Francesca, Bianca e Alessandra: «Così un libro ci ha salvato la vita»

Francesca, Bianca e Alessandra: «Così un libro ci ha salvato la vita»
di Daniela De Crescenzo
Martedì 5 Dicembre 2017, 20:13
4 Minuti di Lettura
Francesca, figlia di uno dei giovani detenuti di Nisida, a cinque anni non sapeva distinguere il giallo dal blu, ha imparato i nomi dei colori e quelli degli animali quando per la prima volta, dietro le sbarre, mamma e papà si sono fermati a guardare un libro con lei. Alessandro non aveva mai detto una parola, poi gli hanno raccontato la storia di Wisky il ragnetto e gli hanno fatto sentire la canzoncina che canticchiano tutti i bambini e lui ha cominciato a sillabare. Bianca è nata a Forcella e quando ha scoperto le pagine a colori se ne è innamorata. Ai volontari del programma Nati per leggere ha spiegato: «Meno male che ho visto il foglio che mi ha portato da voi, adesso la mia vita è più bella». Piccoli miracoli compiuti dai libri, ma soprattutto dalla voce dei genitori che, per una volta, spesso la prima, è diretta esclusivamente ai propri bambini. Sono loro, mamma e papà, a prendere per mano i figli e a trascinarli nel magico mondo delle parole. Regalare parole, e quindi amore e conoscenza, è uno degli obiettivi del programma di promozione della lettura in famiglia da 0 a 6 anni Nati per Leggere, ispirato allo statunitense Reach Out And Read nato nel 1989 dall'intuizione di un gruppo di pediatri tra cui la dottoressa Perry Klass e promosso in Italia dal 1999 dall'alleanza tra l'Associazione Culturale Pediatri ACP, l'Associazione Italiana Biblioteche AIB e il Centro per la Salute del Bambino onlus CSB. Leggere una favola sembra un gesto semplice, scontato, ma invece per le mamme e i papà che ogni giorno cercano di arrangiare la vita, per quelli che a stento riconoscono i caratteri stampati, aprire un libro, è come scalare una montagna. Senza una guida non possono farcela. Ed è questo il lavoro dei volontari e degli operatori coinvolti nell'iniziativa: sostenere genitori e figli che esplorano il mondo dell'alfabeto. Un imperativo soprattutto in una regione, la Campania, dove, come testimonia una recente ricerca del Miur il tasso di dispersione scolastica si attesta all'uno per cento, quasi il doppio delle Marche e dell'Emilia Romagna. E non solo: a Napoli nelle prove Invalsi che saggiano le competenze degli studenti, si segnala il punteggio più basso in un'ampia fetta della città. «La cosa più difficile è proprio coinvolgere le madri e i padri spiega Tiziana Cristiani referente regionale del programma insieme a Stefania Manetti Spesso si tratta di persone giovani che hanno a loro volta difficoltà a comprendere le lettere, ma se ne vergognano». Un atteggiamento che si ripete spesso anche tra i giovanissimi detenuti del carcere di Nisida. All'interno dell'istituto penitenziario i detenuti sono autorizzati a incontrare le mogli e le compagne una volta alla settimana per leggere insieme a loro una favola ai propri bambini. Eppure molti rinunciano all'incontro nel timore di mostrare a tutti le proprie debolezze. «Le mamme sono quelle più difficili da coinvolgere spiega Rosa Spinelli, una delle volontarie si tratta spesso di ragazzine che sentono il peso di quei bambini che devono crescere da sole. Arrivano in carcere e preferiscono chiacchierare con i compagni o con le altre donne. Convincerle a sedersi con noi sul tappeto insieme ai bimbi per leggere insieme è un'impresa complicata. È più facile coinvolgere i padri».

A volte è l'interesse manifestato dai figli a convincere i genitori. «Lucia aveva poco più di diciotto anni e già due figli a carico nati da due padri diversi racconta la volontaria veniva in carcere con la bambina più piccola, più che altro per avere l'occasione di incontrare il compagno, ma quando ha visto il sorriso della figlia di meno di un anno nello scorrere le pagine colorate, si è fatta coinvolgere».

Piccoli successi che alimentano la speranza e spronano i volontari e i pediatri: in Campania il programma che è diffuso in tutta la Penisola, va avanti dal 2000 e conta ormai più di dieci Punti Lettura soltanto a Napoli. Dopo il primo ospitato dal Pan (e poi chiuso tra le polemiche dal Comune) ne sono nati altri dieci. Si legge al Santobono, al primo e al secondo Policlinico, alla scuola Russolillo di Pianura, al carcere minorile di Nisida e in quello di Secondigliano, a Forcella. Si legge in sette ospedali della Campania e presto si leggerà anche al carcere di Poggioreale. Complessivamente dal 2012 sono stati raggiunti più di 26 mila bambini in Campania. L'iniziale collezione di mille libri, oggi ospitata nel Punto Lettura NpL Biblioteca Nazionale Napoli, inaugurato il 22 novembre scorso, continua ad arricchirsi e oggi alle 15,30, presso la sua sede (Napoli, via Raffaele De Cesare 28) la Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania, presieduta da Paolo Siani, presenta i risultati conseguiti nel primo anno di attuazione del progetto Leggendo Crescerai realizzato in alleanza con Nati per Leggere Campania e il contributo della sede Rai di Napoli, e che ha permesso la nascita dei dieci Punti Lettura tra il 2016 e il 2017.
 
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