Sannazaro, Gigi Savoia porta in scena «I casi sono due»

Sannazaro, Gigi Savoia porta in scena «I casi sono due»
Giovedì 7 Dicembre 2017, 09:18
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In scena da venerdì 8 a domenica 10 dicembre, nella storica bomboniera di Via Chiaia, la farsa "I casi sono due" è il capolavoro dell'autore, giornalista ed editore, Armando Curcio. Presentata dall'attore Gigi Savoia che firma anche la regia con Gianni Parisi e la partecipazione di Renato De Rienzo, la brillante messinscena scritta nel 1941, è stata resa celebre dall'interpretazione di Peppino De Filippo, che al protagonista di questa vicenda s'ispirò per il celebre personaggio di “Pappagone”, creato per la trasmissione televisiva “Scala Reale”. Un testo di macchietta farsesca efficace e senza cadute, che per solidità e assenza di pretese intellettuali fa pensare a certa scrittura teatrale anglosassone, capace di costruire meccanismi comici ad orologeria. La storia è un'ennesima rivisitazione del tema dell'agnizione, del riconoscimento, già caro a Plauto più di duemila anni fa e ripreso negli ultimi secoli da tantissimi drammaturghi e romanzieri: un padre cerca il figlio mai conosciuto, crede di averlo trovato, gli indizi lo conducono a un altro ragazzo, alla fine scopre con sollievo che il legame di sangue è con il primo. La vicenda è ambientata nellaNapoli degli anni ‘40, in casa del barone Ottavio Del Duca e della moglie Aspasia. I due coniugi vanno d’accordo ma le loro giornate, pur senza screzi, procedono mestamente verso la vecchiaia, senza la consolazione di un figlio, di un erede, che non hanno potuto avere. La baronessa sublima l’istinto materno nelle esagerate attenzioni verso il vecchio cane; il barone invece somatizza la frustrazione in una serie di malattie psicosomatiche. Finché si decide a rintracciare un figlio illegittimo, nato dalla fugace relazione con una cantante. Quando l’improbabile investigatore contattato dal barone dichiara di aver scoperto l’identità del ragazzo le cose sembrano cambiare, ma la situazione prende subito una piega inattesa: diverse circostanze e coincidenze indicano che l’erede è il cuoco di casa Del Duca, Vincenzo Esposito, bugiardo matricolato e furbone patentato, che si trova così improvvisamente elevato al rango di baronetto. Vincenzo, acquisito il nuovo status di nobile, non perderà occasione per vessare la servitù e sfoggiare un comportamento tutt’altro che aristocratico; la situazione non può dunque che esplodere in una catena di equivoci e rovesciamenti. “I casi sono due” è un capolavoro di intelligenza e comicità, ricco di colpi di scena che si susseguono fino all’ultimo minuto dello spettacolo, dove un finale imprevedibile e un po’ malinconico riconcilia tutti i fili della trama. Armando Curcio, infatti, rinuncia alla possibile scontata chiusura, sporcando l'ottimismo e i buoni sentimenti con un'amarezza più verosimile, più ricercata, più interrogativa.
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