I napoletani a Barcellona, il racconto:
«Vivo per miracolo». «Chiusi in hotel»
Un'intera famiglia sul luogo dell'attacco

Foto da Facebook
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di Cristina Cennamo, Rosita Rijtano e Maria Pirro
Giovedì 17 Agosto 2017, 20:10 - Ultimo agg. 18 Agosto, 08:44
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Un boato, poi le urla. «Eravamo lì, a venti metri dal furgone sulla folla, tra feriti. Ragazzi inglesi correvano verso di noi, e siamo scappati dalle Rambla». A raccontare, con un filo di voce, Toni Cimmino, 52enne napoletano, organizzatore di eventi, in vacanza con moglie e figlia di 14 anni, ospite di amici a Barcellona. «È stato traumatico assistere all'attentato terroristico. I dieci giorni di vacanza si sono trasformati in un incubo. La mia amica che vive qui ha poi assistito alla sparatoria e visto i corpi a terra».

«Ho visto almeno tre o quattro persone a terra, un poliziotto con una persona in braccio e tutti che correvano, urlavano, piangevano»: questa la testimonianza di Luca Terracciano, studente che vive a Barcellona e che ha assistito alla «scena di terrore».

Napoletano, ma ormai da tempo a Barcellona per lavoro, Antonio Gentile si sente un miracolato. «Ero passato per quella strada appena un'ora prima - racconta - anche se nella parte bassa. Il tempo di allontanarmi, ed ho cominciato a capire cosa stava accadendo perché tutti i miei amici mi inviavano messaggi. Ho anche ricevuto un video veramente molto forte in cui si vedevano le immagini delle persone ferite e la gente che tentava di prestare soccorso».

Gentile aggiunge: «La polizia è arrivata subito ed i negozi sono stati tutti chiusi immediatamente. Rendiamoci anche conto che quella è una zona trafficatissima, pienza zeppa di gente in questi giorni. È il centro della città. A quel punto ci siamo barricati tutti in casa, siamo ovviamente abbastanza traumatizzati, ma la cosa strana è che ne so più dai media itaiani che da quelli spagnoli che per ora tendono a restare molto sul vago». 

«All'improvviso è successo di tutto», spiega Carmela Antonio Santomartino, 23enne napoletana che da tre anni lavora in un laboratorio dentistico di Barcellona. A pochi passi dalla Rambla. Stava per tornare a casa, quando è rimasta bloccata in ufficio. È sconvolta: «Ho sentito urla, le sirene della polizia e dell'ambulanza. Ora sono a casa, ma non sono riuscita a muovermi per un'ora. Eravamo barricati e morti di paura». Santomartino è sorpresa dell'attacco alla Rambla: «Non ce l'aspettavamo perché la zona, affollata di turisti, è sempre presidiata dalla polizia: non so davvero come ci siano riusciti»

Ed è a Barcellona anche il videomaker napoletano Bruno Guarino che dice «Un elicottero sorvola l'albergo. Ero uscito appena dalla stanza per andare alla Rambla quando è scattato l'allarme», dice assieme a un amico. «Ci siamo barricati nell'hotel. Trascorreremo la vacanza qui, senza uscire». 
 


Pericolo scansato per Alessio Guida, che lavora solitamente in un punto Starbucks a dieci minuti dal luogo della tragedia. Adriano infatti, spiega la sorella Marina, oggi aveva il suo giorno di riposo ma chiaramente per i familiari a casa non sono state ore serene. «Adriano mi ha raccontato che i suoi colleghi sono stati chiusi dentro per precauzione e uno di loro - dice Marina - per scansare il furgone è rimasto ferito ad una gamba».

Da quelle parti anche un'altra napoletana, Simona De Rosa. La testimonianza: «Stavamo tornando dallo stadio di Barcellona in metropolitana e ci siamo fermati a fare alcuni acquisti sulla Ramblas. Nemmeno il tempo di entrare e abbiamo sentito una ragazzina urlare, la mia collega ha aperto la porta per vedere che cosa stesse accadendo e si è trovata di fronte una massa di gente che correva». Poi il caos: «Abbiamo visto polizia, pompieri, ambulanze ed elicotteri che sorvolavano la zona. Alla fine abbiamo sentito altre persone che piangevano allora ci siamo affacciate e abbiamo visto che la strada era blindata, ma non capivamo perché».

Lontana, ma vicina con il cuore Maria Rosaria De Fenza. Suo figlio, in vacanza a Barcellona con alcuni amici, si trovava proprio sul luogo dell'attentato: «Non riusciva a tornare in albergo perché le strade erano tutte bloccate», racconta.