Battisti, estradizione bloccata in attesa del giudizio della Corte suprema

Battisti, estradizione bloccata in attesa del giudizio della Corte suprema
Venerdì 13 Ottobre 2017, 15:17 - Ultimo agg. 14 Ottobre, 10:16
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Caso Battisti, un altro stop: un giudice, Luiz Fux, della Corte suprema federale del Brasile ha bloccato temporaneamente l'eventuale procedura di estradizione concedendogli una misura cautelare in attesa di un giudizio - riporta il quotidiano Il Globo - che dovrebbe essere pronunciato a partire dal 24 ottobre. Un procedimento conseguente al recente fermo dell'ex terrorista che è stato sorpreso al confine con la Bolivia con una forte somma di denaro. L'arresto, durato poche ore, ha spinto gli avvocati di Battisti a presentare una richiesta di habeas corpus (ovvero di un giudizio sull'insieme delle norme costituzionali che garantiscono la libertà delle persone) ed è proprio su di essa che si dovrà pronunciare il primo collegio costituito da cinque dei dodici giudici della Corte suprema. 

Una decisione, quella presa nel tardo pomeriggio di venerdì dal magistrato Fux, che arriva dopo che per tutta la giornata erano invece sembrate crescere le possibilità di un'accelerata sull'estradizione in Italia dell'ex terrorista. E sempre Il Globo sottilinea che la decisione di Fux contrasta o comunque rallenta quella che sembrava l'intenzione sempre più evidente del Governo brasiliano di concedere all'Italia il provvedimento.

Battisti, aveva annunciato venerdì mattina il ministro della Giustizia brasiliano Torquato Jardim, «ha rotto il rapporto di fiducia» con il Paese sudamericano, dove l'ex membro dei Pac risiede dal 2010 grazie all'asilo politico concesso dall'ex presidente operaio, Luiz Inacio Lula da Silva. Battisti, ha detto Jardim in un'intervista a Bbc Brasil, «ha cercato di uscire dal Brasile senza una ragione precisa, dicendo che stava andando a comprare materiale da pesca.

Ma ha rotto il rapporto di fiducia perché ha commesso un illecito e lasciava il Paese con denaro oltre il limite consentito, senza motivo apparente». Parole che confermerebbero la convinzione del presidente Michel Temer di autorizzare l'estradizione dell'ex terrorista. Tanto che anche il guardasigilli Andrea Orlando ha espresso «apprezzamento» per le dichiarazioni del suo omologo brasiliano, ritenendolo «un mutamento di prospettiva» reso possibile dalla «riapertura dei canali della cooperazione Italia-Brasile in materia di giustizia». A supporto del decreto di espulsione di Temer ci sarebbe già anche lo strumento legale adeguato: il trattato bilaterale firmato dal Brasile con l'Italia, che definisce l'estradizione un «atto sovrano», ha ricordato Jardim, e che, come tale, «si sovrappone» alla norma sulla prescrizione di cinque anni dall'emanazione del decreto Lula nel 2010, citata dalla difesa di Battisti come ostacolo giuridico alla sua estradizione. Per avviare e giustificare concretamente la procedura serviva tuttavia un «fatto nuovo», ha spiegato il ministro.

E l'occasione si è presentata proprio la settimana scorsa, con il presunto tentativo di fuga in Bolivia di Battisti, aggravato dai reati di traffico di valuta e riciclaggio contestatogli dalla polizia. Su raccomandazione dello stesso Jardim, Temer starebbe però attendendo la pronuncia della Corte suprema in merito alla richiesta di 'habeas corpus' formulata dai legali dell'ex terrorista prima di firmare l'estradizione. Il tempo condizionale a questa attesa è però caduto divenendo certezza nel tardo pomeriggio brasiliano quando il magistrato Lux ha confermato che del caso Battisti deve occuparsi innanzitutto la Corte suprema.

 
Dalla sua casa-rifugio di Cananeia intanto, Battisti è tornato a provocare l'Italia («un Paese arrogante») e a ostentare sicurezza, come se non temesse l'espulsione. Ma in realtà è ben consapevole di essere nelle mani del capo di Stato brasiliano, a cui infatti si è rivolto chiedendo «un grande atto di giustizia e umanità». «Vorrei che il presidente Temer prendesse coscienza profonda della situazione - è l'appello dell'ex estremista di sinistra - anche perché ha tutti gli strumenti giuridici e politici per fare un atto di umanità e lasciarmi qui».

Un invito alla clemenza che Battisti tuttavia non riserva anche ai suoi connazionali, rifiutando - in un'intervista all'Ansa - di inviare un messaggio di solidarietà alle famiglie delle vittime che la giustizia italiana gli imputa: «Tutte le morti sono deplorevoli. Ma non c'è motivo che io chieda scusa per qualcosa che hanno commesso altri», ha detto. Affermazioni che non stupiscono Alberto Torregiani: «È normale che parli così, lo ha sempre fatto, è coerente. Se avesse un pò di umiltà e chiedesse perdono, sarebbe sì una svolta», ha commentato il figlio di Pierluigi, una delle vittime, per il quale finché Battisti non sarà in Italia «non è il caso di gioire». «Cesare Battisti chiede al Brasile umanità. Umanità per le vittime di questo killer diciamo noi. Ridatecelo, lo aspetta il carcere», ha twittato il leader del Pd Matteo Renzi.

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