata a conclusione di un giusto processo». 

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