Napoli, la difesa di de Magistris: «Dalla Corte dei Conti preoccupazione, non bocciatura»

Napoli, la difesa di de Magistris: «Dalla Corte dei Conti preoccupazione, non bocciatura»
Martedì 17 Ottobre 2017, 19:28 - Ultimo agg. 18 Ottobre, 10:51
4 Minuti di Lettura

«Non ho colpe politiche. La relazione non è una bocciatura, certifica una fotografia di preoccupazione che è la stessa preoccupazione nostra. In questo pronunciamento non vedo alcuna manina politica». Così il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, commenta la deliberazione della Corte dei Conti sullo stato economico-fiunanziario del Comune di Napoli. «Molti sia nel mondo mediatico che politico - ha detto, parlando nella diretta sulla pagina Facebook di Repubblica Napoli - davano per scontato che la Corte emanasse un provvedimento di dissesto e invece ha emesso un provvedimento che va nella direzione di una leale collaborazione tra istituzioni». Tuttavia, il Comune presenterà ricorso perché - ha spiegato de Magistris - «non condividiamo alcuni punti come quello relativo allo sforamento del Patto di stabilità per l'annualità 2014».

Il sindaco ha posto l'accento sul quadro normativo cambiato rispetto al 2013, anno in cui è stato redatto il Piano di riequilibrio del Comune. «Mentre noi in questi anni abbiamo dovuto rispettare quel patto - ha spiegato - Governo e Parlamento hanno cambiato le leggi, hanno ulteriormente tagliato le risorse, hanno modificato le norme in materia di bilancio. Per questo trovo corretta la decisione della Corte dei Conti davanti a un quadro complicato per cui il Comune, davanti a simili norme, più di quanto fatto non può». Da qui l'appello a Governo e Parlamento affinchè «mettano ordine a queste ingiustizie, a questo groviglio normativo. Noi ci auguriamo che alle parole dell'esecutivo seguano i fatti». Secondo de Magistris, «aver scongiurato il dissesto fino ad ora è stato un miracolo laico». Rispetto ai 60 giorni dati al Comune dalla Corte per correre ai ripari, de Magistris ha riferito che saranno messe in campo diverse azioni sul fronte della lotta all'evasione che rispetto alla vendita del patrimonio. «Da qui a Natale - ha concluso - ci saranno atti concreti. Nessuno vuole che il Comune vada in dissesto».

Dello stesso avviso l'assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Enrico Panini: «La Deliberazione della Corte dei Conti, trasmessa al Comune di Napoli nella giornata di ieri, rientra nell'ambito dell'attività di controllo che per legge la Corte dei Conti deve effettuare, anche in considerazione dell'adesione fatta dal nostro Comune alla procedura di riequilibrio. La Deliberazione riconosce l'attività svolta dal Comune di Napoli a testimonianza di un confronto rispettoso dei ruoli ma particolarmente approfondito sviluppatosi in sede di ispezione. Riconosce anche gli elementi di novità recentemente introdotti, ad esempio, sul versante riscossioni. Per il resto segnala nodi aperti già oggetto di analisi condivisa, ad esempio lo scarso successo delle dismissioni del patrimonio. Importante la riedizione del riaccertamento straordinario dei residui che ci è stato richiesto e che ci consentirà di dare riscontro alle osservazioni ricevute», osserva ancora Panini.

«Ma al di là dei singoli aspetti, pur significativi, il tema è uno solo: le difficoltà del Comune di Napoli sono frutto del concatenarsi di diverse evoluzioni normative che, di fatto, hanno modificato le condizioni iniziali alla base dell'adesione al piano di riequilibrio finanziario pluriennale.

In particolare, in quattro anni i trasferimenti verso il Comune di Napoli - sottolinea l'assessore - sono stati ridotti di 424 milioni di euro, la svalutazione dei crediti di dubbia esigibilità è passata progressivamente dal 36% del 2015 al 70% nel 2017, sono cambiate completamente le norme sul bilancio. Oltre a ciò occorre anche tenere conto dell'emersione di consistenti debiti fuori bilancio riferibili ad un lontano passato, quali quelli del Commissariato per la gestione dei rifiuti o quelli della ricostruzione post terremoto». «Noi ce la mettiamo tutta, ma il cambio delle regole e la riduzione dei trasferimenti - conclude - sono macigni che ci mettono in durissima difficoltà se non dovesse intervenire un cambiamento del complessivo quadro giuridico».

© RIPRODUZIONE RISERVATA