La fine dell'era Punzo: il Cavaliere sfiduciato dall'Interporto di Nola

La fine dell'era Punzo: il Cavaliere sfiduciato dall'Interporto di Nola
di Nando Santonastaso
Venerdì 1 Dicembre 2017, 13:05
5 Minuti di Lettura
Dopo il Cis, anche un'altra storica intuizione del Cavaliere del lavoro Giovanni Punzo non lo vedrà più al timone. Il Consiglio di amministrazione dell'Interporto campano di cui l'80enne imprenditore napoletano era presidente, lo ha infatti sfiduciato nominando al suo posto Claudio Ricci, il manager finanziario che da poche settimane è anche presidente e amministratore delegato del Cis dopo le dimissioni di Sergio Iasi, a sua vola subentrato a Punzo alla fine dello scorso marzo. L'ennesimo colpo di scena di una vicenda complicata come poche nel pur tumultuoso panorama imprenditoriale italiano, si è consumata l'altra sera e segna ulteriormente la fine di un'epoca. Quella, appunto, inaugurata da Punzo più di 25 anni fa con la creazione del polo commerciale all'ingrosso di Nola, un'autentica novità a livello europeo (con un fatturato salito a 6 miliardi di euro), e proseguita con la realizzazione della struttura di logistica ad esso annessa e del Vulcano Buono, disegnato da Renzo Piano.

Di questo impero Punzo è stato per un quarto di secolo l'orgoglioso patron senza poterne impedire però il progressivo indebitamento, diventato di fatto insostenibile, e di conseguenza una svolta non solo in termini di governance ma anche, o forse soprattutto, di visione e di prospettiva. Non è un caso che il Cavaliere esce di scena mentre il piano di risanamento concordato con le banche un anno fa dall'allora ad Iasi, e diventato solo a giugno pienamente operativo, sta dando risultati importanti. Nessuno lo dice apertamente ma il pareggio di bilancio ipotizzato in un triennio potrebbe addirittura essere raggiunto tra pochi mesi, a riprova comunque della fiducia che il sistema Cis continua a meritare.
 
Il voto del Cda dell'Interporto Campano come l'ultimo atto di un contrasto insanabile tra Punzo e la maggioranza del Consiglio, peraltro poi diventata unanime quando si è messa ai voti la sfiducia. Mai accettata dall'ormai ex presidente la linea tracciata da Iasi, solo apparente la tregua che alla fine di marzo aveva sancito il passaggio di consegne alla guida del Cis, prima significativa dimostrazione che la svolta era iniziata e che difficilmente la nuova governance, sostenuta dalle banche, avrebbe agito con il freno a mano. Troppo importate la posta in palio, e cioè la messa in sicurezza dei conti e dunque del futuro del polo commerciale e logistico, per poter immaginare un ritorno al passato. E così è stato. La nuova frontiera di Cis e Interporto, una volta che il risanamento finanziario affidato a Mps, Intesa Sanpaolo e UniCredit sarà stato completato (parliamo di una massa debitoria di oltre 300 milioni, metà dei quali già coperti dalle banche attraverso l'acquisizione di titoli di partecipazione societaria), punta ad individuare un partner industriale forte e magari anche non italiano. Un socio di maggioranza, per intenderci, dalle spalle solide che avrebbe peraltro anche l'enorme opportunità di partecipare alla gestione della Zes campana nella quale la struttura intermodale di Nola (come quella di Marcianise-Maddaloni sul versante casertano) sarà a dir poco centrale.

Punzo ha probabilmente intuito che questa strategia, imposta dalla delicata situazione finanziaria, avrebbe messo in discussione la sua leadership e fino in fondo ha cercato di far valere i diritti acquisiti dall'antico prestigio. Sembra, secondo una ricostruzione attendibile ma non ufficiale di quanto è accaduto negli ultimi mesi, che la tensione con Iasi sia andata crescendo al punto da trasformarsi in una evidente incompatibilità. Per superarla, si sarebbe pensato ad un accordo che prevedeva le dimissioni di entrambi dalle rispettive cariche di presidente e amministratore delegato dell'Interporto, un passo indietro bypartisan per così dire, evitando il rischio di una pericolosa paralisi alla guida della società. Iasi, a quanto pare, ha accettato di farsi da parte all'inizio di ottobre, rassegnando formalmente le dimissioni e rinunciando a qualsiasi delega nell'ambito del gruppo Cis-Interporto Campano. Non così Punzo che si è presentato da presidente in carica al Consiglio dell'altra sera proponendo anche il nome di un successore all'ex amministratore delegato.

La risposta del Cda, come detto, è stata unanime: cinque voti contro e revoca delle deleghe, ovvero sfiducia in un clima anche stavolta tutt'altro che sereno.

Cosa succederà adesso? Intanto il nuovo presidente Ricci, fedelissimo di Iasi, traghetterà la società Interporto verso l'assemblea di febbraio, prevista a termini di legge per l'approvazione del bilancio. In quell'occasione ci saranno certamente le nuove nomine nel cda considerato tra l'altro che lo stesso Ricci è stato cooptato nell'organismo e che uno dei consiglieri (Pino Calcagni del gruppo Besana) si era dimesso già da tempo. In questo percorso potrebbe tornare a inserirsi Iasi che resta, a prescindere dalle dimissioni, il punto di riferimento delle banche per l'attuazione del piano di ristrutturazione del debito grazie al quale è stato evitato il peggio. E' assai probabile, insomma, che il futuro di Cis e Interporto sia ancora nel segno di questo manager che si era anche impegnato a tutto tondo nella ricerca del partner industriale (gruppi cinesi, ad esempio).

E Punzo? Chi lo conosce sa che non getterà la spugna dopo avere dovuto rinunciare al timone del suo impero. Intanto resta presidente del Cisfi, la finanziaria del Cis, e del Vulcano Buono attraverso Cisfi shopping. E non è improbabile che continuerà a dare battaglia sul piano legale per rimettere in discussione scelte e orientamenti che però appaiono ormai consolidati e soprattutto condivisi da chi oggi ha la responsabilità di traghettare le società verso sponde finanziarie più sicure. Il fatto stesso che la gestione operativa sia andata in pareggio già quest'anno e che, come detto, il rimborso del debito potrebbe essere di gran lunga anticipato rispetto alla scadenza ipotizzata indica senza ombra di dubbi che la strada intrapresa sta dando i suoi frutti. Al di là di tutto, dei torti e delle ragioni, è proprio questa la migliore notizia, un'iniezione formidabile di fiducia che appena un anno fa di questi tempi sembrava impossibile.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA