Art Bonus, donati 200 milioni di euro ma al Sud è arrivato meno del 2%

Art Bonus, donati 200 milioni di euro ma al Sud è arrivato meno del 2%
di Marco Esposito
Lunedì 13 Novembre 2017, 10:06 - Ultimo agg. 14 Novembre, 12:05
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Per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli sono stati donati 100 euro. Per il restauro della Guglia dell'Immacolata 50 euro. Il Campanile dell'Annunziata ha ricevuto 10 euro. Per il monumentale Albergo dei Poveri c'è una donazione di 5 euro. La Reggia di Caserta è ancora a 0 euro.

L'Art Bonus è una straordinaria opportunità da tre anni. Garantisce ai mecenati uno sconto fiscale record del 65%. Ma non decolla nel Mezzogiorno. Sui 200 milioni di euro raccolti finora, i monumenti di cui è ricco il Sud Italia hanno ricevuto appena 3,8 milioni. Meno del 2%. Un solo progetto sito al Nord, quello per il Teatro di Modena, ha ricevuto gli stessi 3,8 milioni dei 132 progetti presentati nell'intero Mezzogiorno.

Il Teatro San Carlo, il più attivo nel Sud Italia, ha raccolto meno di 1 milione di euro a fronte di progetti per 83 milioni. La Scala, con progetti per 163 milioni, finora ne ha incassati un terzo: 53,6 milioni ed è nettamente in testa tra gli attrattori nazionali. Sul podio ci sono l'Arena di Verona con 16,8 milioni raccolti e il Museo Egizio di Torino con 13,8 milioni, in entrambi i casi si è raggiunto o superato il 100% della somma obiettivo.

Nel Mezzogiorno i progetti andati a segno sono pochissimi. L'eccezione positiva è il Fortino di Sant'Antonio a Bari, con 120.462 euro raccolti integralmente. In Abruzzo i Musei pianellesi hanno raccolto tutti i 34mila euro previsti per l'artigianato della ceramica e per restaurare un frantoio. A Napoli sono arrivati i 30.350 euro per la Biblioteca dei Girolamini. A Piano di Sorrento ci sono i 30mila euro per il riallestimento delle sale del Museo Georges Vallet.

Eccezioni positive che è giusto segnalare una per una. Ma il tema dei divari territoriali nell'Art Bonus non è di poco conto. Anche perché il meccanismo dei forti sgravi fiscali per le donazioni private si sta moltiplicando. Dai beni culturali alle scuole, dagli atenei alle strutture di volontariato.
 
Una prima riflessione sarebbe opportuno che si aprisse oggi, a tre anni dall'avvio della riforma museale, perché il Mibact presenta i risultati dell'esperienza dei direttori dei musei autonomi, esperienza che coincide in durata con quella dell'Art Bonus. Oggi alle 10 presso l'Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano a Roma ci sarà una mattinata di confronto a cui parteciperanno tra gli altri il ministro Dario Franceschini e il direttore generale dei musei del Mibact, Antonio Lampis.

I direttori campani coinvolti sono Sylvain Bellenger, del Museo di Capodimonte, il quale ha presentato un progetto per il restauro della fontana del Belvedere del valore di 180mila euro ma ha ricevuto appena 100 euro; Mauro Felicori, della Reggia di Caserta, non ha intercettato neppure un centesimo dopo aver lanciato il progetto da 150mila euro per il restauro della Fontana di Cerere; Paolo Giulierini, del Museo Archeologico di Napoli, come si è detto è fermo all'imbarazzante cifra di 100 euro nonostante il progetto MANNforKIDS non fosse particolarmente ambizioso: 15mila euro per un laboratorio di didattica per bambini. Infine ci saranno Massimo Osanna, del Parco archeologico di Pompei, che non ha avviato iniziative per l'Art Bonus e Gabriel Zuchtriegel, del Parco Archeologico di Paestum, che in termini relativi è messo meglio perché ha ricevuto 24mila euro su 60mila per il restauro del tempio di Athena e 2.200 euro su 50.000 per il progetto «Adotta un blocco delle mura».

Perché al Sud si dona meno? Le risposte possono essere molte e tutte contemporaneamente vere. Minore cultura della donazione, scarsa fiducia nell'amministrazione pubblica, ma anche minore presenza di soggetti economicamente forti visto che i grandi donatori in Italia sono le fondazioni bancarie e i gruppi industriali, i quali nel Mezzogiorno mancano e quando hanno sede al Nord dimostrano di avere una visione dei beni culturali molto ristretta, come se gli utili di Generali o di Tim non si generassero nell'intera penisola.

Quale ne sia la ragione, il meccanismo del bonus fiscale mostra di funzionare in Italia, tuttavia si traduce in una perdita secca per il Mezzogiorno. Si considerino i numeri dell'Art Bonus. Le donazioni in tre anni sono state di 200 milioni; lo Stato, a causa del 65% di sconto fiscale, ha perso 130 milioni di gettito, dei quali 44 milioni sarebbero andati al Mezzogiorno in base al principio del rispetto del 34% della popolazione. Grazie all'Art Bonus, i 130 milioni statali sono diventati 200 milioni privati, quindi con un evidente beneficio per l'Italia. Ma nel Sud i 44 milioni statali si sono ridotti a meno di 4 milioni privati. La perdita è troppo forte e rischia di moltiplicarsi per le scuole e per il mondo del volontariato man mano che entreranno a regime i vari bonus fiscali per favorire le donazioni private.

Che fare? Una campagna di comunicazione può aiutare. Ma le differenze di reddito dei mecenati sono un fatto oggettivo, strutturale. La soluzione più semplice è introdurre un «Fondo Mecenati» alimentato dal 20% di ogni donazione e utilizzato dal ministero in favore delle aree territoriali svantaggiate, premiando i progetti di migliore qualità e quelli in grado di attrarre comunque risorse locali. Per la scuola il fondo perequativo c'è, limitato al 10%. Il mecenate appassionato del Teatro di Modena può continuare a donare mille euro, di cui 350 suoi e 650 euro di sconto sulle imposte. Ma 200 di quei 650 euro che erano destinati al fisco (e quindi a tutti) diventano una donazione in favore del patrimonio culturale italiano. Dell'intera Italia.