Manovra, la maggioranza litiga sul bonus bebè

Manovra, la maggioranza litiga sul bonus bebè
di Luca Cifoni
Giovedì 30 Novembre 2017, 10:50 - Ultimo agg. 12:31
3 Minuti di Lettura
Assunzioni e stabilizzazioni non mancano nella versione finale della legge di Bilancio al Senato; né potrebbero mancare, al di là dell'utilità delle singole misure, visto che la manovra è di fatto l'ultimo treno utile prima della fine della legislatura e delle elezioni politiche.

Ma la giornata di ieri, quella in cui il testo uscito dalla commissione Bilancio è stato trasmesso all'aula (dove è atteso il voto di fiducia) è stata caratterizzata anche dallo scontro interno alla maggioranza sul tema del bonus bebè. I centristi di Ap hanno addirittura minacciato di non votare il provvedimento se non sarà chiarito che l'assegno per la natalità che sarebbe scaduto nel 2017 e che è che con un emendamento è stato inserito stabilmente nell'ordinamento continuerà ad essere riconosciuto per i primi tre anni di vita del bambino, e non solo per il primo. In effetti la proposta di modifica 30.0.31 (nel suo testo rivisto) specifica che «l'assegno è corrisposto fino al primo anno di età». Sul punto è intervenuto Giorgio Santini, capogruppo del Pd in commissione, secondo il quale «la norma è chiarissima» e il riferimento al primo anno riguarderebbe solo l'entità del bonus, che viene dimezzato a 480 euro l'anno restando però fissato all'importo originario di 960 euro nel 2018. Resta il fatto che nel periodo in questione si parla di «primo anno di vita» mentre le norme finanziarie parlano dell'anno solare 2018. È possibile quindi che qualche rifinitura per chiarire questo aspetto sia fatta nel passaggio al maxi-emendamento sul quale il governo chiederà la fiducia.
 
Tra le norme inserite nel testo prima del via libera in commissione c'è anche quella che proroga per tutto il 2018 le attuali graduatorie dei concorsi pubblici, un tema annoso che in questa occasione si è concluso con la soddisfazione del comitato che rappresenta gli idonei. Un'altra vicenda che si trascina da tempo riguarda la stabilizzazione dei ricercatori precari che lavorano al Cnr. Ieri le ministre Fedeli e Madia hanno annunciato che l'originario contingente di assunzioni (circa 1.600) è stato portato fino a 2.170 unità: le prime 420 sono previste nel 2018. L'impegno finanziario è di 50 milioni a regime dal 2019, ma la soluzione trovata non è stata giudicata soddisfacente dagli interessati, che anzi lamentano l'insufficienza delle risorse. E la stabilizzazione, salutata dal ministro Martina che parla di «battaglia vinta» arriva anche per circa 500 precari del Crea, ente vigilato appunto dal ministero delle Politiche agricole e per quelli dell'Inapp, istituto che si occupa di valutare le politiche del lavoro. Una procedura selettiva dovrebbe poi salvare i collaboratori scolastici ex lavoratori socialmente utili (Lsu) di Palermo: circa 500 persone la cui vicenda inizia oltre 20 anni fa.

E come prevedibile hanno trovato posto nel testo, una serie di micro-misure. Come l'arrivo di un commissario straordinario per completare i preparativi per le Universiadi del 2019 ospitate da Napoli. Approvata anche la nascita, osteggiata dagli ambientalisti, del Parco unico del Delta del Po e la creazione di alcune nuove riserve marine. Tra i provvedimenti che comportano oneri, per quanto minimi, il rifinanziamento per oltre 4 milioni in favore degli italiani all'estero. Via libera poi - costo un milione circa - ad un fondo ad hoc per la manutenzione di immobili pubblici in uso agli organismi internazionali. E passa un altro fondo, sempre da 1 milione l'anno, per gli archivi storici di partiti politici e sindacati. Per sostenere il Carnevale, di valore storico e culturale, ma anche le altre manifestazioni di antiche tradizioni popolari, vengono stanziati 2 milioni l'anno per tutto il prossimo triennio.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA