«Resto al Sud», il piano giovani imprese: finanziate le aziende degli under 36

«Resto al Sud», il piano giovani imprese: finanziate le aziende degli under 36
di Nando Santonastaso
Domenica 26 Novembre 2017, 11:40 - Ultimo agg. 27 Novembre, 08:46
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In principio fu la legge 44 del 1986, ispirata e firmata da un ministro irpino tenace come Salverino De Vito, vecchia scuola Dc. Poi toccò, all'alba del 2000, alla legge 185 rimasta in auge fino a quando, è storia recente, non si chiusero i rubinetti dei fondi pubblici e si pensò ad altre soluzioni.

Al prestito d'onore, ad esempio, o a misure specifiche per la nascita di microimprese con modalità di accesso ai finanziamenti più o meno convenienti (fondo perduto o tasso zero, per intenderci). Per non parlare dell'azienda al costo di un euro prevista dal decreto Crescitalia che fece inalberare soprattutto i notai. Insomma, da più di 30 anni garantire ai giovani, soprattutto se disoccupati, la possibilità di mettere su un'impresa senza grandi capitali di partenza è una sorta di chiodo fisso dei governi, senza distinzione di appartenenza politica. Lo dimostra la prolifica legislazione in materia (come abbiamo visto), trasversale a tutti gli schieramenti e accettata di buon grado dai diretti interessati, i giovani che vogliono diventare imprenditori, anche se non tutti alla fine ci sono riusciti.

Per avere unidea dell'interesse suscitato da queste norme, bastano pochi dati: le agevolazioni concesse da Invitalia, il braccio operativo del ministero dello Sviluppo economico, a giovani e donne che vogliono diventare imprenditori attraverso nuove imprese a tasso zero (finanziamento fino al 75% delle spese ammissibili) hanno toccato alla data dell'1 novembre scorso quasi 74 milioni, pari a 355 iniziative e a 1.690 nuovi posti di lavoro. In questo caso parliamo di una misura aperta a tutto il territorio nazionale, e dunque di ampio impatto. Ma proprio a Invitalia si dicono convinti che l'ultima nata in materia, cioè il decreto Mezzogiorno del governo Gentiloni e in particolare la norma Resto al Sud che tenta di dare una risposta al fenomeno della fuga dal Mezzogiorno, cervelli e non solo, è destinata a sbancare. «Perché mai prima d'ora un governo spiega lo staff dell'ad Domenico Arcuri aveva investito un miliardo e 300 milioni sull'imprenditorialità giovanile destinata ad una sola area geografica, il Sud appunto».

La somma effettivamente è forte e almeno in teoria destinata a incidere moltissimo sull'attenzione degli under 36 (l'età considera anche coloro che compiranno i 36 anni appunto nella fase di attuazione della legge) disposti a mettersi in proprio e voltare pagina. Non è un caso che il principale ispiratore di questo provvedimento, il ministro del Mezzogiorno e della Coesione territoriale Claudio de Vincenti, punta a creare almeno 100mila nuovi occupati, facendo leva non solo sulla fame di lavoro, che nel Meridione è rimasta altissima, ma anche sulle procedure attuative della norma.
 
Le spiegherà lui stesso (e naturalmente l'ad di Invitalia) domani a Napoli (Castel dell'Ovo dalla mattina) nel corso di un meeting appositamente dedicato a Resto al Sud e all'altra misura prevista dal decreto, la Banca delle terre incolte che offre l'opportunità di recuperare terreni agricoli abbandonati, pubblici e privati, affidandoli a nuovi imprenditori under 36 (di qui anche la presenza all'iniziativa del ministro per le politiche agricole Martina). L'iter è ormai definito anche se mancano ancora i pareri obbligatori degli enti chiamati alla verifica contabile come la Corte dei Conti. Ma dopo un'attesa durata quasi cinque mesi la legge è pronta per essere attuata garantendo l'apertura dei termini per la presentazione delle domande. Il governo prevede che l'operatività scatterà fra fine dicembre e inizio gennaio.

Resto al Sud è quasi un ritorno al passato sul piano procedurale perché di fatto ripristina il contributo a fondo perduto della legge 185: del miliardo e trecento milioni stanziati, il 35 per cento è infatti a fondo perduto e il resto viene coperto da mutui bancari i cui interessi saranno però garantiti comunque dallo Stato che di fatto, dunque, assicura un'enorme copertura al piano. È stato, inoltre, innalzato a 50mila euro a persona il tetto di risorse disponibili per ogni progetto. Il che vuol dire che una società composta da 4 under 36 può partire con un capitale iniziale robusto. Sempre a condizione ecco uno degli scogli decisivi del provvedimento che superi l'istruttoria della banca che dovrà finanziare parte del progetto la cui valutazione complessiva spetterà comunque a Invitalia.

Non è un passaggio scontato, come si intuisce: il governo punta a creare una maggiore integrazione tra l'incentivo pubblico e il sistema del credito ma deve poter sperare che da parte degli istituti ci sia la necessaria collaborazione. Per non lasciare nulla di intentato sotto questo profilo, sempre domani a Napoli verrà firmata un'apposita convenzione con l'Abi: le banche, in altre parole, verranno sollecitate a garantire tempi certi e massimo impegno nella valutazione dei progetti di impresa che proprio da loro, come detto, subiranno il primo esame.

Ma che tipo di idee imprenditoriali si aspettano? L'esperienza delle altre leggi in materia di autoimpresa può essere utile a rispondere, ma fino ad un certo punto. Nel senso che al Sud la spinta alla creazione di imprese giovani è sempre stata inferiore alla media nazionale e da quando sono stati introdotti i nuovi meccanismi per facilitare l'accesso al credito la qualità complessiva delle idee finanziate è stata tutto sommato modesta. Bad & breakfast, ristoranti, bar, pub, servizi legati al turismo, insomma. Ma in questo caso a pesare è stata anche la recessione che ha di fatto accresciuto l'esercito dei Neet e creato sacche di disoccupazione giovanile basate soprattutto sulla sfiducia nel futuro che si fa fatica smaltire. Non è un mistero che sono proprio le regioni del Mezzogiorno ad avere la percentuale maggiore di rappresentanti di questa categoria. Potrebbe accadere lo stesso anche stavolta, considerato che la misura si rivolge espressamente ai disoccupati e non richiede alla luce anche della relativa modestia delle somme disponibili sforzi progettuali particolarmente impegnativi.

Nessuno, insomma, può aspettarsi da Resto al Sud l'arrivo sul mercato di nuove start up la cui nascita è legata ad un impegno finanziario decisamente più importante. Eppure potrebbe essere proprio la frontiera digitale l'arma in più dei giovani e delle donne under 36 che accederanno a queste risorse, nel senso che la sfida aperta dalle nuove tecnologie anche a basso costo (siti web, servizi informatici alle imprese che operano nel turismo, gestione automatizzata di servizi alla persona e così via) apre un ventaglio di opportunità quasi del tutto sconosciute alle precedenti generazioni. Al Sud la diffusione della banda ultralarga in un territorio ancora carente di infrastrutture materiali può garantire il valore aggiunto necessario a trasformare l'idea in un investimento destinato a durare a lungo. Tropo spesso infatti il tasso di mortalità delle imprese nate con queste agevolazioni finanziarie ha fatto sorgere dubbi sulla loro effettiva efficacia: hanno resistito più a lungo le imprese piccolissime legate a progetti di scarsa qualità. Quelli per intenderci che fanno numero ma non incrementano l'occupazione.
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